MILANO.
Quando il prossimo 20 novembre a Roma all’Atlantico Live e poi a Milano all’Alcatraz il 28 Francesco De Gregori con la sua band porterà sul palco le sue nuove canzoni, si rinnoverà quello che lui stesso ha definito di recente “un patto di lealtà con il pubblico”. Ovvero attaccare il jack della chitarra all’amplificatore con la serenità di avere ancora una volta preparato tutto come si deve e soprattutto di non essere lì per inerzia di mestiere, ma per godere della libertà di vestire i suoi pezzi come meglio crede, attento a vedere l’effetto che fanno su una platea grata per non assistere mai a delle repliche. E se questo vale per le normali tournée ( che “normali” poi non sono mai, provate a contare gli album live della sua carriera tutti diversi e tutti con una loro ragion d’essere ), figuriamoci che valore possono avere questi imminenti concerti che nella playlist ospiteranno per la prima volta “Sulla strada” (prodotto da Guido Guglielminetti) che, va detto subito, è in assoluto uno dei migliori album della sua carriera. Il singolo che dà il titolo all’album, ascoltato nelle scorse settimane, era solo un assaggio di quello che De Gregori è in grado di offrire oggi, in uno stato di grazia che spiana la strada ad una ispirazione che mette una dopo l’altra, senza apparente fatica, canzoni che sembrano arrivare da molto lontano per freschezza di parole e intuizioni melodiche, ma che a guardar bene arrivano da molto vicino, dal semplice indagare su cosa si muove dentro ad un artista rivolto ad indagare gli aspetti emotivi della propria esistenza. Così sono nati “Passo d’uomo” e “Guarda che non sono io”, con gli archi scritti e diretti da Nicola Piovani; così hanno preso forma, sulla leggerezza di ritmi latini, “Omero al Cantagiro” e “Ragazza del 95”, entrambi con la partecipazione di Malika Ayane. E poi il valzer lento che ci fa ballare con malinconica allegria ( o allegra malinconia ? A voi la scelta) “Showtime”, e il tempo di rebetiko che sostiene “Belle Epoque”, un piccolo film di quattro minuti che con poche immagini coglie tutto il senso di un’epoca che volge alla fine e che sta per deflagrare negli orrori della Prima Guerra Mondiale. Infine “La guerra”, questa volta quella di un soldatino “che ripensa al suo rancio disgraziato e all’odore della notte e del sangue che ha versato”, densa e carica come un temporale che non scaricherà le coscienze di nessuno, e “Falso movimento” dove “L’amore è mascalzone/viaggia contro mano/parcheggia sempre dove vuole”. Una canzone d’amore ? Sì e con tutte le piccole grandi emozioni di un primo incontro. Ma le frasi non fatele vostre, anche se lascerebbero il segno. Il copyright è di Francesco De Gregori, ed è assolutamente unico.