L'Egitto chiede aiuto per rimuovere le mine della Seconda guerra Mondiale

dalla corrispondente Lamiaa Mahmoud. L'Egitto dice stop alle mine anti-uomo: il paese nord-africano vuole essere libero dalle bombe che fin dal 1942 furono piazzate dappertutto sul territorio dalle potenze alleate e dell'Asse. L'Egitto fu teatro in quegli anni di sanguinari eventi anche se non fu direttamente protagonista in quella guerra, ma solo teatro di violenza tra le forze tedesche e italiane, guidate da Erwin Rommel per gli italo-tedeschi e Bernard Montgomery per gli alleati.

I rapporti hanno evidenziato che si tratta di una delle più grandi aree infestate da mine nel deserto orientale dell'Egitto e comprende la regione occidentale delle aree ad ovest della città di Alessandria e il Burj Al Arab, El Alamein fino a quella egiziano-libica di confine attraverso Balillah e di Mersa Matrouh.

E' stimato che siano presenti sul suolo egiziano 17,5 millioni di mine, veri e propri rifiuti della morte della seconda guerra mondiale tra Alleati e le forze dell'Asse, durata dal giugno 1941 fino alla fine del 1942. La battaglia più famosa fu quella di El Alamein nella quale furono piantati campi minati meglio noti sotto il nome de "i Giardini del Diavolo".

E' vero che la guerra è finita oltre 70 anni fa, ma l'Egitto soffre ancora del problema delle mine anti-uomo, un vero disastro che annualmente miete migliaia di vittime rendendole disabili nella maggior parte dei casi. E per questo, il progetto di rimozione delle mine delle terre egiziane è considerato un progetto di grande rilievo perchè così sarà cambiata la forma della vita in Egitto; per esempio consentirà l'utilizzo di terreni agricoli e turistici da parte della popolazione, nonché l'utilizzo delle acque sotterranee. E di pari passo si registrerà un significativo aumento del bestiame e di pozzi esplorativi del petrolio.

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