Francesco Spadafora. PORDENONE - Un effluvio d'irruente energia vitale, misto a delicata e quasi 'fanciullesca' soavità nel modo di porsi, di farsi egli stesso 'musica'. Così Remo Anzovino 'abbraccia' il suo pubblico, accorso copioso al 'Verdi' di Pordenone per un sold out annunciato da tempo, con frequenti e ampi gesti corporei, tesi a congiungersi idealmente con la platea, a testimonianza di un continuo rapporto ancestrale con la propria comunità. E' "a casa" Anzovino e lo dimostra la frequente ricerca dell'afflato umano con gli astanti, non semplici concittadini, ma 'complici' affettuosi del percorso artistico, che lo ha condotto pian piano nel gotha del pianismo contemporaneo. Anzovino 'musica' il tempo presente, vestendolo con eleganza stilistica e dettagli esecutivi limpidamente 'glocal', attraverso soluzioni e scelte compositive che, nella ricerca della piena cantabilità italiana, non trascurano stilemi più arditi e ricercati. Il concerto – eseguito magistralmente in oltre novanta minuti, ha attraversato tutta la produzione discografica del maestro pordenonese, concentrandosi sull’ultimo disco, dal titolo ‘Viaggiatore Immobile’, (gia considerato un must dalla critica n.d.t.), che ad appena un mese dalla pubblicazione, è in cima alla classifica jazz di Itunes. Un set appassionato, che ha visto Anzovino e i suoi sodali (Jusek Cardas primo violino, Sophie Chang secondo violino, Emilio Eria viola, Paolo Baldani violoncello, Anselmo Pelliccioni contrabbasso, unitamente a Sebastiano De Gennaro marimba e vibrafono, e Alberto Milani chitarra acustica, e Marco Anzovino chitarra acustica), superarsi in una prova maiuscola, a tratti imperiosa, con il suo pianoforte a farsi ‘amante’ nella coralità degli arrangiamenti, appositamente scritti per questa serata, e che ha visto la partecipazione straordinaria dei 42 coristi del Coro Polifonico di Ruda diretto da Fabiana Noro, per la prima esecuzione assoluta della musica che Remo Anzovino ha composto in memoria del Vajont (9 ottobre 1963 - suite for Vajont).
