BARI. Bitrel, il consigliere regionale Pdl Giandiego Gatta interviene sulla questione della borsa internazionale del turismo religioso svoltasi in Capitanata.
“Non sappiamo se c’è più da stare allegri per aver colto nel segno carenze di una manifestazione in tempi non sospetti, o essere rammaricati perché gli stessi dubbi di natura critica, se presi in considerazione, avrebbero probabilmente impedito l’ennesimo sperpero di denaro da parte della “carovana delle chiacchiere vendoliane”.
Il tanto caro consulente dell’Assessore al Turismo della Regione Puglia, Silvia Godelli, smaschera il fallimento di se stesso e di tutti gli Enti coinvolti nell’organizzazione di Bitrel, e lo fa scegliendo le stesse colonne da cui ha più volte difeso l’operato dell’Agenzia Regionale del Turismo (cfr. quotidiano l’Attacco del 30/10/2012 pag. 19). Difficile nascondere, difatti, il flop di una manifestazione presentata non più di due settimane fa dal Direttore di Pugliapromozione, Giancarlo Piccirillo, come “l’evento di punta del mercato italiano del segmento religioso in Italia in sole tre edizioni”. Le parole del predetto consulente veneto, che parla del dimezzamento in termini di presenze di operatori (“i seller presenti al workshop - riporta chi scrive - erano in tutto una settantina, mentre nella prima edizione se ne contavano 130”), disegnano l’imbarazzante fotografia di una manifestazione in grado non solo di non suscitare l’interesse del pubblico, ma anche di essere snobbata, probabilmente perché ritenuta inutile, dagli stessi operatori di settore. Numeri che chiari appaiono anche dal catalogo – se così si può definire – stampato ad hoc. Un gigantesco “mattone” che racconta non solo lo scarso coinvolgimento del territorio (solo 32 i “seller” accreditati, ovvero gli operatori chiamati a presentare la migliore offerta turistica), ma anche l’assoluta incompetenza degli organizzatori. Lo strumento che dovrebbe guidare gli accreditati al workshop, difatti, si presenta come una mera elencazione di nomi, senza alcuna indicazione che agevoli l’individuazione fisica dei buyer. Cuore di Bitrel, il workshop, vale a dire l’incontro tra domanda internazionale ed offerta. Gli educational, i saloni, i convegni, le presentazioni esclusive in pompa magna, sono tutte azioni collaterali mirate a coinvolgere il pubblico e permettere agli specialisti del settore di conoscere da vicino il territorio che dovrebbe essere promosso. Pertanto, se la borsa, a detta di chi era in prima linea, è stato un fallimento, lo è stata di conseguenza tutta la manifestazione.
Buyer non motivati, seller non sensibilizzati: è questa la ricetta offerta dagli organizzatori, un piatto da servire freddo, così come gli ingredienti che lo compongono: gli amici degli amici pronti a riciclarsi alla prima occasione buona. Centinaia di migliaia di euro spesi – ci piacerebbe sapere come ed in cosa - per la non promozione di uno dei segmenti turistici più importanti per un territorio: anche un solo euro speso male rappresenta uno spreco di danaro pubblico che nessuno, tantomeno una Regione che ha sforato il patto di stabilità, può permettersi.
Patetico quanto inutile poi, il tentativo da parte degli organizzatori di riempire le sale della Fiera di Foggia, vergognosamente allestite, con scolaresche che, forse consapevoli dell’inutile perdita di tempo, hanno preferito declinare l’invito.
Quale l’immagine della Puglia che i pochi buyer intervenuti porteranno nei loro ricordi? Domanda più che lecita se si guarda anche ai loghi istituzionali dello stand Puglia, applicati su colonne decadenti con del nastro adesivo.
Una situazione intollerabile se si pensa alla quantità di soldi “investiti” (rectius: sperperati) dalla Regione in termini di promozione del brand Puglia.
L’ennesimo fallimento della pseudo-politica di promozione del territorio che fa sì che, come già dal sottoscritto denunciato giorni orsono, il settore turismo si attesti in Puglia intorno al 7% di PIL, a fronte di una media nazionale del 11%, per non parlare del 17% raggiunto da regioni come il Trentino. Credo che qualcuno debba iniziare a battersi il petto, piuttosto che ad autoincensarsi per pretesi meriti smentiti impietosamente dai fatti”.
“Non sappiamo se c’è più da stare allegri per aver colto nel segno carenze di una manifestazione in tempi non sospetti, o essere rammaricati perché gli stessi dubbi di natura critica, se presi in considerazione, avrebbero probabilmente impedito l’ennesimo sperpero di denaro da parte della “carovana delle chiacchiere vendoliane”.
Il tanto caro consulente dell’Assessore al Turismo della Regione Puglia, Silvia Godelli, smaschera il fallimento di se stesso e di tutti gli Enti coinvolti nell’organizzazione di Bitrel, e lo fa scegliendo le stesse colonne da cui ha più volte difeso l’operato dell’Agenzia Regionale del Turismo (cfr. quotidiano l’Attacco del 30/10/2012 pag. 19). Difficile nascondere, difatti, il flop di una manifestazione presentata non più di due settimane fa dal Direttore di Pugliapromozione, Giancarlo Piccirillo, come “l’evento di punta del mercato italiano del segmento religioso in Italia in sole tre edizioni”. Le parole del predetto consulente veneto, che parla del dimezzamento in termini di presenze di operatori (“i seller presenti al workshop - riporta chi scrive - erano in tutto una settantina, mentre nella prima edizione se ne contavano 130”), disegnano l’imbarazzante fotografia di una manifestazione in grado non solo di non suscitare l’interesse del pubblico, ma anche di essere snobbata, probabilmente perché ritenuta inutile, dagli stessi operatori di settore. Numeri che chiari appaiono anche dal catalogo – se così si può definire – stampato ad hoc. Un gigantesco “mattone” che racconta non solo lo scarso coinvolgimento del territorio (solo 32 i “seller” accreditati, ovvero gli operatori chiamati a presentare la migliore offerta turistica), ma anche l’assoluta incompetenza degli organizzatori. Lo strumento che dovrebbe guidare gli accreditati al workshop, difatti, si presenta come una mera elencazione di nomi, senza alcuna indicazione che agevoli l’individuazione fisica dei buyer. Cuore di Bitrel, il workshop, vale a dire l’incontro tra domanda internazionale ed offerta. Gli educational, i saloni, i convegni, le presentazioni esclusive in pompa magna, sono tutte azioni collaterali mirate a coinvolgere il pubblico e permettere agli specialisti del settore di conoscere da vicino il territorio che dovrebbe essere promosso. Pertanto, se la borsa, a detta di chi era in prima linea, è stato un fallimento, lo è stata di conseguenza tutta la manifestazione.
Buyer non motivati, seller non sensibilizzati: è questa la ricetta offerta dagli organizzatori, un piatto da servire freddo, così come gli ingredienti che lo compongono: gli amici degli amici pronti a riciclarsi alla prima occasione buona. Centinaia di migliaia di euro spesi – ci piacerebbe sapere come ed in cosa - per la non promozione di uno dei segmenti turistici più importanti per un territorio: anche un solo euro speso male rappresenta uno spreco di danaro pubblico che nessuno, tantomeno una Regione che ha sforato il patto di stabilità, può permettersi.
Patetico quanto inutile poi, il tentativo da parte degli organizzatori di riempire le sale della Fiera di Foggia, vergognosamente allestite, con scolaresche che, forse consapevoli dell’inutile perdita di tempo, hanno preferito declinare l’invito.
Quale l’immagine della Puglia che i pochi buyer intervenuti porteranno nei loro ricordi? Domanda più che lecita se si guarda anche ai loghi istituzionali dello stand Puglia, applicati su colonne decadenti con del nastro adesivo.
Una situazione intollerabile se si pensa alla quantità di soldi “investiti” (rectius: sperperati) dalla Regione in termini di promozione del brand Puglia.
L’ennesimo fallimento della pseudo-politica di promozione del territorio che fa sì che, come già dal sottoscritto denunciato giorni orsono, il settore turismo si attesti in Puglia intorno al 7% di PIL, a fronte di una media nazionale del 11%, per non parlare del 17% raggiunto da regioni come il Trentino. Credo che qualcuno debba iniziare a battersi il petto, piuttosto che ad autoincensarsi per pretesi meriti smentiti impietosamente dai fatti”.