"Questione sanitaria ed ambientale, futuro possibile per Taranto”, dibattito nella Città dei Due Mari

TARANTO. “Quest’oggi ho tenuto a Taranto la conferenza stampa dal titolo: "QUESTIONE SANITARIA ED AMBIENTALE, COSA SI PROSPETTA NEL FUTURO DI TARANTO?". Ho parlato in particolare del Centro Ambiente Salute previsto per Taranto che dovrebbe occupare 41 persone e che costerà alla regione 8 milioni di euro, intesi come avvio dell’operazione, senza quindi contare il costo successivo nel corso del tempo a carico del bilancio regionale previsto per il mantenimento del centro stesso. Poiché codesto avrà il compito di verificare e monitorare il livello delle composizioni e delle emissioni inquinanti, nonché le ricadute sulla salute umana, ed altre questioni correlate ritengo doveroso precisare che le principali funzioni di verifiche e controllo sulla salute umana degli effetti dell’inquinamento sono già esaudite dalla previsione e dal funzionamento di registro tumori, e mappe epidemiologiche. Reputo urgente finanziare sia l’uno, che l’altro studio secondo un budget di spesa di centomila euro all’anno . Mi risulta che anche l’Arpa lamenta da tempo la difficoltà di lavorare sul territorio ionico senza un adeguato numero di tecnici e operando con uno scarso budget economico; anche in questo caso reputo giusto che sia coadiuvata da risorse congrue, ma sinceramente constatare che debbano essere spesi così tanti soldi come appunto 8 milioni di euro per le attività descritte nel documento ‘Piano straordinario Salute e ambiente’ partorito da una recente deliberazione di Giunta regionale lo considero decisamente eccessivo. La mia controproposta, presentata nelle due Commissioni salute ed ambiente in Regione Puglia è quella di spendere quel denaro per prospettive di vera “prevenzione” sulla salute e sviluppo alternativo alla industria inquinante, che o per mano della magistratura o per mera legge di mercato globale è destinata comunque a chiudere. Questa è la visione prospettica che la politica dovrebbe secondo me avere, considerato che siamo in un momento storico ed economico particolare, ragione per cui spendere una cifra come 8 milioni di euro per misurazioni e monitoraggi sugli individui e non anche per trovare soluzioni vere e concrete ai loro problemi non è un metodo incisivo e risolutivo della questione ILVA - Taranto. Abbiamo sicuramente necessità di un Centro Studi ove l’università, i nostri ricercatori, imprenditori: ingegneri, agronomi, chimici, architetti, giuristi, letterati, archeologi, giovani versati in materie economiche, e così via, possano “ideare” progetti di alternative economiche e lavorative capaci di attingere ed ancorarsi a fondi comunitari e relativi bandi, al fine di mutare completamente la compagine economica ed imprenditoriale del territorio; così da rendere sia per i lavoratori ILVA che per gli imprenditori dell’area ionica meno traumatica una possibile chiusura dell’industria, perché è inutile continuare a far finta di nulla: o per questioni di reati perpetrati a danno della comunità, o per questioni di crisi della siderurgia, l’ILVA non sarà eterna, sebbene attualmente resta la realtà economica di punta del territorio”. Così il Consigliere regionale de l’Italia dei Valori, Patrizio Mazza.

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