TARANTO. "Oltre l'emergenza ambientale, sanitaria e lavorativa ci ha travolto anche l'emergenza del tornado. Tutto sembra cospirare per distruggere la nostra speranza". Lo ha detto l'arcivescovo di Taranto Monsignor Filippo Santoro nell'omelia pronunciata questo pomeriggio nel corso dei funerali di Francesco Zaccaria, 29 anni, l'operaio gruista dell'Ilva, morto mercoledi' mattina durante la tromba d'aria che ha colpito lo stabilimento. Le esequie sono state celebrate, alla presenza di alcune centinaia di persone, nel santuario diocesano di Nostra Signora di Fatima a Talsano.
Erano presenti i genitori, la fidanzata e i familiari della vittima, il prefetto Claudio Sammartino, il rappresentante del Sindaco di Taranto Vincenzo Baio, l'ammiraglio Ermenegildo Ugazzi, il Procuratore generale Ciro Saltalamacchia, il Presidente del tribunale Antonio Morelli, il Procuratore della Repubblica Franco Sebastio, il Questore di Taranto Enzo Mangini, il Comandate provinciale dei Carabinieri colonnello Daniele Sirimarco, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza colonnello Salvatore Paiano, i Parrocchiani di Talsano, i compagni di lavoro e dirigenti dell' azienda. Oggi a Taranto e' lutto cittadino.
"Avevamo sperato sino all'ultimo che Francesco fosse riuscito a trovare scampo dal tornado che mercoledi' scorso si e' abbattuto su Taranto, sull' Ilva e su Statte - ha aggiunto monsignor Santoro - ma ieri mattina e' stato ritrovato il suo corpo intrappolato nella cabina della gru che il terribile tornado ha travolto. Mi sono subito fermato ed ho detto una preghiera per lui, per i suoi familiari, per i suoi compagni di lavoro e per tutta la nostra citta'. Circa un mese fa avevamo perduto Claudio (Marsella ndr), l'altro giovane lavoratore dell'Ilva, e le cause della sua morte sono ancora da accertare. Per solidarieta' ho visitato sul posto i suoi colleghi di lavoro. Oggi siamo di fronte a quest'altro grande dolore ed e' giusto che ne siano accertate pienamente le cause".
L'arcivescovo ha ricordato come "Francesco si preparava a mettere su una casa frutto del suo lavoro e dei suoi sacrifici. Ma il progetto di questa giovane vita e' stato spezzato". A proposito della violenta tromba d'aria ha dett che si tratta di scene "che avevo visto in Brasile dove, nella mia diocesi di Petro'polis, l'anno scorso sono morte cinquecento persone. Ma qui le abbiamo viste solo nei film. Come siamo fragili. In un istante tutto puo' essere distrutto. Siamo rimasti tutti impotenti".
"Non abbiamo il dominio della natura. Qui dobbiamo solo riconoscere che non siamo i Signori della natura e del mondo e che la realta' e' misteriosa. Un dolore profondo e lacerante. Un vero dramma. Ma il mistero - ha continuato monsignor Santoro - non e' rimasto lontano a guardare perche' il Mistero non e' l'indistinta materia cosmica in cui ci spegniamo. Il Signore e' entrato in questo dramma, si e' fatto uomo come noi, soffrendo l'angoscia e l'abbandono ed e' penetrato nell' abisso della morte per essere vicino a tutti quelli che muoiono, particolarmente a quanti muoiono di morte improvvisa". (
Erano presenti i genitori, la fidanzata e i familiari della vittima, il prefetto Claudio Sammartino, il rappresentante del Sindaco di Taranto Vincenzo Baio, l'ammiraglio Ermenegildo Ugazzi, il Procuratore generale Ciro Saltalamacchia, il Presidente del tribunale Antonio Morelli, il Procuratore della Repubblica Franco Sebastio, il Questore di Taranto Enzo Mangini, il Comandate provinciale dei Carabinieri colonnello Daniele Sirimarco, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza colonnello Salvatore Paiano, i Parrocchiani di Talsano, i compagni di lavoro e dirigenti dell' azienda. Oggi a Taranto e' lutto cittadino.
"Avevamo sperato sino all'ultimo che Francesco fosse riuscito a trovare scampo dal tornado che mercoledi' scorso si e' abbattuto su Taranto, sull' Ilva e su Statte - ha aggiunto monsignor Santoro - ma ieri mattina e' stato ritrovato il suo corpo intrappolato nella cabina della gru che il terribile tornado ha travolto. Mi sono subito fermato ed ho detto una preghiera per lui, per i suoi familiari, per i suoi compagni di lavoro e per tutta la nostra citta'. Circa un mese fa avevamo perduto Claudio (Marsella ndr), l'altro giovane lavoratore dell'Ilva, e le cause della sua morte sono ancora da accertare. Per solidarieta' ho visitato sul posto i suoi colleghi di lavoro. Oggi siamo di fronte a quest'altro grande dolore ed e' giusto che ne siano accertate pienamente le cause".
L'arcivescovo ha ricordato come "Francesco si preparava a mettere su una casa frutto del suo lavoro e dei suoi sacrifici. Ma il progetto di questa giovane vita e' stato spezzato". A proposito della violenta tromba d'aria ha dett che si tratta di scene "che avevo visto in Brasile dove, nella mia diocesi di Petro'polis, l'anno scorso sono morte cinquecento persone. Ma qui le abbiamo viste solo nei film. Come siamo fragili. In un istante tutto puo' essere distrutto. Siamo rimasti tutti impotenti".
"Non abbiamo il dominio della natura. Qui dobbiamo solo riconoscere che non siamo i Signori della natura e del mondo e che la realta' e' misteriosa. Un dolore profondo e lacerante. Un vero dramma. Ma il mistero - ha continuato monsignor Santoro - non e' rimasto lontano a guardare perche' il Mistero non e' l'indistinta materia cosmica in cui ci spegniamo. Il Signore e' entrato in questo dramma, si e' fatto uomo come noi, soffrendo l'angoscia e l'abbandono ed e' penetrato nell' abisso della morte per essere vicino a tutti quelli che muoiono, particolarmente a quanti muoiono di morte improvvisa". (