Francesco Greco. Ma il Governo vuole i ragazzi italiani immobilizzati nella sedentarietà, tutti ciccia e brufoli, preda delle insidie della strada, della marginalità che tristemente conosciamo? Nell’antichità l’attività fisica era considerata, per importanza, alla stregua dell’insegnamento dell’aritmetica, la geometria, la musica, le attività coreutiche, ecc. La moderna società coi suoi feticci invece l’ha spinta ai confini della didattica, lamentandosi poi, clichè culturale tutto italiano, delle patologie accusate da generazioni solidificate come statue di sale davanti ai videogiochi, il mouse, la Rete e le sue trappole insite.
La realtà, allarmante, senza enfasi, sarebbe proprio questa: la mannaia della spending review, brutale, cala anche sui fondi alle attività complementari di educazione fisica per l’anno scolastico 2012-2013. La questione, gravissima, è sollevata, a livello nazionale, da un insegnante di educazione fisica leccese, Antonio Arigliano, che insegna ormai da anni a Marcheno, nel Bresciano. Che esprime “forte preoccupazione” in una lettera inviata al sindaco di Marcheno, Barbara Morandi, di Ladrino Iside Bettinsoli, al dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Valentino Maffina, al dsga Lucia Scalmana, agli assessori allo sport del Comuni di Marcheno, Mario Crescini e di Lodrino Alberto Pedersoli. Arigliano così continua: “Negli anni scorsi, già nel mese di maggio era raggiunta l’intesa fra Miur e organizzazioni sindacali ai fini della ripartizione delle risorse. Tale soluzione andrebbe a ridurre fortemente, se non a cancellare del tutto, la già poca attività sportiva praticata nelle nostre scuole, con buona pace delle raccomandazioni della Comunità Scientifica nazionale e internazionale e degli stessi ministri dell’Istruzione e dello Sport”.
Alle parole del docente leccese fanno eco quelle di Flavio Cucco, presidente Capd & Lsm (Confederazione Associazioni diplomati Isef e laureati in scienze motorie), che manifesta il suo allarme in una lettera inviata al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, dello Sport Pietro Gnudi e il presidente del Coni Giovanni Petrucci: “La mancanza di certezze sulle risorse blocca l’attività. La scuola rappresenta, per gran parte degli studenti e le loro famiglie, l’unica possibilità dove svolgere un’attività motoria continuativa e qualificata”.
Anche Cucco richiama le dichiarazioni d’intenti, in tal senso, del Piano Sanitario Nazionale e del Piano Nazionale della Prevenzione, nonché le indicazioni dell’Unione Europea e l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), che considerano l’attività sportiva “uno strumento di prevenzione e spesso di terapia in ambito sanitario e di promozione della salute” e che restano parole di carta. Come dire: ripristiniamo quei fondi se non vogliamo generazioni di ragazzi sovrappeso, interrompendo il brutto trend che vuole i ragazzi italiani fra i più obesi in Europa. Con quel che ne consegue in malattie e costi altissimi che la società dovrà successivamente sopportare per curarle.
La realtà, allarmante, senza enfasi, sarebbe proprio questa: la mannaia della spending review, brutale, cala anche sui fondi alle attività complementari di educazione fisica per l’anno scolastico 2012-2013. La questione, gravissima, è sollevata, a livello nazionale, da un insegnante di educazione fisica leccese, Antonio Arigliano, che insegna ormai da anni a Marcheno, nel Bresciano. Che esprime “forte preoccupazione” in una lettera inviata al sindaco di Marcheno, Barbara Morandi, di Ladrino Iside Bettinsoli, al dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Valentino Maffina, al dsga Lucia Scalmana, agli assessori allo sport del Comuni di Marcheno, Mario Crescini e di Lodrino Alberto Pedersoli. Arigliano così continua: “Negli anni scorsi, già nel mese di maggio era raggiunta l’intesa fra Miur e organizzazioni sindacali ai fini della ripartizione delle risorse. Tale soluzione andrebbe a ridurre fortemente, se non a cancellare del tutto, la già poca attività sportiva praticata nelle nostre scuole, con buona pace delle raccomandazioni della Comunità Scientifica nazionale e internazionale e degli stessi ministri dell’Istruzione e dello Sport”.
Alle parole del docente leccese fanno eco quelle di Flavio Cucco, presidente Capd & Lsm (Confederazione Associazioni diplomati Isef e laureati in scienze motorie), che manifesta il suo allarme in una lettera inviata al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, dello Sport Pietro Gnudi e il presidente del Coni Giovanni Petrucci: “La mancanza di certezze sulle risorse blocca l’attività. La scuola rappresenta, per gran parte degli studenti e le loro famiglie, l’unica possibilità dove svolgere un’attività motoria continuativa e qualificata”.
Anche Cucco richiama le dichiarazioni d’intenti, in tal senso, del Piano Sanitario Nazionale e del Piano Nazionale della Prevenzione, nonché le indicazioni dell’Unione Europea e l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), che considerano l’attività sportiva “uno strumento di prevenzione e spesso di terapia in ambito sanitario e di promozione della salute” e che restano parole di carta. Come dire: ripristiniamo quei fondi se non vogliamo generazioni di ragazzi sovrappeso, interrompendo il brutto trend che vuole i ragazzi italiani fra i più obesi in Europa. Con quel che ne consegue in malattie e costi altissimi che la società dovrà successivamente sopportare per curarle.