FIRENZE. "Il lavoro e' tale se contiene dei diritti, ma cosa succede se viene negato anche il primo dei diritti, quello alla sicurezza dei lavoratori dentro la fabbrica e dei loro famigliari fuori?". E' con questa domanda che si e' congedato Vincenzo Vestita, dipendente e rappresentante sindacale della Ilva di Taranto, parlando ai 9mila studenti riuniti al Palamandela di Firenze per il sedicesimo Meeting dei diritti umani organizzato dalla Regione Toscana.
Nelle sue parole la testimonianza di un lavoro difficile, di un lavoro troppo spesso senza diritti, in quella che ancora oggi e' la piu' grande acciaieria di Europa. "Ricordo ancora la visita medica per essere assunto - ha ricordato Vestita - quel posto di lavoro mi avrebbe consentito di realizzare il sogno che e' di ogni ragazzo, comprare una macchina. L'euforia pero' duro' poco. Basto' un giro il primo giorno, basto' vedere l'impianto, con le lingue di fuoco, le ciminiere, i nastri trasportatori. In questo posto dal 1995 a oggi sono morti 45 lavoratori, molti di loro giovani". Fino ad arrivare ai nostri giorni, con le due perizie della magistratura che, per la prima volta, hanno accertato il legame tra le emissioni inquinanti e le malattie.
"Da allora in parecchi mi hanno chiesto. E tu come fai a scegliere tra la salute e il lavoro? Questa e' una domanda - ha aggiunto l'operaio - che non ci si dovrebbe porre in un paese civile. Eppure questi problemi ci sono sempre stati. Onestamente non so quali soluzioni oggi ci possono essere. Pero' so che in altri paesi i problemi sono esaminati e affrontati per tempo, so che si fanno gli investimenti, soprattutto gli investimenti in sicurezza". (Adnkronos.it)
Nelle sue parole la testimonianza di un lavoro difficile, di un lavoro troppo spesso senza diritti, in quella che ancora oggi e' la piu' grande acciaieria di Europa. "Ricordo ancora la visita medica per essere assunto - ha ricordato Vestita - quel posto di lavoro mi avrebbe consentito di realizzare il sogno che e' di ogni ragazzo, comprare una macchina. L'euforia pero' duro' poco. Basto' un giro il primo giorno, basto' vedere l'impianto, con le lingue di fuoco, le ciminiere, i nastri trasportatori. In questo posto dal 1995 a oggi sono morti 45 lavoratori, molti di loro giovani". Fino ad arrivare ai nostri giorni, con le due perizie della magistratura che, per la prima volta, hanno accertato il legame tra le emissioni inquinanti e le malattie.
"Da allora in parecchi mi hanno chiesto. E tu come fai a scegliere tra la salute e il lavoro? Questa e' una domanda - ha aggiunto l'operaio - che non ci si dovrebbe porre in un paese civile. Eppure questi problemi ci sono sempre stati. Onestamente non so quali soluzioni oggi ci possono essere. Pero' so che in altri paesi i problemi sono esaminati e affrontati per tempo, so che si fanno gli investimenti, soprattutto gli investimenti in sicurezza". (Adnkronos.it)