BARI. “L’economia tarantina, per la quale si erano aperte negli scorsi mesi grandi potenzialità con finanziamenti ed investimenti in arrivo di cospicue dimensioni, sta invece morendo nella latitanza completa di chi dovrebbe sostenerla.
Non c’è solo l’ILVA, con i 2000 cassintegrati che rischiano di essere soltanto un anticipo della catastrofe finale, o le conseguenze della sua vicenda come l’amara rinuncia di Rotterdam con riferimento al Porto, a sua volta destinato ad una pesante retrocessione in presenza di una desertificazione del nostro apparato industriale.
Ci sono anche i tentativi di bloccare ‘Tempa Rossa’, con la masochistica motivazione che tale progetto porterebbe troppe navi a Taranto, quando il problema vero sono le navi che stiamo perdendo e perderemo.
C’è il nuovo attacco alla Scuola CEMM per un dirottamento ad Ancona e ci sono le nuove difficoltà dell’Arsenale, che con il Ministro Larussa eravamo riusciti ad arginare ma su cui non abbiamo più un Governo amico da coinvolgere.
E c’è una politica locale ormai più interessata a bloccare che a promuovere, per raccattare qualche facile consenso immediato sulla pelle della Taranto di domani, che rischia di essere una discarica di anticaglie industriali fuori uso con le giovani generazioni condannate all’emigrazione di massa.
A questo si aggiungano i giochi in atto, con inadeguate resistenze da parte dei nostri vertici istituzionali locali, per privarci anche dello ‘status’ di capoluogo.
A fronte di ciò, non c’è traccia del Ministro che dovrebbe essere più attento alle problematiche del nostro sviluppo e del nostro lavoro, ove si consideri, per esempio, che l’ILVA produce il 40% dell’acciaio italiano e che una sua chiusura comporterebbe conseguentemente effetti nefasti a catena sull’intero apparato industriale italiano, come se questo non fosse già di per sé in grave sofferenza, per non parlare di un Porto che è una straordinaria risorsa strategica per il Paese.
Pare si chiami ‘Passera’, questo fantasma di Ministro, ma voli verso lidi troppo ambiziosi per potersi confondere con le nostre sofferenze.
La rotta dello Sviluppo che si favoleggia stia seguendo, anche se è come ‘L’Araba Fenice’ (‘che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa’), non passa da Taranto.
Forse perché da noi non ci sono più balle da raccontare come quella esilarante per la quale l’economia italiana sarebbe, udite, udite, già ‘in ripresa’, ma iniziative e decisioni da assumere. Troppo impegnativo per un volatile”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale del PDL Pietro Lospinuso.
Non c’è solo l’ILVA, con i 2000 cassintegrati che rischiano di essere soltanto un anticipo della catastrofe finale, o le conseguenze della sua vicenda come l’amara rinuncia di Rotterdam con riferimento al Porto, a sua volta destinato ad una pesante retrocessione in presenza di una desertificazione del nostro apparato industriale.
Ci sono anche i tentativi di bloccare ‘Tempa Rossa’, con la masochistica motivazione che tale progetto porterebbe troppe navi a Taranto, quando il problema vero sono le navi che stiamo perdendo e perderemo.
C’è il nuovo attacco alla Scuola CEMM per un dirottamento ad Ancona e ci sono le nuove difficoltà dell’Arsenale, che con il Ministro Larussa eravamo riusciti ad arginare ma su cui non abbiamo più un Governo amico da coinvolgere.
E c’è una politica locale ormai più interessata a bloccare che a promuovere, per raccattare qualche facile consenso immediato sulla pelle della Taranto di domani, che rischia di essere una discarica di anticaglie industriali fuori uso con le giovani generazioni condannate all’emigrazione di massa.
A questo si aggiungano i giochi in atto, con inadeguate resistenze da parte dei nostri vertici istituzionali locali, per privarci anche dello ‘status’ di capoluogo.
A fronte di ciò, non c’è traccia del Ministro che dovrebbe essere più attento alle problematiche del nostro sviluppo e del nostro lavoro, ove si consideri, per esempio, che l’ILVA produce il 40% dell’acciaio italiano e che una sua chiusura comporterebbe conseguentemente effetti nefasti a catena sull’intero apparato industriale italiano, come se questo non fosse già di per sé in grave sofferenza, per non parlare di un Porto che è una straordinaria risorsa strategica per il Paese.
Pare si chiami ‘Passera’, questo fantasma di Ministro, ma voli verso lidi troppo ambiziosi per potersi confondere con le nostre sofferenze.
La rotta dello Sviluppo che si favoleggia stia seguendo, anche se è come ‘L’Araba Fenice’ (‘che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa’), non passa da Taranto.
Forse perché da noi non ci sono più balle da raccontare come quella esilarante per la quale l’economia italiana sarebbe, udite, udite, già ‘in ripresa’, ma iniziative e decisioni da assumere. Troppo impegnativo per un volatile”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale del PDL Pietro Lospinuso.