MILANO. Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è stato intervistato in diretta stamattina da Fulvio Giuliani e Giusi Legrenzi all’interno di “Non Stop News” su RTL 102.5:
Presidente, -5 al primo turno delle primarie, tutti aspettano la corsa Bersani - Renzi, però poi c’è Vendola che non sembra il tipo che gareggia tanto per far numero?
Ho la tendenza a gareggiare come sfavorito, ma ho anche la tendenza a vincere. È stata costruita una bolla mediatica su queste primarie, un’opera sottile di manipolazione. L’idea che si trattasse di primarie del PD e non del Centro-Sinistra ha aleggiato in tutta questa campagna, è stato il contesto che ha tentato sin dall’inizio di togliere la ribalta a questa pluralità di protagonisti e di culture politiche che si sono cimentate nelle primarie. Io sono partito per ultimo continuando a fare fino in fondo il mio dovere di Governatore della Regione Puglia, ho avuto molto meno tempo di Bersani e non ho i soldi di Renzi, ma questo mi fa vestire ancora una volta gli abiti di Davide contro Golia. Per questo penso di poter vincere.
Quando ha fatto il confronto televisivo a cinque di una settimana fa, come si è sentito?
Quel modello di confronto è immaginato più come un quiz televisivo che come la possibilità di svolgere un ragionamento. Io mi sono sentito bene perché le parole chiave della mia agenda hanno a che fare con la precarietà , rompere la gabbia della precarietà , quella del mercato del lavoro, quella di apparati formativi feriti a morte come accaduto alla scuole, rompere la precarietà esistenziale di una generazione considerata come un vuoto a perdere da questo modello di sviluppo. Penso che il mio messaggio sia stato percepito, non si può più venire a compromessi con l’ideologia liberista, bisogna rompere con quelle politiche che hanno messo la finanza al centro della scena sociale e che hanno umiliato il lavoro riducendolo al rango di merce. Molti ascoltatori chiedono con chi si alleerebbe l’area di Centro-Sinistra in caso di vittoria di Vendola?
Farebbe un’alleanza con Casini? Non mi alleerei con Casini per una ragione di fondo: il programma di Pierferdinando Casini ha un profilo nettamente conservatore, non propone un avanzamento sul terreno dei diritti sociali ed è assolutamente renitente alla possibilità di immaginare un avanzamento delle libertà , dei diritti civili. Non ho pregiudizi nei confronti di Casini, ho un giudizio: dobbiamo essere seri nei confronti dei nostri elettori. Si può governare a condizione che al centro ci sia un cuore che batte per il cambiamento, un cambiamento reale di un Paese che è arretrato, bigotto, assediato da un sentimento di paura. Bisogna dare speranza alla gente, io voglio un’agenda della speranza. Nei fatti lei cosa intende per cambiamento?
È fare una politica industriale che consenta al sistema d’impresa di capire che non si può fare la competizione puntando sulla riduzione del costo del lavoro e del costo dei diritti e delle tutele. Si vince la sfida dell’innovazione investendo sull’innovazione, sulla qualità , sul sapere produttivo. Penso che non si possa immaginare per il nostro Paese di uscire da questa condizione di marginalità se non si investe sulla scuola e sulle università . Credo che bisogna tagliare invece i finanziamenti alle spese militari, tagliare il programma di acquisto dei cacciabombardieri. Credo che nel mio slogan “Oppure Vendola” ci sia il senso di questo bisogno di ribaltare una gerarchia di valori e di scelte che oggi sono del tutto irrazionali rispetto alle domande sociali che urgono fuori dal Palazzo.
Presidente, -5 al primo turno delle primarie, tutti aspettano la corsa Bersani - Renzi, però poi c’è Vendola che non sembra il tipo che gareggia tanto per far numero?
Ho la tendenza a gareggiare come sfavorito, ma ho anche la tendenza a vincere. È stata costruita una bolla mediatica su queste primarie, un’opera sottile di manipolazione. L’idea che si trattasse di primarie del PD e non del Centro-Sinistra ha aleggiato in tutta questa campagna, è stato il contesto che ha tentato sin dall’inizio di togliere la ribalta a questa pluralità di protagonisti e di culture politiche che si sono cimentate nelle primarie. Io sono partito per ultimo continuando a fare fino in fondo il mio dovere di Governatore della Regione Puglia, ho avuto molto meno tempo di Bersani e non ho i soldi di Renzi, ma questo mi fa vestire ancora una volta gli abiti di Davide contro Golia. Per questo penso di poter vincere.
Quando ha fatto il confronto televisivo a cinque di una settimana fa, come si è sentito?
Quel modello di confronto è immaginato più come un quiz televisivo che come la possibilità di svolgere un ragionamento. Io mi sono sentito bene perché le parole chiave della mia agenda hanno a che fare con la precarietà , rompere la gabbia della precarietà , quella del mercato del lavoro, quella di apparati formativi feriti a morte come accaduto alla scuole, rompere la precarietà esistenziale di una generazione considerata come un vuoto a perdere da questo modello di sviluppo. Penso che il mio messaggio sia stato percepito, non si può più venire a compromessi con l’ideologia liberista, bisogna rompere con quelle politiche che hanno messo la finanza al centro della scena sociale e che hanno umiliato il lavoro riducendolo al rango di merce. Molti ascoltatori chiedono con chi si alleerebbe l’area di Centro-Sinistra in caso di vittoria di Vendola?
Farebbe un’alleanza con Casini? Non mi alleerei con Casini per una ragione di fondo: il programma di Pierferdinando Casini ha un profilo nettamente conservatore, non propone un avanzamento sul terreno dei diritti sociali ed è assolutamente renitente alla possibilità di immaginare un avanzamento delle libertà , dei diritti civili. Non ho pregiudizi nei confronti di Casini, ho un giudizio: dobbiamo essere seri nei confronti dei nostri elettori. Si può governare a condizione che al centro ci sia un cuore che batte per il cambiamento, un cambiamento reale di un Paese che è arretrato, bigotto, assediato da un sentimento di paura. Bisogna dare speranza alla gente, io voglio un’agenda della speranza. Nei fatti lei cosa intende per cambiamento?
È fare una politica industriale che consenta al sistema d’impresa di capire che non si può fare la competizione puntando sulla riduzione del costo del lavoro e del costo dei diritti e delle tutele. Si vince la sfida dell’innovazione investendo sull’innovazione, sulla qualità , sul sapere produttivo. Penso che non si possa immaginare per il nostro Paese di uscire da questa condizione di marginalità se non si investe sulla scuola e sulle università . Credo che bisogna tagliare invece i finanziamenti alle spese militari, tagliare il programma di acquisto dei cacciabombardieri. Credo che nel mio slogan “Oppure Vendola” ci sia il senso di questo bisogno di ribaltare una gerarchia di valori e di scelte che oggi sono del tutto irrazionali rispetto alle domande sociali che urgono fuori dal Palazzo.
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