BARI. “E’ vero che in Puglia spesso, anche nei casi in cui la Legge lo renderebbe obbligatorio, non si chiede la certificazione antimafia a tutte le aziende che richiedono autorizzazioni a realizzare impianti di produzione di energie rinnovabili?”.
Lo chiede in una interrogazione urgente al Presidente della Giunta e all’assessore allo Sviluppo Economico, il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese.
“La Puglia, nel bene e nel male, è una delle prime regioni italiane per lo sviluppo di impianti di produzione di energie alternative con circa 20mila impianti di piccole e grandi dimensioni su tutto il territorio regionale. A fronte di questa esplosione di insediamenti e dell’aumento di energia prodotta da fonti rinnovabili – scrive Palese - non sembra che si sia verificato un abbassamento di energia proveniente dal carbone. Di contro, tali impianti hanno provocato certamente mutamenti del paesaggio non certo positivi, notevoli impatti ambientali e decine sono state in questi anni le inchieste giudiziarie che hanno portato alla luce anche irregolarità, lavoro nero, presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. Tra la documentazione che le imprese interessate devono presentare per poter chiedere le autorizzazioni ed avviare la realizzazione di un impianto, la legislazione vigente (vedi Decreto Legislativo 159/2011) rende obbligatoria anche la presentazione della certificazione antimafia; così come gli Enti Pubblici deputati al rilascio del titolo abilitativo, possono attivare, presso le competenti Prefetture, le procedure relative alla richiesta di ‘informazioni antimafia’. Chiediamo quindi al Governo regionale - conclude Palese - se corrisponde al vero che in Puglia spesso, anche nei casi in cui la Legge lo renderebbe obbligatorio, non si chieda alle aziende, in sede di rilascio del titolo abilitativo, né la certificazione antimafia, né si attivino presso le Prefetture le procedure relative alla richiesta di ‘informazioni antimafia’ e, se si, come sia possibile che ciò avvenga e se, alla luce di quanto accaduto negli ultimi anni e riportato quotidianamente dalle cronache giudiziarie in merito ad irregolarità e presunte infiltrazioni criminali nel settore delle rinnovabili, il Governo regionale non ritenga quantomeno opportuno prevedere per le imprese l’obbligo di allegare certificazioni antimafia e, per gli Uffici regionali o degli altri Enti Pubblici deputati al rilascio delle autorizzazioni, prevedere l’obbligo di richiedere alle Prefetture le “informazioni antimafia”.
Lo chiede in una interrogazione urgente al Presidente della Giunta e all’assessore allo Sviluppo Economico, il capogruppo del Pdl alla Regione Puglia, Rocco Palese.
“La Puglia, nel bene e nel male, è una delle prime regioni italiane per lo sviluppo di impianti di produzione di energie alternative con circa 20mila impianti di piccole e grandi dimensioni su tutto il territorio regionale. A fronte di questa esplosione di insediamenti e dell’aumento di energia prodotta da fonti rinnovabili – scrive Palese - non sembra che si sia verificato un abbassamento di energia proveniente dal carbone. Di contro, tali impianti hanno provocato certamente mutamenti del paesaggio non certo positivi, notevoli impatti ambientali e decine sono state in questi anni le inchieste giudiziarie che hanno portato alla luce anche irregolarità, lavoro nero, presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. Tra la documentazione che le imprese interessate devono presentare per poter chiedere le autorizzazioni ed avviare la realizzazione di un impianto, la legislazione vigente (vedi Decreto Legislativo 159/2011) rende obbligatoria anche la presentazione della certificazione antimafia; così come gli Enti Pubblici deputati al rilascio del titolo abilitativo, possono attivare, presso le competenti Prefetture, le procedure relative alla richiesta di ‘informazioni antimafia’. Chiediamo quindi al Governo regionale - conclude Palese - se corrisponde al vero che in Puglia spesso, anche nei casi in cui la Legge lo renderebbe obbligatorio, non si chieda alle aziende, in sede di rilascio del titolo abilitativo, né la certificazione antimafia, né si attivino presso le Prefetture le procedure relative alla richiesta di ‘informazioni antimafia’ e, se si, come sia possibile che ciò avvenga e se, alla luce di quanto accaduto negli ultimi anni e riportato quotidianamente dalle cronache giudiziarie in merito ad irregolarità e presunte infiltrazioni criminali nel settore delle rinnovabili, il Governo regionale non ritenga quantomeno opportuno prevedere per le imprese l’obbligo di allegare certificazioni antimafia e, per gli Uffici regionali o degli altri Enti Pubblici deputati al rilascio delle autorizzazioni, prevedere l’obbligo di richiedere alle Prefetture le “informazioni antimafia”.