(GUARDA IL VIDEO) "Nessuna somma di denaro è stata pagata né vi è stata alcuna trattativa". Lo sostiene lo stesso ragioniere Giuseppe Spinelli in un comunicato. "Leggo con stupore ricostruzioni fantasiose della grave e dolorosa vicenda che è accaduta alla mia famiglia e a me - è scritto in una nota. Debbo precisare che il mio ritardo nel riferire al Presidente Berlusconi e all'Avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti é dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari". 'La denuncia alla Autorita' Giudiziaria è stata fatta immediatamente dopo - prosegue Spinelli -. Debbo inoltre ribadire che nessuna somma di denaro é stata pagata né vi è stata alcuna trattativa".
+ Spuntano nuovi indagati
GHEDINI: NESSUN RUOLO EX PREMIER - "Preciso anche che il Presidente Berlusconi non ha avuto alcun ruolo nella vicenda e tutte le decisioni sui tempi e sui modi sono state assunte dal rag. Spinelli e da me". Lo riferisce il legale dell'ex premier, Niccolò Ghedini. "Le ricostruzioni ed i commenti apparsi su molti giornali quest'oggi relativamente alla vicenda occorsa al rag. Spinelli oscillano fra il risibile e l'assurdo. Come risulta dagli atti e come risulterà da qualsiasi ulteriore accertamento, i fatti sono del tutto chiari e lineari". Lo scrive l'avvocato Niccolò Ghedini. Il ritardo con cui è stata avvisata l'Autorità Giudiziaria è unicamente riferibile al più che giustificato timore provocato dai sequestratori nel rag. Spinelli, il quale temeva gravi ritorsioni per sé e per la sua famiglia". Lo scrive il legale di Silvio Berlusconi Niccolò Ghedini. Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, precisa che "nessuna somma di denaro è mai stata pagata a chicchessia né vi è stata alcuna trattativa con i sequestratori" del ragionier Giuseppe Spinelli e della moglie. "Qualsiasi illazione su questo punto - aggiunge - è totalmente destituita di fondamento".
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA - Niccolò Ghedini ricostruisce così la vicenda del sequestro del collaboratore di Silvio Berlusconi Giuseppe Spinelli. "Partiamo dall'inizio", esordisce Ghedini in una lunga nota. "Il rag. Spinelli è stato sequestrato la notte di lunedì 15 ottobre. Nella prima mattina del martedì 16 ottobre, verso le 8.30, Spinelli chiamava al telefono il Presidente Berlusconi, narrandogli non del sequestro in corso ma di essere stato avvicinato da alcune persone inviate da uno studio legale: queste persone volevano fornire del materiale definito risolutivo per la causa CIR-Fininvest e per questo richiedevano 35 milioni di euro".
"Il rag. Spinelli - ricostruisce Ghedini - forniva una serie di particolari tesi a dare maggiore credibilità alla documentazione, insistendo affinché il Presidente Berlusconi autorizzasse il pagamento. La richiesta appariva al Presidente Berlusconi del tutto inaccettabile e, per così dire, 'anche anomala' tanto da concludere con il rag. Spinelli che lo avrebbe fatto chiamare dall'Avv. Ghedini".
"Il Presidente mi avvisava telefonicamente e mi chiedeva di telefonare a mia volta al rag. Spinelli - scrive ancora il legale -. Questi mi ripeteva gli stessi concetti che aveva già detto al Presidente Berlusconi. Dopo aver valutato il contenuto della presunta documentazione e, in particolare, ritenendo del tutto inverosimile il ruolo attribuito al Presidente Fini e sulla base anche della mia conoscenza del rag. Spinelli, richiamai il Presidente Berlusconi, dicendogli che a mio parere, lo Spinelli si trovava non in una situazione normale, ma in una situazione di costrizione. Il Presidente Berlusconi mi consigliò allora di avvertire i Carabinieri qualora avessi ritenuto che vi fosse una reale situazione di pericolo per il rag. Spinelli" , ma "non essendo assolutamente certo della situazione, richiamai il rag. Spinelli, dicendogli che a questo punto era necessario vederci di persona".
"Il rag. Spinelli mi disse inizialmente che non era possibile incontrarci, ma dopo una decina di minuti mi richiamò per acconsentire - precisa Ghedini -. Nell'incontro successivo, avvenuto alle 12.00 di martedì 16 ottobre, il rag. Spinelli non fece cenno al sequestro avvenuto, limitandosi a dire che le persone con cui aveva parlato erano state molto insistenti, addirittura pressanti. Aggiunse che, a suo parere, si potevano avere i documenti versando una prima 'tranche' di 5 milioni di euro".
"Pensando che la realtà fosse diversa da quanto raccontava il rag. Spinelli, insistei molto a lungo per sapere come fossero andate realmente le cose, ma senza risultato. Soltanto nella tarda mattinata di mercoledì 17 ottobre, cioé il giorno dopo, il rag. Spinelli si recava dal Presidente Berlusconi per raccontargli cosa era realmente successo. A questo punto il Presidente Berlusconi - aggiunge l'avvocato - mi avvisava telefonicamente e mi chiedeva di contattare subito la Procura di Milano. Il rag. Spinelli però mi pregò di attendere ancora per consentirgli di avvertire la moglie sull'evolversi della situazione. Infatti i coniugi avevano subito pesanti minacce dai sequestratori nel caso in cui avessero narrato i fatti o addirittura avvertito l'Autorità Giudiziaria. Appena rientrato a casa, il rag. Spinelli riceveva la telefonata di uno dei sequestratori. Mi avvisò dell'accaduto e gli feci presente che non si poteva tardare nell'avvertire l'Autorità Giudiziaria. Così, finalmente, il rag. Spinelli acconsentì a recarsi di fronte all'Autorità Giudiziaria. Perciò avvisai immediatamente il dottor Bruti Liberati al quale, dopo pochi minuti - conclude Ghedini - inviai un fax di denuncia".
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GHEDINI: NESSUN RUOLO EX PREMIER - "Preciso anche che il Presidente Berlusconi non ha avuto alcun ruolo nella vicenda e tutte le decisioni sui tempi e sui modi sono state assunte dal rag. Spinelli e da me". Lo riferisce il legale dell'ex premier, Niccolò Ghedini. "Le ricostruzioni ed i commenti apparsi su molti giornali quest'oggi relativamente alla vicenda occorsa al rag. Spinelli oscillano fra il risibile e l'assurdo. Come risulta dagli atti e come risulterà da qualsiasi ulteriore accertamento, i fatti sono del tutto chiari e lineari". Lo scrive l'avvocato Niccolò Ghedini. Il ritardo con cui è stata avvisata l'Autorità Giudiziaria è unicamente riferibile al più che giustificato timore provocato dai sequestratori nel rag. Spinelli, il quale temeva gravi ritorsioni per sé e per la sua famiglia". Lo scrive il legale di Silvio Berlusconi Niccolò Ghedini. Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, precisa che "nessuna somma di denaro è mai stata pagata a chicchessia né vi è stata alcuna trattativa con i sequestratori" del ragionier Giuseppe Spinelli e della moglie. "Qualsiasi illazione su questo punto - aggiunge - è totalmente destituita di fondamento".
LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA - Niccolò Ghedini ricostruisce così la vicenda del sequestro del collaboratore di Silvio Berlusconi Giuseppe Spinelli. "Partiamo dall'inizio", esordisce Ghedini in una lunga nota. "Il rag. Spinelli è stato sequestrato la notte di lunedì 15 ottobre. Nella prima mattina del martedì 16 ottobre, verso le 8.30, Spinelli chiamava al telefono il Presidente Berlusconi, narrandogli non del sequestro in corso ma di essere stato avvicinato da alcune persone inviate da uno studio legale: queste persone volevano fornire del materiale definito risolutivo per la causa CIR-Fininvest e per questo richiedevano 35 milioni di euro".
"Il rag. Spinelli - ricostruisce Ghedini - forniva una serie di particolari tesi a dare maggiore credibilità alla documentazione, insistendo affinché il Presidente Berlusconi autorizzasse il pagamento. La richiesta appariva al Presidente Berlusconi del tutto inaccettabile e, per così dire, 'anche anomala' tanto da concludere con il rag. Spinelli che lo avrebbe fatto chiamare dall'Avv. Ghedini".
"Il Presidente mi avvisava telefonicamente e mi chiedeva di telefonare a mia volta al rag. Spinelli - scrive ancora il legale -. Questi mi ripeteva gli stessi concetti che aveva già detto al Presidente Berlusconi. Dopo aver valutato il contenuto della presunta documentazione e, in particolare, ritenendo del tutto inverosimile il ruolo attribuito al Presidente Fini e sulla base anche della mia conoscenza del rag. Spinelli, richiamai il Presidente Berlusconi, dicendogli che a mio parere, lo Spinelli si trovava non in una situazione normale, ma in una situazione di costrizione. Il Presidente Berlusconi mi consigliò allora di avvertire i Carabinieri qualora avessi ritenuto che vi fosse una reale situazione di pericolo per il rag. Spinelli" , ma "non essendo assolutamente certo della situazione, richiamai il rag. Spinelli, dicendogli che a questo punto era necessario vederci di persona".
"Il rag. Spinelli mi disse inizialmente che non era possibile incontrarci, ma dopo una decina di minuti mi richiamò per acconsentire - precisa Ghedini -. Nell'incontro successivo, avvenuto alle 12.00 di martedì 16 ottobre, il rag. Spinelli non fece cenno al sequestro avvenuto, limitandosi a dire che le persone con cui aveva parlato erano state molto insistenti, addirittura pressanti. Aggiunse che, a suo parere, si potevano avere i documenti versando una prima 'tranche' di 5 milioni di euro".
"Pensando che la realtà fosse diversa da quanto raccontava il rag. Spinelli, insistei molto a lungo per sapere come fossero andate realmente le cose, ma senza risultato. Soltanto nella tarda mattinata di mercoledì 17 ottobre, cioé il giorno dopo, il rag. Spinelli si recava dal Presidente Berlusconi per raccontargli cosa era realmente successo. A questo punto il Presidente Berlusconi - aggiunge l'avvocato - mi avvisava telefonicamente e mi chiedeva di contattare subito la Procura di Milano. Il rag. Spinelli però mi pregò di attendere ancora per consentirgli di avvertire la moglie sull'evolversi della situazione. Infatti i coniugi avevano subito pesanti minacce dai sequestratori nel caso in cui avessero narrato i fatti o addirittura avvertito l'Autorità Giudiziaria. Appena rientrato a casa, il rag. Spinelli riceveva la telefonata di uno dei sequestratori. Mi avvisò dell'accaduto e gli feci presente che non si poteva tardare nell'avvertire l'Autorità Giudiziaria. Così, finalmente, il rag. Spinelli acconsentì a recarsi di fronte all'Autorità Giudiziaria. Perciò avvisai immediatamente il dottor Bruti Liberati al quale, dopo pochi minuti - conclude Ghedini - inviai un fax di denuncia".
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