Stato-mafia: Consulta accoglie ricorso Napolitano, telefonate da distruggere

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
ROMA. Le telefonate intercettate di Giorgio Napolitano sono da distruggere. La Corte costituzionale ha accolto infatti il ricorso del Presidente della Repubblica sul conflitto con la Procura di Palermo: dichiarando che non spettava alla Procura di valutare la rilevanza delle intercettazioni né di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271 del codice di procedura penale. La decisione della Consulta comporta che le intercettazioni che hanno captato il capo dello Stato vengano distrutte.

Al centro del conflitto d'attribuzione sollevato dal Quirinale nei confronti dei pm palermitani, alcune conversazioni telefoniche del capo dello Stato con l'ex ministro Nicola Mancino, le sui utenze erano state messe sotto controllo su mandato dei pm palermitani che indagano sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.

Per conoscere nel dettaglio la decisione assunta oggi dalla Consulta, dopo oltre 4 ore di Camera di Consiglio, bisognerà attendere il deposito della sentenza.

"La Corte costituzionale - informa la Consulta - in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell'ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l'immediata distruzione ai sensi dell'articolo 271, 3° comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti".

ANM, ORA FATTA CHIAREZZA - "E' un tema complesso e l'intervento della Consulta ha fatto chiarezza su una situazione non regolata da una norma specifica del codice di Procedura Penale e che si prestava a diverse interpretazioni". E' il commento sulla vicenda del presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli dopo la sentenza della Consulta sul conflitto di attribuzioni tra il Capo dello stato e la Procura di Palermo chiarendo però di non commentare le sentenze a maggior ragione quando si tratta di una sentenza della Consulta della quale non si conoscono le motivazioni.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto