Francesco Greco. Occhio alla peronospera! Thomas Mann inventò un neologismo: “neghittoso”, Baudelaire tradusse in “spleen”, Turgenev parlò di “nichilismo”, i vecchi cafoni di Terra d’Otranto di “camascìa” (accidia, fiacca). Freud direbbe depressione. Una scuola di pensiero? Un atteggiamento esistenzialista? Una visione fatalista della vita? Un trend comportamentale delle nuove generazioni nel XXI secolo? Saggezza da monaco buddista? Un filosofia che avanza dentro e fuori di noi? Ipotrofia dell’io? Una proiezione patologica dell’anima? Cos’è la peronospora? Chi ha qualche rudimento di botanica ben sa che è una malattia della vite, ma c’è chi ne fa un transfert lacaniano e lo estende a un modo passivo di essere al mondo, un lasciarsi vivere senza prendere decisioni, indugiando come realtà meramente biologiche dal battersi, lottare, aprirsi un varco nel tempo e nell’esistere.
Umberto Papadia è nato in Germania da genitori salentini (di Alessano, Lecce, il paese che diede i natali a don Tonino Bello). Musicista, percussionista, cantautore, collabora con musicisti di fama, da Teresa De Sio ad Ambrogio Sparagna alla PFM. Intanto scava nella tradizione musicale di Terra d’Otranto, incontra vecchi cantori che gli trasmettono canti d’amore e di lavoro. E soprattutto diviene il teorico della “peronospera”, una patologia purtroppo in rapida espansione favorita anche da spread, derivati, default.
Scritte appaiono in tutti i paesi del Leccese (foto di Enea Del Casale), specie dove si sono commessi abusi all’ambiente e al popolo. Patologia ancor più devastante perché asintomatica, perciò difficile da diagnosticare e quindi curare. Si considera un “Kaiba Cingali” (emigrante), ha origini contadine (la madre Luigia era casalinga, il padre Gigi bidello una volta rientrato dalla Germania) e si fa chiamare “U Papadia”. Per tutta l’estate è stato impegnato in rassegne e concerti (dall’Alba della Peronospora al Santu Nuddu Live Festival, ecc.) diciamo “curativi”, proponendo le sue canzoni e quelle di altri gruppi contro quello che chiama “lo spriculamento”, articolazione di un pensiero sospeso, come vedremo, fra ambientalismo e rivoluzione sociale, etica ed estetica, riappropriazione della bellezza intorno e la sua difesa contro la volgarità del nostro tempo e il degrado interiore ed esteriore accentuato negli ultimi 20 anni della nostra storia.
Domanda: Maestro, che cos’è la peronospora?
Risposta: “E’ un parassita dell’anima che ti fa cadere in uno stato di apatia lasciandoti credere che tutto ciò che ti accade deve essere accettato passivamente: ti convinci che il mondo intorno non può essere modificato. E’ come se fosse nel dna del popolo salentino”.
D. Quando si è accorto dell’esistenza di tale patologia?
R. “Osservando i miei amici, ma anche me stesso”.
D. Esiste un retroterra culturale e storico in cui affonda le radici?
R. “Non sono passati molti secoli da quando i Salentini erano sfruttati dai loro dominatori, tanto che ancora oggi non riescono a scollarsi di dosso quel che sembra un destino di sottomissione e accettazione passiva dello statu quo”.
D. E’ una malattia che esiste solo da noi in Puglia?
R. “Assolutamente no, girando l’Italia con i concerti, noto che il parassita si è diffuso e miete vittime un po’ ovunque in tutta la Penisola. Ormai l’italiano medio pare rassegnato ad accettare tutto quel che gli viene propinato”.
D. Faccia il sociologo: come riconosci un malato di peronospora?
R. “E’ una persona inaffidabile, che aspetta l’occasione della vita al binario, posto, momento sbagliato e vuole convincere anche gli altri a fare la stessa cosa. Attenzione, se vi offre un caffè potrebbe anche non essere un gesto di cortesia, quella bevanda potrebbe attaccarvi la peronospora. State alla larga da tali soggetti, perché la malattia è infettiva e potrebbe convincere chiunque ad aspettare il treno nel posto sbagliato, uccidere l’entusiasmo dei giovani più motivati. E’ una malattia subdola, pericolosa”.
D. Lei è ritenuto un 'guru', cosa consiglia per non ammalarsi?
R. “La bellezza e la ricchezza della nostra terra, apprezzata in tutto il mondo, è uno sprone per i Salentini a diventare artefici e protagonisti del proprio destino, a reagire e ribellarsi contro chi li vuole sfruttare. Ma le cose stanno cambiando: ovunque compaiono scritte 'la peronospera': è il segnale della presa di coscienza, della reazione, della ribellione. Anche se scrivere sui muri è un gesto deprecabile…”.
D. Ci si può curare?
R. “Certo, come la pizzica cura il tarantismo, l’antidoto alla peronospora è la nostra musica travolgente: rock misto a suggestioni etniche salentine che chiamiamo Terra-Russa Rock. Una musica che fa riflettere perché racconta le tante facce della cultura del Salento: lavoro, amore, emigrazione, legame con la terra, ribellione. Un ritmo che fa urlare e ballare fino allo sfinimento, alla liberazione”.
Umberto Papadia è nato in Germania da genitori salentini (di Alessano, Lecce, il paese che diede i natali a don Tonino Bello). Musicista, percussionista, cantautore, collabora con musicisti di fama, da Teresa De Sio ad Ambrogio Sparagna alla PFM. Intanto scava nella tradizione musicale di Terra d’Otranto, incontra vecchi cantori che gli trasmettono canti d’amore e di lavoro. E soprattutto diviene il teorico della “peronospera”, una patologia purtroppo in rapida espansione favorita anche da spread, derivati, default.
Scritte appaiono in tutti i paesi del Leccese (foto di Enea Del Casale), specie dove si sono commessi abusi all’ambiente e al popolo. Patologia ancor più devastante perché asintomatica, perciò difficile da diagnosticare e quindi curare. Si considera un “Kaiba Cingali” (emigrante), ha origini contadine (la madre Luigia era casalinga, il padre Gigi bidello una volta rientrato dalla Germania) e si fa chiamare “U Papadia”. Per tutta l’estate è stato impegnato in rassegne e concerti (dall’Alba della Peronospora al Santu Nuddu Live Festival, ecc.) diciamo “curativi”, proponendo le sue canzoni e quelle di altri gruppi contro quello che chiama “lo spriculamento”, articolazione di un pensiero sospeso, come vedremo, fra ambientalismo e rivoluzione sociale, etica ed estetica, riappropriazione della bellezza intorno e la sua difesa contro la volgarità del nostro tempo e il degrado interiore ed esteriore accentuato negli ultimi 20 anni della nostra storia.
Domanda: Maestro, che cos’è la peronospora?
Risposta: “E’ un parassita dell’anima che ti fa cadere in uno stato di apatia lasciandoti credere che tutto ciò che ti accade deve essere accettato passivamente: ti convinci che il mondo intorno non può essere modificato. E’ come se fosse nel dna del popolo salentino”.
D. Quando si è accorto dell’esistenza di tale patologia?
R. “Osservando i miei amici, ma anche me stesso”.
D. Esiste un retroterra culturale e storico in cui affonda le radici?
R. “Non sono passati molti secoli da quando i Salentini erano sfruttati dai loro dominatori, tanto che ancora oggi non riescono a scollarsi di dosso quel che sembra un destino di sottomissione e accettazione passiva dello statu quo”.
D. E’ una malattia che esiste solo da noi in Puglia?
R. “Assolutamente no, girando l’Italia con i concerti, noto che il parassita si è diffuso e miete vittime un po’ ovunque in tutta la Penisola. Ormai l’italiano medio pare rassegnato ad accettare tutto quel che gli viene propinato”.
D. Faccia il sociologo: come riconosci un malato di peronospora?
R. “E’ una persona inaffidabile, che aspetta l’occasione della vita al binario, posto, momento sbagliato e vuole convincere anche gli altri a fare la stessa cosa. Attenzione, se vi offre un caffè potrebbe anche non essere un gesto di cortesia, quella bevanda potrebbe attaccarvi la peronospora. State alla larga da tali soggetti, perché la malattia è infettiva e potrebbe convincere chiunque ad aspettare il treno nel posto sbagliato, uccidere l’entusiasmo dei giovani più motivati. E’ una malattia subdola, pericolosa”.
D. Lei è ritenuto un 'guru', cosa consiglia per non ammalarsi?
R. “La bellezza e la ricchezza della nostra terra, apprezzata in tutto il mondo, è uno sprone per i Salentini a diventare artefici e protagonisti del proprio destino, a reagire e ribellarsi contro chi li vuole sfruttare. Ma le cose stanno cambiando: ovunque compaiono scritte 'la peronospera': è il segnale della presa di coscienza, della reazione, della ribellione. Anche se scrivere sui muri è un gesto deprecabile…”.
D. Ci si può curare?
R. “Certo, come la pizzica cura il tarantismo, l’antidoto alla peronospora è la nostra musica travolgente: rock misto a suggestioni etniche salentine che chiamiamo Terra-Russa Rock. Una musica che fa riflettere perché racconta le tante facce della cultura del Salento: lavoro, amore, emigrazione, legame con la terra, ribellione. Un ritmo che fa urlare e ballare fino allo sfinimento, alla liberazione”.