Agroalimentare: al via “Il Paniere di Federico II”
ANDRIA. L’Assessorato alle Politiche Scolastiche della Provincia di Barletta Andria Trani ha proposto all’Istituto Tecnico Agrario “Umberto I” di Andria la realizzazione di un Progetto denominato “Il Paniere di Federico II”. L’idea nasce dall’esigenza di valorizzare i prodotti tipici del territorio provinciale; di immaginare nuove strategie di marketing da adottare per migliorare la conoscenza di tali prodotti; di indicare alle imprese legate alla loro produzione, nuove strade per realizzare maggiore sviluppo economico attraverso tecniche innovative di programmazione delle produzioni.
Prima di proporre il Progetto, l’Assessorato ha effettuato un’accurata analisi del territorio, dei suoi prodotti tipici, dei punti di forza da sfruttare per una loro maggiore diffusione, delle opportunità che offre il mercato, dei punti di debolezza da approfondire per verificarne le cause e individuarne le strategie per il loro superamento.
E’ emerso che nei 10 comuni che costituiscono la VI Provincia pugliese (Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani e Trinitapoli) vi sono produzioni agricole o derivate, quali il “vino” e l’“olio”, trainanti della nostra economia agroalimentare, che si stanno evolvendo, giungendo ad assumere in taluni contesti i caratteri del “fenomeno culturale”. Vanno altresì aggiunte altre produzioni in forte ascesa nell’interesse dell’opinione pubblica, quali “la ciliegia di Bisceglie”, “le pesche di San Ferdinando di Puglia”, “il fungo carboncello” di Spinazzola e di Minervino Murge.
Complessivamente, sono all’incirca 100mila gli ettari di terreno dei 10 comuni dalla BAT che sono destinati alle coltivazioni agricole.
Manca da noi la predisposizione imprenditoriale a “fare sistema” (nell’ambito del proprio settore e con le imprese operanti in settori collaterali e complementari), anche attraverso operazioni di cooperativizzazione sostenute dal sistema bancario, oltre a una scarsa attenzione al miglioramento qualitativo delle produzioni, messo in luce dalla modesta propensione alla realizzazione di prodotti con marchi di qualità.
Il problema della scarsa dimensione delle imprese e della mediocre capacità si sviluppo è legata anche alla scelta da parte delle stesse di canali di distribuzione ormai obsoleti, che consentono un ricavo poco significativo. Sono pochissime le imprese agroalimentari che impiegano “Internet” come canale di distribuzione o che prendono in considerazione l’idea di effettuare delle ricerche di mercato.
In molte imprese della Bat esiste la convinzione di avere una conoscenza implicita su come produrre, comunicare e vendere, dettata dal buon senso e dall’esperienza, ma purtroppo non sempre è sufficiente per affrontare con piena professionalità le sfide di un’economia globalizzata e in continuo mutamento.
Altri elementi negativi sono anche l’elevato grado di frammentazione, che connota sia la componente agricola che la fase della prima trasformazione, e la mancata meccanizzazione della raccolta, tali da renderla dipendente, ai fini della formazione del reddito, dall’integrazione comunitaria.
Di fronte a questo scenario di criticità, l’Assessorato provinciale alle Politiche Scolastiche ha indicato all’ITA di Andria i punti del “Progetto” da sviluppare per giungere a proposte innovative ed attuabili, nel contesto socio economico della Bat, in grado di dare un forte impulso al settore agro alimentare.
Dobbiamo sfruttare maggiormente la presenza di 11 tipologie di prodotti che possono fregiarsi del marchio di qualità (tra DOP, DOC, IGP e IGT). Questo sicuramente è uno dei più importanti punti di forza del nostro settore agroalimentare e delle imprese ad esso concernente.
In sintesi, per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di una solida affermazione dei nostri migliori prodotti tipici a livello internazionale, si richiede all’ITA di Andria l’elaborazione di un progetto che realizzi una migliore organizzazione delle fasi di coltivazione, produzione, raccolta e commercializzazione dei prodotti di eccellenza del nostro territorio, garantiti da un Logo che ne evochi la provenienza e la tipicità attraverso la figura di Federico II di Svevia.
In un momento ritenuto critico per l’economia mondiale, occorre comunque cogliere le opportunità, che pure ci sono e che il mercato offre. Non mancano, infatti, i segnali di ripresa a livello macroeconomico; gli ampi spazi nei mercati derivanti da consumi pro-capite mediamente bassi, per quanto concerne le principali specializzazioni produttive della BAT; il forte interesse da parte dei consumatori stranieri verso il connubio prodotto tipico/territorio; la specificità di alcune produzioni che si trovano principalmente o esclusivamente nei comuni del territorio BAT; un potenziale sviluppo di nuovi canali distributivi e reti commerciali quali la “Filiera Corta” e i conseguenti “Gruppi di acquisto solidale”; una potenziale possibilità di incremento delle richieste di certificazioni a marchio.
“Con questo compito affidato al prestigioso Istituto Tecnico Agrario di Andria, probabilmente sono andato oltre il mio ruolo, ma non ritengo si possa continuare a rimanere immobili, nell’attesa che gli eventi mutino, quando in casa si hanno risorse e primizie che occorre solo valorizzare e far conoscere in ogni angolo della terra. Se riusciremo nello scopo, non mancheranno ricadute positive sul territorio, in termini di maggiore produttività e redditività delle nostre aziende del settore agro-alimentare e di occupazione, senza considerare i riflessi positivi che la notorietà di un prodotto tipico apporta al settore turistico”.
Prima di proporre il Progetto, l’Assessorato ha effettuato un’accurata analisi del territorio, dei suoi prodotti tipici, dei punti di forza da sfruttare per una loro maggiore diffusione, delle opportunità che offre il mercato, dei punti di debolezza da approfondire per verificarne le cause e individuarne le strategie per il loro superamento.
E’ emerso che nei 10 comuni che costituiscono la VI Provincia pugliese (Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani e Trinitapoli) vi sono produzioni agricole o derivate, quali il “vino” e l’“olio”, trainanti della nostra economia agroalimentare, che si stanno evolvendo, giungendo ad assumere in taluni contesti i caratteri del “fenomeno culturale”. Vanno altresì aggiunte altre produzioni in forte ascesa nell’interesse dell’opinione pubblica, quali “la ciliegia di Bisceglie”, “le pesche di San Ferdinando di Puglia”, “il fungo carboncello” di Spinazzola e di Minervino Murge.
Complessivamente, sono all’incirca 100mila gli ettari di terreno dei 10 comuni dalla BAT che sono destinati alle coltivazioni agricole.
Manca da noi la predisposizione imprenditoriale a “fare sistema” (nell’ambito del proprio settore e con le imprese operanti in settori collaterali e complementari), anche attraverso operazioni di cooperativizzazione sostenute dal sistema bancario, oltre a una scarsa attenzione al miglioramento qualitativo delle produzioni, messo in luce dalla modesta propensione alla realizzazione di prodotti con marchi di qualità.
Il problema della scarsa dimensione delle imprese e della mediocre capacità si sviluppo è legata anche alla scelta da parte delle stesse di canali di distribuzione ormai obsoleti, che consentono un ricavo poco significativo. Sono pochissime le imprese agroalimentari che impiegano “Internet” come canale di distribuzione o che prendono in considerazione l’idea di effettuare delle ricerche di mercato.
In molte imprese della Bat esiste la convinzione di avere una conoscenza implicita su come produrre, comunicare e vendere, dettata dal buon senso e dall’esperienza, ma purtroppo non sempre è sufficiente per affrontare con piena professionalità le sfide di un’economia globalizzata e in continuo mutamento.
Altri elementi negativi sono anche l’elevato grado di frammentazione, che connota sia la componente agricola che la fase della prima trasformazione, e la mancata meccanizzazione della raccolta, tali da renderla dipendente, ai fini della formazione del reddito, dall’integrazione comunitaria.
Di fronte a questo scenario di criticità, l’Assessorato provinciale alle Politiche Scolastiche ha indicato all’ITA di Andria i punti del “Progetto” da sviluppare per giungere a proposte innovative ed attuabili, nel contesto socio economico della Bat, in grado di dare un forte impulso al settore agro alimentare.
Dobbiamo sfruttare maggiormente la presenza di 11 tipologie di prodotti che possono fregiarsi del marchio di qualità (tra DOP, DOC, IGP e IGT). Questo sicuramente è uno dei più importanti punti di forza del nostro settore agroalimentare e delle imprese ad esso concernente.
In sintesi, per il raggiungimento dell’ambizioso obiettivo di una solida affermazione dei nostri migliori prodotti tipici a livello internazionale, si richiede all’ITA di Andria l’elaborazione di un progetto che realizzi una migliore organizzazione delle fasi di coltivazione, produzione, raccolta e commercializzazione dei prodotti di eccellenza del nostro territorio, garantiti da un Logo che ne evochi la provenienza e la tipicità attraverso la figura di Federico II di Svevia.
In un momento ritenuto critico per l’economia mondiale, occorre comunque cogliere le opportunità, che pure ci sono e che il mercato offre. Non mancano, infatti, i segnali di ripresa a livello macroeconomico; gli ampi spazi nei mercati derivanti da consumi pro-capite mediamente bassi, per quanto concerne le principali specializzazioni produttive della BAT; il forte interesse da parte dei consumatori stranieri verso il connubio prodotto tipico/territorio; la specificità di alcune produzioni che si trovano principalmente o esclusivamente nei comuni del territorio BAT; un potenziale sviluppo di nuovi canali distributivi e reti commerciali quali la “Filiera Corta” e i conseguenti “Gruppi di acquisto solidale”; una potenziale possibilità di incremento delle richieste di certificazioni a marchio.
“Con questo compito affidato al prestigioso Istituto Tecnico Agrario di Andria, probabilmente sono andato oltre il mio ruolo, ma non ritengo si possa continuare a rimanere immobili, nell’attesa che gli eventi mutino, quando in casa si hanno risorse e primizie che occorre solo valorizzare e far conoscere in ogni angolo della terra. Se riusciremo nello scopo, non mancheranno ricadute positive sul territorio, in termini di maggiore produttività e redditività delle nostre aziende del settore agro-alimentare e di occupazione, senza considerare i riflessi positivi che la notorietà di un prodotto tipico apporta al settore turistico”.