LECCE. "Riteniamo che quello che è stato deliberato ieri in Consiglio comunale di Brindisi sia un evento storico. Le nebbie che in questi mesi hanno avvolto la vicenda del riordino delle Provincie, si è dissolta.
Finalmente si avvia un grande progetto d’unificazione territoriale del Salento (SL), che riteniamo abbia più valore del mantenimento di una “status quo” di capoluogo di un’area geografica relativamente piccola è poco influente sulla scenario regionale, quasi inesistente su quello nazionale, del tutto inconsistente sul piano internazionale. Quanti e quante volte abbiamo o ci siamo sentiti dire che Brindisi “non conta”.
Si può pensare seriamente che in un’epoca come quella che stiamo vivendo la soluzione sia la cosiddetta “guerra tra poveri”. La difesa di un’identità che non c’è e forse mai c’è stata, lo dimostra che ben 9 comuni su 20 sono inseriti del decreto 188/2012 per avere espresso la volontà di voler cambiare circoscrizione provinciale d’appartenenza.
Un grazie va sicuramente ai 27 consiglieri che pur sollecitati da una piccola platea indecorosa per uno stato civile, in cui è ammissibile e legittimo protestare ma nei tempi e modi giusti. Inoltre si aggiunge che la tanto evocata democrazia ha una regola ben precisa: contano i numeri. L’Assise che delibera con 27 consiglieri su 32 denota molto probabilmente che c’è una larga fetta della popolazione che la pensa allo stesso modo, questa è la democrazia. Se si è convinti del contrario, ci si prodighi a promuovere un referendum confermativo, non di sbraitare appellando in vari modi chi sta semplicemente esercitando il proprio ruolo.
Nonostante tutto, ciò che resta è la delibera di Consiglio, sulla quale non è definita un’annessione, come molti “opinion maker” continuano ad esprime, bensì è la nascita di una nuova provincia. Questo è il punto nodale su cui bisogna concentrarsi. Infatti, anche se dovessimo perdere lo status di capoluogo, non verrebbe meno il fatto che Brindisi, in questa NUOVA CIRCOSCRIZIONE PROVINCIALE, sarebbe la città con la maggiore presenza industriale in almeno quattro settori: energetico, chimico, farmaceutico, meccanico-aereonautico. Quindi, detiene la maggiore influenza economia di un’area più vasta pari a 114 (+1 speriamo si possa aggiungere anche Manduria) comuni. Sul piano infrastrutturale detiene il porto e l’aeroporto, e uno snodo ferroviario e autostradale che consente di collegare tutta l’area con il resto del mondo. Dal punto di vista demografico le due città Lecce e Brindisi si differenziano per circa 1200 abitanti. In termini geo-politici, oltre a poter contare sui Comuni ex – provincia di Brindisi, potrebbe estendere la propria influenza fino alle porte dell’antica Rudiae.
Brindisi e i Brindisini certamente non devono stappare champagne, ma neanche piangersi addosso, ritenendo già persa una sana competizione con la città del Barocco. Siamo il terminale della Via Appia, in altre parole la porta sull’Oriente cioè quella parte del mondo (che Grecia a parte) è in forte ascesa economica rappresentando un mercato di sbocco reale per molti dei manufatti e delle competenze locali.
Siamo sicuri che se Brindisi e i Brindisini si rimboccheranno le maniche, come ad esempio fu fatto nel 1743, potranno rendere grande e far ripartire la loro Città anche dopo questo maremoto istituzionale rappresentato dal riordino delle province".
A riferirlo in una nota Angelo Camassa, Presidente Nova Era.
Finalmente si avvia un grande progetto d’unificazione territoriale del Salento (SL), che riteniamo abbia più valore del mantenimento di una “status quo” di capoluogo di un’area geografica relativamente piccola è poco influente sulla scenario regionale, quasi inesistente su quello nazionale, del tutto inconsistente sul piano internazionale. Quanti e quante volte abbiamo o ci siamo sentiti dire che Brindisi “non conta”.
Si può pensare seriamente che in un’epoca come quella che stiamo vivendo la soluzione sia la cosiddetta “guerra tra poveri”. La difesa di un’identità che non c’è e forse mai c’è stata, lo dimostra che ben 9 comuni su 20 sono inseriti del decreto 188/2012 per avere espresso la volontà di voler cambiare circoscrizione provinciale d’appartenenza.
Un grazie va sicuramente ai 27 consiglieri che pur sollecitati da una piccola platea indecorosa per uno stato civile, in cui è ammissibile e legittimo protestare ma nei tempi e modi giusti. Inoltre si aggiunge che la tanto evocata democrazia ha una regola ben precisa: contano i numeri. L’Assise che delibera con 27 consiglieri su 32 denota molto probabilmente che c’è una larga fetta della popolazione che la pensa allo stesso modo, questa è la democrazia. Se si è convinti del contrario, ci si prodighi a promuovere un referendum confermativo, non di sbraitare appellando in vari modi chi sta semplicemente esercitando il proprio ruolo.
Nonostante tutto, ciò che resta è la delibera di Consiglio, sulla quale non è definita un’annessione, come molti “opinion maker” continuano ad esprime, bensì è la nascita di una nuova provincia. Questo è il punto nodale su cui bisogna concentrarsi. Infatti, anche se dovessimo perdere lo status di capoluogo, non verrebbe meno il fatto che Brindisi, in questa NUOVA CIRCOSCRIZIONE PROVINCIALE, sarebbe la città con la maggiore presenza industriale in almeno quattro settori: energetico, chimico, farmaceutico, meccanico-aereonautico. Quindi, detiene la maggiore influenza economia di un’area più vasta pari a 114 (+1 speriamo si possa aggiungere anche Manduria) comuni. Sul piano infrastrutturale detiene il porto e l’aeroporto, e uno snodo ferroviario e autostradale che consente di collegare tutta l’area con il resto del mondo. Dal punto di vista demografico le due città Lecce e Brindisi si differenziano per circa 1200 abitanti. In termini geo-politici, oltre a poter contare sui Comuni ex – provincia di Brindisi, potrebbe estendere la propria influenza fino alle porte dell’antica Rudiae.
Brindisi e i Brindisini certamente non devono stappare champagne, ma neanche piangersi addosso, ritenendo già persa una sana competizione con la città del Barocco. Siamo il terminale della Via Appia, in altre parole la porta sull’Oriente cioè quella parte del mondo (che Grecia a parte) è in forte ascesa economica rappresentando un mercato di sbocco reale per molti dei manufatti e delle competenze locali.
Siamo sicuri che se Brindisi e i Brindisini si rimboccheranno le maniche, come ad esempio fu fatto nel 1743, potranno rendere grande e far ripartire la loro Città anche dopo questo maremoto istituzionale rappresentato dal riordino delle province".
A riferirlo in una nota Angelo Camassa, Presidente Nova Era.
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