Il Pdl e il nebuloso futuro post-primarie

Silvio Berlusconi
Le primarie, fino a poco tempo fa un tabù per il Popolo della Libertà, ora diventano quasi una necessità dopo il battage mediatico che stanno riscuotendo quelle del Pd con la sfida Bersani-Renzi-Vendola. L'aria che tira in via dell'Umilta', in mancanza del leader naturale del partito, incarnato dalla figura quasi patronale di Silvio Berlusconi, e' di grande confusione. I giorni da qui al 16 dicembre, data indicata per lo svolgimento della consultazione interna, potrebbero accrescere a dismisura quel senso di tutti contro tutti che contraddistingue ormai da troppo tempo il partito, mandando in 'defaillance' i già delicati equilibri democratici interni. Il Cavaliere, inoltre, non e' chiaramente estraneo alla nascita di questo clima di indecisione. Le primarie sono uno strumento al quale non ha mai mostrato di credere, anche perche' non avevano ragione d'essere in una casa dove indiscutibilmente il capo era già be noto.

Lo scontro con Fini. Un ruolo decisivo verso la corsa alle primarie del pdl l'ha svolto lo scontro tra Berlusconi e Fini. I numerosi attriti con l'attuale presidente della Camera prima e la decisione di lasciare Palazzo Chigi poi hanno favorito l'emersione di aree del Pdl, se non a lui dichiaratamente ostili comunque in contrasto con la sua linea di gestione. E da ultimo, le contrastanti dichiarazioni fatte dal Cavaliere prima e dopo la condanna arrivata dal Tribunale di Milano hanno accentuato la distanza da alcuni big del partito.

L'incognita Alfano. Su tutti il segretario Angelino Alfano. L'ex Guardasigilli nasce come fedelissimo del Cavaliere, una persona di casa a Palazzo Grazioli, sempre ascoltata e considerata. Ma una volta alla guida del partito il rapporto con Berlusconi si e' andato via via complicando.

Angelino Alfano, designato inizialmente dallo stesso Berlusconi come suo successore, ha deluso in diverse occasioni la base Pdl
La débacle siciliana. Per poi arrivare alle elezioni in Sicilia, dove il Popolo della Libertà e il suo segretario non hanno avuto dalla loro il Berlusconi da comizio, capace con la sua sola presenza di influenzare il voto. E' vero che alle ultime elezioni comunali di Napoli e Milano gli interventi dal palco di Berlusconi non sono riusciti ad evitare la sconfitta del candidato di centrodestra ma e' altrettanto vero che la Sicilia e' la terra d'origine del fidato Alfano ed un suo intervento pubblico poteva essere atteso. Invece nulla, nessun comizio. Una decisione forse dettata dalla volonta' di non legare la sua figura ad una sconfitta probabilmente ritenuta inevitabile, e puntualmente arrivata, o per segnare il distacco, la lontananza con la linea seguita sin qui dal segretario, a cominciare dall'appoggio a Mario Monti. Ma al di la' delle strategie piu' o meno reali del Cavaliere il percorso delle primarie e' ormai avviato.

Diamoci delle regole. Lo scorso martedi', in una riunione dei vertici del partito in via dell'Umilta' (non presente Berlusconi), sono state fissate alcune regole. Le consultazioni saranno di partito, aperte a tutti, e per presentarsi bisognera' raccogliere almeno 10mila firme. Il 7 novembre l'Ufficio di presidenza del partito si riunira' per deliberare ulteriori regole della competizione e il 16 novembre scadra' il termine per la presentazione delle candidature. Nel Popolo della Liberta' la gara e' ormai aperta e le correnti (altra evoluzione del partito sgradita a Berlusconi), i sodalizi sono al lavoro per sostenere questo o quel candidato.

L'ex An Daniela Santanchè
I candidati. Senza tema di smentita per la corsa alle primarie il numero uno e' di sicuro Alfano. Ma prima di lui - che ha ufficializzato la sua candidatura dopo la sconfitta in Sicilia - avevano gia' annunciato la loro partecipazione Giancarlo Galan, Daniela Santanche', Alessandra Mussolini. Ancora in forse Guido Crosetto, Giorgia Meloni, Maria Stella Gelmini e Giulio Tremonti. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno sembra invece aver gia' scelto, preferendo competere una seconda volta per la poltrona di primo cittadino della Capitale. Se nel Pd l'avvicinarsi alle primarie - al di la' dello scontro duro tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi - non rimanda la sensazione di una formazione dilaniata da scontri interni (quelli tra ex Ds ed ex Margherita per intenderci) tali da mettere in dubbio la stessa esistenza del partito, nel Pdl la situazione e' diversa. Soprattutto gli ex Forza Italia da un lato e gli ex An dall'altro guardano al 16 dicembre come la data in cui, dopo oltre due anni di convivenza forzata, si rimettono in discussione gli equilibri interni. Una volonta' di marcare le differenze che potrebbe pero' tradursi in una pericolosa resa dei conti. Da non sottovalutare poi, se non la discesa in campo diretta nelle primarie, l'attivismo (attraverso loro fondazioni) di gia' ministri di peso come Beppe Pisanu, Giulio Tremonti o Claudio Scajola. Figure che potrebbero approfittare della consultazione interna e dei suoi esiti per portare avanti i loro progetti. L'ex ministro dell'Interno, da anni ormai critico verso la gestione berlusconiana, rappresenta un punto di riferimento sicuro per una parte degli ex democristiani raccolti nel partito e lavora per la creazione di un soggetto politico di centro, moderato che vada oltre il Pdl. L'ex ministro dell'Economia dal canto suo ha annunciato una sua lista per le elezioni del 2013 ma non e' escluso che partecipi alle primarie. Tremonti, da sempre collegamento tra il partito e la Lega Nord, rappresenterebbe il Nord del Paese, l'area del nostro territorio a piu' forte vocazione imprenditoriale. Di peso diverso dagli ex colleghi di governo il ruolo dell'ex ministro dell'Interno e dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Con 60 parlamentari a lui fedeli ha piu' volte minacciato la creazione di un gruppo autonomo, contestando la linea di Berlusconi e sostenendo come il Pdl sia un'esperienza ormai finita. E' insomma un partito in piena fibrillazione - a partire dal 'capo' - quello che si avvia alle primarie. Un passaggio che comunque viene guardato con attenzione (mista a preoccupazione e con qualche punta di ironia) dall'opposta sponda politica.

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