TARANTO. “Riteniamo che l’intervento diretto del Presidente del Consiglio Mario Monti sia non solo indispensabile, ma anche dovuto. Il destino dell’Ilva, dei lavoratori dello stabilimento e dell’indotto, nonché dell’ambiente e della salute dei cittadini di Taranto, non può essere lasciato al caso né al comportamento ondivago dei princi pali attori di questa drammatica vicenda”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, chiede al primo ministro italiano di non indugiare oltremodo, alla luce della “totale assenza di risposte da parte del Ministro Clini, il quale ogni giorno che passa lascia agli annali dichiarazioni nuove e contrastanti con le precedenti. Tutte, però, con un comune denominatore: la mancanza di contenuti credibili”.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. “Il presidente dell’Ilva Ferrante, intanto – continua Pugliese – segue a menadito lo stesso copione, dichiarando urbi et orbi di voler seguire quanto stabilito dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale), ma senza dare seguito alle parole con i fatti. Anzi, ponendo quale condizione chiave il dissequestro degli impianti. Una pistola puntata alla tempia dell’Ilva che, così facendo, finirà per ucciderla. Specie se la richiesta di dissequestro non sarà accompagnata, come accaduto finora – e da questo punto di vista la storia recente ci invita purtroppo al pessimismo – dalla presentazione di un piano industriale degno di tal nome, da un crono programma preciso degli interventi da realizzare e dalla disponibilità adeguata di risorse finanziarie.”
“Il sindacato – ricorda Pugliese – e la categoria metalmeccanici in particolare, ha provato in più di un’occasione a impostare un discorso programmatico con Ferrante, ultima in ordine di tempo la riunione qualche giorno addietro. Ma la risposta è stata sempre negativa. Con l’aggravante della volontà di mettere in cassa integrazione, dal prossimo 19 novembre, duemila lavoratori, che diventeranno il doppio con lo stop previsto all’altoforno 1. Eppure proprio Ferrante aveva rassicurato tutti, garantendo che i lavoratori impegnati negli impianti sottoposti a fermata sarebbero stati impiegati in altri settori. Ennesimo dietrofront di una lunga serie…”.
Il Segretario Generale della UIL regionale, nel confermare che il comunicato verrà inviato direttamente al Presidente dell’Esecutivo Monti, si rivolge allo stesso premier con una domanda “legittima”: “Taranto e i tarantini hanno diritto di sapere se Clini e Ferrante parlano a titolo personale o se dietro alle dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi serpeggia la volontà della proprietà di abbandonare il sito jonico. Se così fosse, ricordiamo che proprio Monti aveva parlato della rilevanza nazionale, con conseguenze gravi per livello di esportazioni e Pil, del caso Ilva e di un’eventuale chiusura dello stabilimento. Dell’effetto a catena che tale circostanza potrebbe avere sul settore industriale nazionale, incrementando i processi recessivi già in marcia e i livelli, già tragici, della disoccupazione”.
Pugliese chiede dunque al Governo “un segnale forte, chiaro, giacché i pochi spiccioli, peraltro non spendibili in assenza della nomina di un commissario, stanziati dal decreto Ilva per la bonifica del territorio rappresentano poco più che una presa in giro. Per un territorio così vasto occorrerebbero ben altre cifre, simili a quelle messe in campo a suo tempo per Marghera (5 miliardi di euro circa), zona che proprio il Ministro Clini, per esperienza personale, conosce molto bene”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, chiede al primo ministro italiano di non indugiare oltremodo, alla luce della “totale assenza di risposte da parte del Ministro Clini, il quale ogni giorno che passa lascia agli annali dichiarazioni nuove e contrastanti con le precedenti. Tutte, però, con un comune denominatore: la mancanza di contenuti credibili”.
Ma se Sparta piange, Atene non ride. “Il presidente dell’Ilva Ferrante, intanto – continua Pugliese – segue a menadito lo stesso copione, dichiarando urbi et orbi di voler seguire quanto stabilito dall’Aia (autorizzazione integrata ambientale), ma senza dare seguito alle parole con i fatti. Anzi, ponendo quale condizione chiave il dissequestro degli impianti. Una pistola puntata alla tempia dell’Ilva che, così facendo, finirà per ucciderla. Specie se la richiesta di dissequestro non sarà accompagnata, come accaduto finora – e da questo punto di vista la storia recente ci invita purtroppo al pessimismo – dalla presentazione di un piano industriale degno di tal nome, da un crono programma preciso degli interventi da realizzare e dalla disponibilità adeguata di risorse finanziarie.”
“Il sindacato – ricorda Pugliese – e la categoria metalmeccanici in particolare, ha provato in più di un’occasione a impostare un discorso programmatico con Ferrante, ultima in ordine di tempo la riunione qualche giorno addietro. Ma la risposta è stata sempre negativa. Con l’aggravante della volontà di mettere in cassa integrazione, dal prossimo 19 novembre, duemila lavoratori, che diventeranno il doppio con lo stop previsto all’altoforno 1. Eppure proprio Ferrante aveva rassicurato tutti, garantendo che i lavoratori impegnati negli impianti sottoposti a fermata sarebbero stati impiegati in altri settori. Ennesimo dietrofront di una lunga serie…”.
Il Segretario Generale della UIL regionale, nel confermare che il comunicato verrà inviato direttamente al Presidente dell’Esecutivo Monti, si rivolge allo stesso premier con una domanda “legittima”: “Taranto e i tarantini hanno diritto di sapere se Clini e Ferrante parlano a titolo personale o se dietro alle dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi serpeggia la volontà della proprietà di abbandonare il sito jonico. Se così fosse, ricordiamo che proprio Monti aveva parlato della rilevanza nazionale, con conseguenze gravi per livello di esportazioni e Pil, del caso Ilva e di un’eventuale chiusura dello stabilimento. Dell’effetto a catena che tale circostanza potrebbe avere sul settore industriale nazionale, incrementando i processi recessivi già in marcia e i livelli, già tragici, della disoccupazione”.
Pugliese chiede dunque al Governo “un segnale forte, chiaro, giacché i pochi spiccioli, peraltro non spendibili in assenza della nomina di un commissario, stanziati dal decreto Ilva per la bonifica del territorio rappresentano poco più che una presa in giro. Per un territorio così vasto occorrerebbero ben altre cifre, simili a quelle messe in campo a suo tempo per Marghera (5 miliardi di euro circa), zona che proprio il Ministro Clini, per esperienza personale, conosce molto bene”.