Pd: Massimo D'Alema e un alibi di nome Renzi

Il presidente del Copasir D'Alema
Redazione. Un dubbio più che amletico attanaglia in queste ore Massimo D'Alema. Non candidarsi alle prossime politiche e dare il via al tanto sospirato processo di rinnovamento del Partito Democratico invocato da più fronti, Matteo Renzi in primis, o riprovarci per l'ennesima volta e rimanere, come sempre, nell'ombra della politica 'ecumenista' di Pierluigi Bersani, più che probabile vincitore delle primarie? Il presidente del Copasir sceglie ''Otto e mezzo'', la trasmissione condotta da Lilli Gruber su La7, per fare il tanto sospirato annuncio: ''Se vince Bersani, avra' a disposizione il mio posto in lista e non chiedero' deroghe. Se vince Renzi, invece, ci sara' uno scontro politico. Siamo un partito democratico e le liste non le fa Renzi o chi vince le primarie, ma il partito''. Sono frasi che stemperano nell'immediato il problema della ricandidatura di D'Alema e che rafforzano la segreteria di Pier Luigi Bersani ma che in caso di vittoria nelle primarie di Matteo Renzi assomigliano a una dichiarazione di guerra. Aggiunge il presidente del Copasir: ''Ho l'impressione che quando uno parte con l'idea del 'rompo tutto', qualcosa alla fine si rompe. Siccome pero' penso che vincera' Bersani, mi sento gia' proiettato verso un incarico extraparlamentare. Quest'ultima parola suona bene, mi fa anche ringiovanire''. L'ex ministro degli Esteri ricostruisce con puntiglio la polemica che lo vede protagonista: ''Io andai da Bersani e gli dissi che alle elezioni sarebbe stato giusto dare un segnale di rinnovamento e non mi sarei quindi candidato. Io ho sempre preso molti voti. Proposi questo avvicendamento perche' sono molto impegnato in Europa. Il tema delle candidature all'epoca non era tema del giorno. Poi questa questione e' stata presa in mano da Renzi ed e' diventata un motivo di scontro''. D'Alema ricorda i suoi molteplici impegni come presidente dei centri studi dei partiti socialisti e progressisti europei. Il presidente del Copasir dice inoltre di rispettare la scelta di Walter Veltroni che ha annunciato di non volersi ricandidare ma ci tiene a sottolineare: ''Abbiamo caratteri diversi. Io sono portato alla battaglia. Io voglio portare in giro per l'Italia la candidatura di Bersani senza che nessuno possa dire che lo faccio per difendere lo scranno. Io lo scranno lo mollo. Sono l'unico presidente del Consiglio che si e' dimesso senza aver perso la maggioranza. Quando il paese ha vissuto un momento difficile, mi sono sempre mobilitato''.

L''alibi' Renzi - Ma dopo l'annuncio del ritiro dell'ex segretario Walter Veltroni, i rumors più insistenti riguardano proprio il possibile ritiro dall'attività parlamentare di D'Alema. Ma, incalzato sul tema, il presidente del Copasir usa Matteo Renzi come alibi: "La storia vera della mia candidatura inizia circa due mesi fa - ha spiegato -. Io andai da Bersani e gli dissi che alle elezioni sarebbe stato giusto dare un segnale di rinnovamento e non mi sarei quindi candidato. Io ho sempre preso molti voti, in Puglia prima poi a Napoli e Bari, me lo chiese Bersani e prendemmo a Napoli il 32% dei voti. Prepariamo questo avvicendamento perché sono molto impegnato in Europa, ma il tema delle candidature all’epoca non era la questione del gionro. Poi questa questione è stata presa in mano da Renzi ed è diventata un motivo di scontro. Io allora per via del mio carattere non ho accettato queste accuse".

Rivali nel Pd: Massimo D'Alema e Matteo Renzi
Se vince Bersani - E ancora, D'Alema ha aggiunto: "Se vince Bersani avrà a disposizione il mio posto in lista. Se vince Renzi ci sarà uno scontro politico, una discussione seria con il vincitore delle primarie. Siamo un partito democratico e le liste non le fa Renzi o chi vince le primarie, ma il partito. Ho l'impressione che quando uno parte con l’idea del 'rompo tutto', qualcosa alla fine si rompe. Siccome però penso che vincerà Bersani, mi sento già proiettato verso un incarico extraparlamentare". Ma se vincesse Renzi, insomma, D'Alema è pronto a restare.  D'Alema ha poi spiegato: "Ho pronunciato le parole 'non sono un cane morto' perché non è certo piacevole essere vittime di un attacco del genere. Dicono che devo essere rottamato, vogliono mettere fine alla mia carriera politica e oggi si è arrivati ad una figura con la maschera di D’Alema investito dal camper, non è tollerabile questa guerra politica. Quando si crea un clima di questo tipo tutta la campagna diventa 'contro', invece serve una campagna 'per' l’Italia".

Gli altri - Matteo Renzi, in un'intervista a Repubblica di giovedì 18 ottobre, definisce la scelta del presidente del Copasir "un nobile atto di rinuncia" ma lancia un avvertimento agli altri "dinosauri" del partito: "Nel momento in cui D'Alema e Veltroni fanno un gesto così, è evidente che tutti gli altri non potranno che fare la stessa cosa. Non è che mandiamo via D'Alema e ci teniamo Fioroni". Ovviamente tutti gli altri ci sono Rosi Bindi, Anna Finocchiaro, la Turco, la Melandri, etc.
E gli altri? Matteo Renzi, in un'intervista a Repubblica di giovedì 18 ottobre, spiega definisce la scelta di D'Alema "un nobile atto di rinuncia" ma lancia un avvertimento agli altri "dinosauri" del partito: "Nel momento in cui D'Alema e Veltroni fanno un gesto così, è evidente che tutti gli altri non potranno che fare la stessa cosa. Non è che mandiamo via D'Alema e ci teniamo Fioroni".

Una vita di politica - L'impegno politico di Massimo D'Alema è cominciato nel 1963, quando si iscrive alla Federazione giovanile comunista italiana (Fgci), della quale dal 1975 al 1980 è Segretario nazionale. La prima tessera del Partito comunista italiano (Pci) è del 1968. Entra a far parte nel 1979 del Comitato centrale al XV congresso, al congresso successivo nel 1983 è nella Direzione, nel 1986 nella segreteria.

E' tra i giovani dirigenti della "svolta" che, nel 1989, con Achille Occhetto, trasformano il Pci in Partito democratico della sinistra (Pds). Alla nascita del nuovo partito, nel 1990, ne diviene Coordinatore politico. Il primo luglio 1994 è eletto Segretario nazionale del Pds.
Entra per la prima volta alla Camera dei deputati nel 1987, eletto nella circoscrizione di Lecce-Brindisi-Taranto. Nel 1992 è capolista.
Rieletto, assume l'incarico di Presidente del gruppo dei deputati del Pds. Nel 1994 è candidato, con il nuovo sistema elettorale uninominale, nel collegio n.11 della Puglia, in cui è stato riconfermato il 21 aprile 1996.
Il 5 febbraio 1997 è eletto Presidente della Commissione parlamentare per le riforme istituzionali che il 4 novembre dello stesso anno ha trasmesso ai Presidenti delle due Camere un progetto di legge Costituzionale di revisione della parte seconda della Costituzione.
Dal 21 ottobre 1998 all'aprile 2000 ricopre la carica di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Attualmente è Presidente della Fondazione di cultura politica Italianieuropei.
Nel dicembre 2000 viene eletto Presidente dei Democratici di sinistra.
Nell'ottobre 2003, a San Paolo del Brasile, durante il 22mo Congresso, viene eletto Vice Presidente dell'Internazionale Socialista, carica alla quale viene riconfermato durante il Congresso di Atene nel luglio 2008.
Nel giugno 2004 viene eletto al Parlamento Europeo dove ricopre l’incarico di Presidente della Delegazione Permanente per le relazioni tra l’Unione Europea e il Mercosur.
Il 9 aprile 2006 viene eletto deputato nella lista dell’Ulivo nella Circoscrizione Puglia.
Il 17 maggio 2006 viene nominato Ministro degli Esteri  nel Governo Prodi
Il 22 aprile 2008 si conferma Deputato della XVI Legislatura nella Circoscrizione XXI Puglia nelle liste del Partito Democratico.
Da gennaio 2010 è Presidente del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
Il 30 giugno 2010 viene eletto Presidente della Foundation of European Progressive Studies (FEPS).

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