Lecce Fashion Week, in rete il Tac del Salento

Francesco Greco. Da criticità a opportunità: sulla falsariga dell’etimologia cinese in positivo del termine “crisi”. Il Tac rimodula se stesso e in un momento storico in cui la globalizzazione detta le sue leggi talvolta perverse e selvagge, con lo spread e la finanza creativa refrain devastanti, lancia una sfida epocale dettata dal coraggio di fare impresa dei suoi addetti, che si mettono in rete per provare a se stessi e al mondo di esserci, di saper creare bellezza, occasioni di lavoro, sviluppare un marketing planetario.

   Parte dal Sud, dalla nona edizione di “Lecce Fashion Weekend” (Moda made in Puglia in passerella) un’idea che si è ormai radicata in tutta la Regione, suscettibile di ulteriori performance pregne di buone ipotesi future e che ogni anno richiama sempre più buyers da tutto il mondo (cinesi, russi e giapponesi le new entry e LFW prepara nuove edizioni in quei Paesi interessati, ma anche in Nigeria).

   Due serate a Corigliano d’Otranto (z.i. Lato Show Room, ha condotto brillante come sempre Cinzia Malvini di M.O.D.A., La7, degustazione di vini dell’azienda agricola Al Bano Carrisi) in cui hanno proposto le loro ultime creazioni 14 griffe, emergenti ma anche giù affermate, abiti e accessori originali, spesso opere preziose, uniche. A ognuna è stata abbinata una giornalista come denuncia per la precarietà in cui versano le “penne” leccesi e non.

   Fra gli altri citiamo, provenienti dall’Accademia di Moda RC (Rosanna Calcagnile, nella foto), Chiara Di Noi (Manduria), collezione dal titolo “Le Bon-Rock”: trae ispirazione dalle linee anni ’50 con ampie sottogonne in tulle abbinate a capi della linea stright. Capi unici per donne determinate ma che non rinunciano a un tocco di malizioso romanticismo.

“US 132”: è il numero degli anni di 4 giovanissime fashion designers: Marta Caretto, Monica Centonze, Arianna Fratello e Irene Quarta. Collezione intitolata “AndU?”. Si tratta di un progetto collettivo molto critico con l’attuale momento politico, che usa la creatività come arma di denuncia sociale, e in particolare “lo stato di annichilimento, ieraticità e soffocamento di questo momento storico”. Le stiliste urlano il loro dissenso, arricchendolo comunque di una valenza di illuminante ottimismo.

   “Ready to wear” è il titolo che Tommaso De Matteis, fashion designers, ha dato alla sua collezione. E’ stata ideata per l’uomo di città, stile “easy”: su t-shirt over  stampe personalizzate e sui jeans extra slim finiture cimosate del passato. Le lavorazioni “used look”, e finissaggi unici “hand made”, sono un omaggio al lavoro certosino degli artigiani dell’ago e filo. E poi Cristel Carrisi con una collezione per bambini, Valentina Anelli, Eleonora Pizzi, ecc.

   Bellezza, gusto, raffinatezza dunque come password per combattere la crisi e darsi una dimensione nel mercato globale. “Lecce Fashion Week è una vetrina di talenti dalla Puglia e anche da fuori che mettiamo in rete sul mercato globalizzato”, afferma Elisabetta Bedori, agenzia <Alta Voce>. Aggiunge Rosanna Tempesta, stessa agency: “Puntiamo sulle imprese e le energie del territorio contro la marginalità”. Concetto approfondito da Luciano Barbetta, dressing fashion e responsabile per il comparto moda in Confindustria Lecce: “Abbiamo infinite professionalità: il Salento è un vocato per il Tac, specie di lusso, nonostante l’abbiano dato per spacciato. Continuiamo a formare le figure professionali richieste perchè sul mercato lo spazio c’è…”.

   Salento e Puglia: in tutta la Regione le aziende manifatturiere sono oltre 6000 nonostante un rapporto storicamente problematico con le istituzioni, le banche, ecc. Conclude il regista Rossano Giuppa, di ritorno dal successo alla “Londra Fashion Week”: “C’è molta attenzione fuori dalla Puglia per questa manifestazione: in questi anni è cresciuta nonostante le difficoltà e ogni volta sorprende per le energie che mette in campo e il fascino delle sue proposte”. Ad maiora!

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