Maxi-sequestro a famiglia tarantina di usurai
TARANTO. Ancora un maxi-sequestro di beni nel Salento per fronteggiare la piaga dell'usura. La Dia, Direzione investigativa antimafia, di Lecce ha dato esecuzione a Taranto e a Talsano al provvedimento di confisca definitiva nei confronti di due coniugi di Talsano, in passato coinvolti in vicende di usura.
Nel corso di una precedente perquisizione domiciliare, "il rinvenimento di un'agenda nella quale erano riportati nominativi, cifre e date chiaramente riferibili alla concessione di prestiti di denaro, nonche' l'elevato tenore di vita condotto dai coniugi e dai loro sette figli, proprietari di ville ed appartamenti di lusso e di auto e moto di grossa cilindrata", ha permesso alla Dia di individuare e disarticolare un'organizzazione criminale di tipo familiare, operante nella provincia di Taranto, che concedeva prestiti con tassi di interesse sul capitale iniziale sino al 200% praticando estorsioni e minacce nei confronti di quanti avevano difficolta' a restituire il denaro.
In particolare, "i responsabili utilizzavano metodologie simili a quelle degli istituti di credito ricorrendo al finanziamento privato praticato con il sistema dello sconto di assegni bancari postdatati e al cosiddetto 'prestito a fermo' di una somma di denaro a titolo di quota capitale, sulla quale veniva applicata una rata di interesse mensile fisso, da versare fino a quando non si fosse restituito il prestito originario".
Nel corso di una precedente perquisizione domiciliare, "il rinvenimento di un'agenda nella quale erano riportati nominativi, cifre e date chiaramente riferibili alla concessione di prestiti di denaro, nonche' l'elevato tenore di vita condotto dai coniugi e dai loro sette figli, proprietari di ville ed appartamenti di lusso e di auto e moto di grossa cilindrata", ha permesso alla Dia di individuare e disarticolare un'organizzazione criminale di tipo familiare, operante nella provincia di Taranto, che concedeva prestiti con tassi di interesse sul capitale iniziale sino al 200% praticando estorsioni e minacce nei confronti di quanti avevano difficolta' a restituire il denaro.
In particolare, "i responsabili utilizzavano metodologie simili a quelle degli istituti di credito ricorrendo al finanziamento privato praticato con il sistema dello sconto di assegni bancari postdatati e al cosiddetto 'prestito a fermo' di una somma di denaro a titolo di quota capitale, sulla quale veniva applicata una rata di interesse mensile fisso, da versare fino a quando non si fosse restituito il prestito originario".