ROMA. L'Italia ha sciolto le riserve e annunciato che dara' ''il proprio sostegno'' al riconoscimento della Palestina come 'Stato non membro' delle Nazioni Unite. Lo ha reso noto Palazzo Chigi in una nota, a poche ore dal voto dei 193 Paesi membri riuniti al Palazzo di Vetro di New York per esprimere la loro posizione sulla richiesta formulata dal leader dell'Anp Abu Mazen. ''Tale decisione - si apprende ancora nella nota - e' parte integrante dell'impegno del governo italiano volto a rilanciare il processo di pace con l'obiettivo di due Stati, quello israeliano e quello palestinese, che possano vivere fianco a fianco, in pace, sicurezza e mutuo riconoscimento''. ''A questo fine - prosegue la nota - il governo si e' adoperato in favore della ripresa del dialogo e del negoziato, moltiplicando le occasioni di incontro con le parti coinvolte nel conflitto Medio-Orientale, in particolare da parte del presidente del Consiglio, ricevendo conferma della loro volonta' di riavviare il negoziato di pace e giungere all'obiettivo dei due Stati''. Il presidente del Consiglio ha poi telefonato al premier israeliano Benjamin Netanyahu, al quale ha ribadito che la decisione non implica nessun allontanamento dalla forte e tradizionale amicizia nei confronti di Israele, garantendo dunque il fermo impegno italiano ad evitare qualsiasi strumentalizzazione che possa portare indebitamente lo Stato ebraico, che ha diritto a garantire la propria sicurezza, di fronte alla Corte Penale Internazionale. In una seconda conversazione telefonica, il premier ha chiesto tuttavia ad Abu Mazen di accettare il riavvio immediato dei negoziati di pace senza precondizioni e di astenersi dall'utilizzare l'odierno voto dell'Assemblea Generale per ottenere l'accesso ad altre Agenzie specializzate delle Nazioni Unite, per adire la Cpi o per farne un uso retroattivo. Sul fronte europeo occidentale con il sostegno dell'Italia il fronte dei si' si spalma su almeno 15 Paesi: Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Portogallo, Austria, Lussemburgo, Cipro, Malta, Finlandia, Grecia, Belgio, Svizzera e Norvegia. Tra i grandi attori globali, Russia e Cina si sono detti a favore del riconoscimento dello status palestinese a partire dalle frontiere del 1967. Germania e Regno Unito hanno invece annunciato la loro astensione dall'upgrading. I 'no', si prevede, saranno circa una decina. Rimangono arroccati sulle proprie linee Stati Uniti ed Israele. In particolare Tel Aviv teme che nel testo della risoluzione figuri anche una richiesta di adesione ad agenzie Onu o di sottoscrizione di trattati, il che, per l'Anp, aprirebbe la possibilita' di trascinare Israele davanti la Corte penale internazionale dell'Aia in relazione al controverso caso degli ''insediamenti illegali israeliani''. Uno scenario particolarmente ostile al governo Nethanyahu, secondo cui il voto per un riconoscimento dei Territori come 'Stato non membro' ''non cambiera' alcunche' sul terreno'' e ''non avvicinera' la costituzione di uno Stato palestinese indipiendete, anzi, la allontanera'''. A tal proposito, il Guardian ha rivelato ieri che Londra, Washington e Parigi hanno proprio in questi giorni lanciato un pressing forsennato nei confronti di Abu Mazen affinche' firmi una lettera riservata in cui si impegna a non citare in giudizio Tel Aviv davanti alla Corte de L'Aia.