Vendola al Congresso forense, "domanda di giustizia resta il più delle volte inevasa"

BARI. “Noi siamo di fronte ad una situazione paradossale. Il sostanziale annullamento delle tariffe per gli avvocati determina soltanto una competizione spietata, la fatica dei giovani avvocati di poter esercitare la professione e una dequalificazione dell’esercizio dell’avvocatura. E contemporaneamente oggi per poter cominciare una qualunque causa, i cittadini si trovano di fronte ad una barriera di costi e di tasse che, di giorno in giorno, alza sempre di più la soglia per l’accesso al servizio giustizia con il risultato che la domanda resta il più delle volte inevasa”.
Lo ha detto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola intervenendo questa mattina a Bari al 31esimo congresso nazionale degli avvocati che si sta svolgendo presso il Teatro Petruzzelli.

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“Credo che nel processo civile, nel processo che riguarda il lavoro – ha continuato Vendola - ci sia una montagna da scalare, anche economicamente, per poter esigere giustizia. Siamo di fronte agli effetti di vent’anni di nevrosi in cui il conflitto politica/giustizia non ha consentito di affrontare il vero dramma che vive l’Italia e cioè che non c’è amministrazione della giustizia che restituisca giustizia se un processo civile dura vent’anni e se il processo penale anziché occuparsi dei reati veri del potere economico e dei colletti bianchi, riempie le galere di detenuti condannati per reati legati all’area del disagio, della povertà e della marginalità sociale. Ecco, anche in questo caso, siamo di fronte ad una ingiustizia sostanziale”.

Per Vendola “sembra essere tornati in uno strano ottocento, in un’epoca nella quale progressivamente è riemersa la tendenza al doppio codice, il codice per i briganti e il codice per i galantuomini laddove i briganti, cioè i poveri cristi, sono sicuramente colpevoli perchè sono poveri e i ricchi sono ontologicamente innocenti perchè chi esercita il potere rivendica immunità rispetto all’esercizio del controllo di legalità”.  Vendola invece al contrario crede “che lo Stato debba essere inflessibile nei confronti dei reati di chi abita ai piani nobili dell’edificio sociale e debba invece avere umanità quando la regola viene ferita da chi ha tante ferite nella propria marginalità sociale”.

Per poter raggiungere una giustizia giusta il Presidente Vendola ha detto che prima di tutto “non bisogna partire dall’offerta di giustizia ma dalla domanda di giustizia e dalla capacità necessaria di ascolto. Oggi forse dobbiamo imparare a conoscere bene - ha aggiunto Vendola - quali sono le peripezie che il singolo cittadino, il giovane, il padre di famiglia, l’imprenditore o la donna sono costretti ad affrontare nel tentativo di accedere al servizio giustizia”.

Il Presidente Vendola si è poi soffermato sulle esperienze e le buone pratiche pugliesi messe in campo in questo settore, in relazione alla organizzazione del servizio giustizia e in favore della cultura della legalità.

 “Credo - ha proseguito Vendola - che in epoca di spending review, il governo Monti debba venire a scuola in Puglia dove non abbiamo sperperato risorse, come invece ha fatto il Ministero di Giustizia disperdendo un miliardo di euro per processi di informatizzazione che non hanno informatizzato nulla. Noi in Puglia con 7 milioni di euro abbiamo messo in piedi prototipi e processi di informatizzazione, i progetti Aurora e Gnosis, che sono rivoluzionari ed efficaci e che consentono di abbattere drasticamente i tempi del processo. Ecco perché - ha concluso Vendola – è necessario che chi amministra la giustizia lo faccia venendo nei territori ad imparare, quando ci sono, le buone pratiche, anziché restare sempre in cattedra, lontano dalla realtà”.

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