Ferorelli: Emiliano, a processo sereno e fiducioso

BARI. Con riferimento alla vicenda giudiziaria che vede contrapposti il Sindaco Michele Emiliano e il presidente della Circoscrizione Murat-San Nicola Mario Ferorelli in un processo per diffamazione, si ricorda che tutto ebbe inizio nell’estate 2011, quando il primo cittadino, in sinergia con le Forza dell’Ordine, dispose la chiusura del lungomare di Bari per motivi di sicurezza e ordine pubblico, al fine di contrastare il fenomeno degli abusivi che vendevano carne e bevande, fenomeno che sarebbe stato controllato dai clan. Numerosi i gravi episodi sul lungomare avvenuti d’estate, da ultimo una sparatoria nel 2010 che portò al ferimento di tre persone.

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A fronte di questo provvedimento la reazione degli ambulanti abusivi fu violentissima, si susseguirono blocchi stradali, intimidazioni, culminate in una barricata in corso Vittorio Emanuele, il 14 luglio 2011, durante la quale furono bruciati copertoni di auto davanti alla sede del Comune e al Palazzo della Prefettura, create barriere con cassonetti per impedire la circolazione, con aggressioni verbali nei confronti del Sindaco, atti di rilevante forza intimidatoria (come si può vedere da questa galleria fotografica  http://bari.repubblica.it/cronaca/2011/07/14/foto/la_rivolta_degli_ambulanti-19120553/1/).

Il Sindaco dichiarò pubblicamente che nessun atto intimidatorio di matrice criminale gli avrebbe fatto cambiare idea sul provvedimento adottato a tutela della pubblica sicurezza e denunciò regolarmente alla Procura della Repubblica i fatti accaduti.
Nei giorni successivi montò un’accesa polemica politica animata dal Presidente della Circoscrizione Mario Ferorelli che, nel pieno della battaglia delle Istituzioni per il ripristino della legalità sul lungomare, attaccò duramente il Sindaco per la scelta di chiuderlo alla circolazione sminuendo pubblicamente le ragioni poste a fondamento del provvedimento e la pericolosità del fenomeno, offrendo così una sponda politica agli “abusivi”.

Il Sindaco Emiliano, questa mattina, ha dichiarato sulla sua pagina Facebook quanto segue:
“Durante l'estate di due anni fa, dopo la decisione di chiudere al traffico il lungomare per poche ore al giorno dalle 20.00 alle 24.00, i gruppi criminali che monopolizzavano la vendita abusiva di alimenti (carne, sgagliozze e birra) sul lungomare medesimo, inscenarono una protesta durissima nei miei confronti bloccando il traffico in Corso Vittorio Emanuele e dando alla fiamme copertoni in un episodio di vera e propria guerriglia urbana. L'unico modo per far cessare la rivolta fu portare al mio cospetto le donne che assegnavano per conto dei clan le "licenze commerciali". Davanti alla polizia le donne confermarono che potevano vendere solo sul lungomare e che io non avevo il diritto di chiudere la strada neppure per tre ore la sera. Subito dopo comparvero sul lungomare scritte con una svastica nazista e con la scritta "il lungomare è nostro". In quel contesto non solo non ricevetti alcuna solidarietà dal Presidente della Circoscrizione Mario Ferorelli, ma anzi quest'ultimo contribuì ad espormi nei confronti di questi delinquenti, sostenendo che le ragioni per le quali avevo deciso di chiudere il lungomare consistevano esclusivamente nella mia voglia di esercitare il potere per il potere e dunque per pura volontà di danneggiare i residenti e i locali di Bari Vecchia. Durante una discussione con il Presidente qui su facebook fui particolarmente duro con lui accusandolo di essersi piegato alle ragioni dei clan che da anni occupavano il lungomare per commettere ogni sorta di reato e di infrazione alle leggi. Lo invitai con severità (non fare l'ameba gli dissi) a non essere equivoco nei confronti di questa gente che ha sempre fatto il bello ed il cattivo tempo in città. L'unico risultato che ho ottenuto è stata una denuncia da parte di Mario Feorelli, redatta dal suo avvocato Francesco Paolo Sisto, entrambi probabili candidati a sindaco del centrodestra alle prossime elezioni. Insomma una vicenda tutta politica, che però ha dato luogo al mio rinvio a giudizio per diffamazione nei confronti dello stesso Ferorelli. Ho fiducia nella giustizia e dunque sono molto sereno. Sono convinto che la Procura ha voluto il dibattimento pubblico per consentire a tutti di valutare i fatti senza dare l'impressione di volere liquidare la cosa a tarallucci e vino. Ed io sono d'accordo con questa scelta. Il giudizio era necessario per valutare tutti i fatti così come sono accaduti e per valutare come deve avvenire una discussione su facebook tra avversari politici che accettano la piazza virtuale per confrontare le reciproche critiche politiche. Le cose nuove non mi spaventano. Non mi spaventano i processi. Ma preferisco rischiare un processo, piuttosto che essere equivoco con la criminalità organizzata e con i miei avversari che sottovalutano la necessità di lanciare sempre segnali chiari contro la mafia, perché ogni debolezza, ogni alleanza anche solo involontaria, tra politica e mafia rischia di distruggere la nostra comunità. Al processo dunque, con la serenità di chi è innocente e di chi ha fiducia nei giudici”.

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