Francesco Greco. Money, money, money… (Pink Floyd, “The Dark Side of the Moon”). E se la moneta si ferma in una palude infida? Arriva la stagnazione: ciclica ci ripetono i media e gli economisti engagé, gli spin doctor, i lobbisti a rincuorarci. I consumi crollano, le imprese non hanno liquidità, le banche negano il credito per farle modernizzare ed essere competitive (meglio la “finanza fine a se stessa”, “creativa”, preferita anche da una generazione di imprenditori), lo spettro di posti di lavoro che si dissolvono è una luce sinistra che riflette su tutti, a ogni latitudine.
La politica economica del governo “tecnico” modulata sul rigore da lacrime e sangue, dettata dal pensiero del liberismo selvaggio, dopo un anno mostra i segni del fallimento. Dovuto anche alla sudditanza agli ukase della Merkel lady di ferro. Mentre una vera riforma dei mercati è sempre di là da venire: la legge della foresta eccita gli istinti peggiori, predatori del capitalismo prima maniera. Semplificata al massimo, è la situazione del Belpaese che dal 2007 a oggi è andata aggravandosi. Se è un “ciclo”, come sostiene una parte del pensiero (unico) economico planetario, sta durando anche troppo con costi sociali devastanti. E la casta perennemente nella bufera tra benefit e corruzione, non aiuta, anzi complica le cose.
Ma siccome la crisi, a dar credito all’etimologia cinese, è anche un’opportunità, almeno serve a far emergere le migliori energie creative. Ecco allora l’idea virtuosa: mettiamo in rete le imprese pubbliche (municipalizzate) e private di un territorio e dotiamole di una moneta complementare, virtuale, metafisica, ma che comunque ha una sua consistenza materiale, e che è usata sul modello delle carte di credito. Si ispira a Bretton Woods, il Piano Marshall e la “camera di compensazione” di keynesiana memoria nel secondo dopoguerra, ma richiama anche l’Ue dei pagamenti adottati dal ‘50 al ’58, sempre su progetto di Jhon Maynard Keynes. Aggiornata, ovvio, al tempo dello spread e i bond.
E dopo averla teorizzata in “La fine della finanza” (Donzelli editore, Roma 2011, appena ristampato), sbarca a Lecce, portata da due giovani economisti della “Bocconi” di Milano, Massimo Amato (a sinistra nella foto di Andrea Biasco) e Luca Fantacci, considerati “eretici” rispetto al pensiero economico dominante che passa nei media attraverso gli articoli di Alesina, Giavazzi, lo stesso Mario Monti e tutti i “guru” della scuola di pensiero “Chicago Boys”, su tutti Milton Freedman.
Una due giorni intensa, che ha vissuto fra le Manifatture Knos (all’interno della rassegna “Incontri del terzo luogo”), titolo “Una moneta per Lecce” e il giorno dopo nell’aula E6 di Ecotekne con il seminario “Una moneta complementare per lo sviluppo locale”, con Amato e Fantacci e il preside della Facoltà di Economia dell’ Università del Salento Francesco Giaccari. Il tutto organizzato dall’Udu (Unione degli universitari) e coordinato dal giovane economista pugliese Andrea Biasco: in futuro si sentirà parlare di lui.
E’ da dire comunque che esistono interessanti precedenti. Dal 1954 in Svizzera 60mila imprese usano per le loro relazioni il Franco-Vir, una moneta parallela al franco. Amato e Fantacci (ottimo il loro francese) sono nella Commissione di analisi che ha appena dotato la città francese di Nantes del “Nanteau” (bello anche “Sonantes”, ma Amato e Fantacci hanno ricevuto dalla gente di quella città ben 400 proposte di nomi: grandeur e creatività, ma noi la sappiamo più lunga…), una moneta usata nei rapporti commerciali, di credito, ecc. dalle attività commerciali e produttive. In Sardegna 800 aziende si fanno rete usando il “Sardex”, idem in Sicilia, con il “Sikanks”. A Tolosa invece hanno inventato una moneta usata solo dai disoccupati, a Napoli col “Napo” il sindaco De Magistris premia i comportamenti virtuosi, eco-sostenibili dei cittadini. Come in Brasile. I circuiti virtuosi includono anche lavoratori e consumatori, che spendendo sul territorio fanno crescere le imprese indigene e sviluppano i servizi. Per Lecce fra poco partirà un concorso di idee per dare il nome alla sua moneta, mentre partono studi di fattibilità sul territorio. Il rapporto con l’€ è di 1 a 1.
Introdotto dal prof. Michele Bee (Universitè de Lausanne) e una performance teatrale molto efficace (la Grecia ha solo debiti, i francesi producono auto, i tedeschi esigono i crediti greci, ma con l’auto francese andranno in vacanza ad Atene), l’incontro è vissuto sulle analisi controcorrente di Amato, Fantacci e Giaccari.
Amato: “La moneta è quella cosa che deve essere lasciata andare. Fa girare la ricchezza girando essa stessa… L’abbondanza di moneta, come in questo periodo, crea ricchezza illusoria. Negli ultimi 5 anni si è triplicata”. Fantacci: “Da 5 anni viviamo una crisi globale che è anche crisi di fiducia nei mercati internazionali. La depressione attuale richiama quella degli Anni Trenta. La moneta locale tiene il conto del rapporto fra debito e credito. Se le imprese si fanno credito e si pagano i debiti a vicenda non ricorrono alle banche. La moneta locale è complementare, non sostitutiva dell’euro, i tributi vanno sempre pagati in euro”. Giaccari (tarantino dei Tamburi): “La moneta è uno dei grandi misteri dell’umanità: negli ultimi 30 anni ha trasmesso l’idea dell’avidità…”.
Post scriptum: dopo la due giorni di Lecce si capisce, storicamente, l’odio sociale per gli avari: al di là dei cicli “inevitabili”, con un’azione costante, tenendo il denaro fermo, danneggiano il tessuto sociale e le componenti del “patto sociale”. Amato e Fantacci hanno invocato provvedimenti e sanzioni. Condiviso! “La moneta è come il vento…”.
La politica economica del governo “tecnico” modulata sul rigore da lacrime e sangue, dettata dal pensiero del liberismo selvaggio, dopo un anno mostra i segni del fallimento. Dovuto anche alla sudditanza agli ukase della Merkel lady di ferro. Mentre una vera riforma dei mercati è sempre di là da venire: la legge della foresta eccita gli istinti peggiori, predatori del capitalismo prima maniera. Semplificata al massimo, è la situazione del Belpaese che dal 2007 a oggi è andata aggravandosi. Se è un “ciclo”, come sostiene una parte del pensiero (unico) economico planetario, sta durando anche troppo con costi sociali devastanti. E la casta perennemente nella bufera tra benefit e corruzione, non aiuta, anzi complica le cose.
Ma siccome la crisi, a dar credito all’etimologia cinese, è anche un’opportunità, almeno serve a far emergere le migliori energie creative. Ecco allora l’idea virtuosa: mettiamo in rete le imprese pubbliche (municipalizzate) e private di un territorio e dotiamole di una moneta complementare, virtuale, metafisica, ma che comunque ha una sua consistenza materiale, e che è usata sul modello delle carte di credito. Si ispira a Bretton Woods, il Piano Marshall e la “camera di compensazione” di keynesiana memoria nel secondo dopoguerra, ma richiama anche l’Ue dei pagamenti adottati dal ‘50 al ’58, sempre su progetto di Jhon Maynard Keynes. Aggiornata, ovvio, al tempo dello spread e i bond.
E dopo averla teorizzata in “La fine della finanza” (Donzelli editore, Roma 2011, appena ristampato), sbarca a Lecce, portata da due giovani economisti della “Bocconi” di Milano, Massimo Amato (a sinistra nella foto di Andrea Biasco) e Luca Fantacci, considerati “eretici” rispetto al pensiero economico dominante che passa nei media attraverso gli articoli di Alesina, Giavazzi, lo stesso Mario Monti e tutti i “guru” della scuola di pensiero “Chicago Boys”, su tutti Milton Freedman.
Una due giorni intensa, che ha vissuto fra le Manifatture Knos (all’interno della rassegna “Incontri del terzo luogo”), titolo “Una moneta per Lecce” e il giorno dopo nell’aula E6 di Ecotekne con il seminario “Una moneta complementare per lo sviluppo locale”, con Amato e Fantacci e il preside della Facoltà di Economia dell’ Università del Salento Francesco Giaccari. Il tutto organizzato dall’Udu (Unione degli universitari) e coordinato dal giovane economista pugliese Andrea Biasco: in futuro si sentirà parlare di lui.
E’ da dire comunque che esistono interessanti precedenti. Dal 1954 in Svizzera 60mila imprese usano per le loro relazioni il Franco-Vir, una moneta parallela al franco. Amato e Fantacci (ottimo il loro francese) sono nella Commissione di analisi che ha appena dotato la città francese di Nantes del “Nanteau” (bello anche “Sonantes”, ma Amato e Fantacci hanno ricevuto dalla gente di quella città ben 400 proposte di nomi: grandeur e creatività, ma noi la sappiamo più lunga…), una moneta usata nei rapporti commerciali, di credito, ecc. dalle attività commerciali e produttive. In Sardegna 800 aziende si fanno rete usando il “Sardex”, idem in Sicilia, con il “Sikanks”. A Tolosa invece hanno inventato una moneta usata solo dai disoccupati, a Napoli col “Napo” il sindaco De Magistris premia i comportamenti virtuosi, eco-sostenibili dei cittadini. Come in Brasile. I circuiti virtuosi includono anche lavoratori e consumatori, che spendendo sul territorio fanno crescere le imprese indigene e sviluppano i servizi. Per Lecce fra poco partirà un concorso di idee per dare il nome alla sua moneta, mentre partono studi di fattibilità sul territorio. Il rapporto con l’€ è di 1 a 1.
Introdotto dal prof. Michele Bee (Universitè de Lausanne) e una performance teatrale molto efficace (la Grecia ha solo debiti, i francesi producono auto, i tedeschi esigono i crediti greci, ma con l’auto francese andranno in vacanza ad Atene), l’incontro è vissuto sulle analisi controcorrente di Amato, Fantacci e Giaccari.
Amato: “La moneta è quella cosa che deve essere lasciata andare. Fa girare la ricchezza girando essa stessa… L’abbondanza di moneta, come in questo periodo, crea ricchezza illusoria. Negli ultimi 5 anni si è triplicata”. Fantacci: “Da 5 anni viviamo una crisi globale che è anche crisi di fiducia nei mercati internazionali. La depressione attuale richiama quella degli Anni Trenta. La moneta locale tiene il conto del rapporto fra debito e credito. Se le imprese si fanno credito e si pagano i debiti a vicenda non ricorrono alle banche. La moneta locale è complementare, non sostitutiva dell’euro, i tributi vanno sempre pagati in euro”. Giaccari (tarantino dei Tamburi): “La moneta è uno dei grandi misteri dell’umanità: negli ultimi 30 anni ha trasmesso l’idea dell’avidità…”.
Post scriptum: dopo la due giorni di Lecce si capisce, storicamente, l’odio sociale per gli avari: al di là dei cicli “inevitabili”, con un’azione costante, tenendo il denaro fermo, danneggiano il tessuto sociale e le componenti del “patto sociale”. Amato e Fantacci hanno invocato provvedimenti e sanzioni. Condiviso! “La moneta è come il vento…”.
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