Vittorio Polito. Nello splendido Salone delle Feste del Circolo Unione di Bari, presieduto da Giacomo Tomasicchio, è stato presentato, il libro di poesie in dialetto barese “Bari inCanto” di Franca Angelillo Fabris (Levante Editori).
Il Circolo Unione di Bari, con la presidenza Tomasicchio, sta attivando una serie di iniziative culturali degne della massima attenzione, non escluso il dialetto barese. D’altro canto il motto che contraddistingue l’antico Circolo barese “Unitatem si quadri circumspice” può intendersi: Se cerchi l’unità guarda attorno, cioè l’unità del Circolo la trovi nelle attività che animano i soci nell’ordine che regna sovrano, nell’eleganza del luogo, nella correttezza dei soci e di tutto il Consiglio direttivo.
Nel corso della serata il presidente Giacomo Tomasicchio, dopo aver salutato gli ospiti, ha sottolineato che «Il dialetto ha la forza di esprimere i sentimenti della vita quotidiana del popolo ed è un mezzo di comunicazione vivace, fresco, spontaneo e realistico, anche perché noi non dobbiamo mai disconoscere le nostre origini».
Francesco Bellino, docente nell’Università di Bari, nella sua presentazione ha sostenuto che «Un paese civile ascolta molto i poeti e meno i chiacchieroni. La poesia è importante perché non si può barare: se è poesia è autentica, e nessuno meglio del poeta riesce ad esprimere l’anima di un popolo, il cuore del momento storico. In riferimento poi al dialetto barese, va detto che bisogna riscattare molto la sua cultura da certe mistificazioni. Il dialetto è molto più importante della lingua nazionale, poiché la lingua orale è più ricca di quella scritta. Anche per la pronuncia è il caso di sottolineare che quando stabiliamo una serie di regole finiamo per ridurre le potenzialità del dialetto, dal momento che la vera pronuncia è quasi intrascrivibile. Nel mondo della globalizzazione il dialetto è la nostra roccaforte: se perdiamo il dialetto perdiamo sentimenti, cultura, identità, storia, e tradizioni. Mi complimento quindi con la poetessa Franca Angelillo per quanto ci propone con il suo libro che apprezzeremo meglio attraverso la declamazione diretta dei suoi versi».
Franca Angelillo Fabris ha presentato quindi, previo commento, alcune delle poesie inserite nel volume. In realtà le liriche e le prose presentate dall’autrice, molto gradite al numeroso pubblico, oltre ad essere ben leggibili e piacevoli da ascoltare, lanciano messaggi che riescono a nobilitare i versi e ad incantare il pubblico e quindi il lettore. D’altro canto Franca Fabris Angelillo, convenendo con Bellino, sostiene che il dialetto, se soffocato da troppe regole e da rigidi metodi di studio e di apprendimento, perderebbe le sue caratteristiche peculiari, quali la naturalezza, l’autenticità, l’immediatezza e la vivacità.
La declamazione dei versi sono stati intervallati da interventi musicali di Anna Maria Sallustio, docente del Conservatorio e da Ottavio Fabris con alcune sue performance.
E per dare un esempio delle poesie declamate, riporto “La varchecèdde” (La barchetta)
Na varchecèdde azzurre e gnòre
Se chedduèsce sola sole.
Com’a na nache abbandenàte
La navechèsce l’acque d’u mare.
Abbàsce au muèle, nnànze au fertìne,
iòsce iè nu ngande chèssa marìne!
U mar’ iè vèrde… u sole sblènne,
la varchecèdde sta iàcchie u sènne.
E s’acchemmògghie che le rasce d’ore,
la varchecèdde sta sola sole,
aspètte ca vène u marnàre:
stàcche la zoche… e la porte lendàne.
Il Circolo Unione di Bari, con la presidenza Tomasicchio, sta attivando una serie di iniziative culturali degne della massima attenzione, non escluso il dialetto barese. D’altro canto il motto che contraddistingue l’antico Circolo barese “Unitatem si quadri circumspice” può intendersi: Se cerchi l’unità guarda attorno, cioè l’unità del Circolo la trovi nelle attività che animano i soci nell’ordine che regna sovrano, nell’eleganza del luogo, nella correttezza dei soci e di tutto il Consiglio direttivo.
Nel corso della serata il presidente Giacomo Tomasicchio, dopo aver salutato gli ospiti, ha sottolineato che «Il dialetto ha la forza di esprimere i sentimenti della vita quotidiana del popolo ed è un mezzo di comunicazione vivace, fresco, spontaneo e realistico, anche perché noi non dobbiamo mai disconoscere le nostre origini».
Francesco Bellino, docente nell’Università di Bari, nella sua presentazione ha sostenuto che «Un paese civile ascolta molto i poeti e meno i chiacchieroni. La poesia è importante perché non si può barare: se è poesia è autentica, e nessuno meglio del poeta riesce ad esprimere l’anima di un popolo, il cuore del momento storico. In riferimento poi al dialetto barese, va detto che bisogna riscattare molto la sua cultura da certe mistificazioni. Il dialetto è molto più importante della lingua nazionale, poiché la lingua orale è più ricca di quella scritta. Anche per la pronuncia è il caso di sottolineare che quando stabiliamo una serie di regole finiamo per ridurre le potenzialità del dialetto, dal momento che la vera pronuncia è quasi intrascrivibile. Nel mondo della globalizzazione il dialetto è la nostra roccaforte: se perdiamo il dialetto perdiamo sentimenti, cultura, identità, storia, e tradizioni. Mi complimento quindi con la poetessa Franca Angelillo per quanto ci propone con il suo libro che apprezzeremo meglio attraverso la declamazione diretta dei suoi versi».
Franca Angelillo Fabris ha presentato quindi, previo commento, alcune delle poesie inserite nel volume. In realtà le liriche e le prose presentate dall’autrice, molto gradite al numeroso pubblico, oltre ad essere ben leggibili e piacevoli da ascoltare, lanciano messaggi che riescono a nobilitare i versi e ad incantare il pubblico e quindi il lettore. D’altro canto Franca Fabris Angelillo, convenendo con Bellino, sostiene che il dialetto, se soffocato da troppe regole e da rigidi metodi di studio e di apprendimento, perderebbe le sue caratteristiche peculiari, quali la naturalezza, l’autenticità, l’immediatezza e la vivacità.
La declamazione dei versi sono stati intervallati da interventi musicali di Anna Maria Sallustio, docente del Conservatorio e da Ottavio Fabris con alcune sue performance.
E per dare un esempio delle poesie declamate, riporto “La varchecèdde” (La barchetta)
Na varchecèdde azzurre e gnòre
Se chedduèsce sola sole.
Com’a na nache abbandenàte
La navechèsce l’acque d’u mare.
Abbàsce au muèle, nnànze au fertìne,
iòsce iè nu ngande chèssa marìne!
U mar’ iè vèrde… u sole sblènne,
la varchecèdde sta iàcchie u sènne.
E s’acchemmògghie che le rasce d’ore,
la varchecèdde sta sola sole,
aspètte ca vène u marnàre:
stàcche la zoche… e la porte lendàne.