FOGGIA. Ha una caratterizzazione storica l’accordo sottoscritto ieri tra Ente e rappresentanze sindacali dell’Ospedale Don Uva di Foggia. Un accordo chiamato contratto di solidarietà.
Nelle sabbie mobili della crisi, apertasi mesi fa, e che ha visto i vertici aziendali prospettare il licenziamento in tronco di 153 dipendenti per la sola sede foggiana (oltre 580 contando anche Bisceglie e Potenza), l’autotassazione ha il significato della unica via di uscita, da affiancare alla mobilità per 77 dipendenti – sempre su Foggia – accompagnabili alla pensione. Lo rende noto la F.P. Cgil Foggia.
Il tavolo tecnico, - prosegue la nota - convocato per trovare un indirizzo propedeutico all’accordo finale da siglare lunedì 4 febbraio prossimo preso il Ministero del Lavoro, ha prodotto il risultato, cui buon merito si deve all’apporto di mediazione svolto dalla F.P. CGIL Puglia, rappresentata dal Segretario Generale Biagio D’Alberto e dal referente aziendale Vincenzo Pollidoro.
Va rimarcata e sottolineata la nota allegata al verbale del tavolo tecnico: ‘la F.P.CGIL Puglia ha assunto come ipotesi di lavoro la proposta avanzata, subordinado la validazione della posizione al confronto con i lavoratori’.
Dopo il fermo e ribadito ‘no’ del sindacato - di fronte alla volontà rigida dei vertici aziendali dell’Ente Ecclesiastico della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza - di procedere ai licenziamenti anche di quei lavoratori non accompagnabili alla pensione e quindi, di fatto, rimanenti senza posto di lavoro al termine del periodo di mobilità, quello del contratto di solidarietà appare come l’unico approdo possibile. Pur non tralasciando le responsabilità amministrative dei vertici aziendali, che hanno prodotto il buco finanziaro di oltre 300milioni di euro, va rimarcata l’unanimità delle forze in cause per l’accordo trovato.
Il sacrificio cui si sottoporranno i dipendenti del complesso ospedaliero foggiano può significare una via d’uscita per meritare una risposta favorevole da parte del Tribunale di Trani, chiamato a pronunciarsi sugli atti del Concordato preventivo - chiesto dalla dirigenza del Don Uva - entro il prossimo marzo per contrapporsi all’istanza di falimento chiesta dalla procura lo scorso anno.
Il contratto di solidarietà rappresenta, senza dubbio, una attestazione significativa di consapevolezza e rigore lavorativo da parte dei dipendenti, finalizzata ad assicurare la continuità terapeutica per i quasi 600 pazienti ricoverati o assistiti nei nuclei degli Istituti Ospedalieri e nei Centri di Riabilitazione dell’Opera Don Uva di Foggia ed alle loro famiglie, conclude la nota.
Nelle sabbie mobili della crisi, apertasi mesi fa, e che ha visto i vertici aziendali prospettare il licenziamento in tronco di 153 dipendenti per la sola sede foggiana (oltre 580 contando anche Bisceglie e Potenza), l’autotassazione ha il significato della unica via di uscita, da affiancare alla mobilità per 77 dipendenti – sempre su Foggia – accompagnabili alla pensione. Lo rende noto la F.P. Cgil Foggia.
Il tavolo tecnico, - prosegue la nota - convocato per trovare un indirizzo propedeutico all’accordo finale da siglare lunedì 4 febbraio prossimo preso il Ministero del Lavoro, ha prodotto il risultato, cui buon merito si deve all’apporto di mediazione svolto dalla F.P. CGIL Puglia, rappresentata dal Segretario Generale Biagio D’Alberto e dal referente aziendale Vincenzo Pollidoro.
Va rimarcata e sottolineata la nota allegata al verbale del tavolo tecnico: ‘la F.P.CGIL Puglia ha assunto come ipotesi di lavoro la proposta avanzata, subordinado la validazione della posizione al confronto con i lavoratori’.
Dopo il fermo e ribadito ‘no’ del sindacato - di fronte alla volontà rigida dei vertici aziendali dell’Ente Ecclesiastico della Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza - di procedere ai licenziamenti anche di quei lavoratori non accompagnabili alla pensione e quindi, di fatto, rimanenti senza posto di lavoro al termine del periodo di mobilità, quello del contratto di solidarietà appare come l’unico approdo possibile. Pur non tralasciando le responsabilità amministrative dei vertici aziendali, che hanno prodotto il buco finanziaro di oltre 300milioni di euro, va rimarcata l’unanimità delle forze in cause per l’accordo trovato.
Il sacrificio cui si sottoporranno i dipendenti del complesso ospedaliero foggiano può significare una via d’uscita per meritare una risposta favorevole da parte del Tribunale di Trani, chiamato a pronunciarsi sugli atti del Concordato preventivo - chiesto dalla dirigenza del Don Uva - entro il prossimo marzo per contrapporsi all’istanza di falimento chiesta dalla procura lo scorso anno.
Il contratto di solidarietà rappresenta, senza dubbio, una attestazione significativa di consapevolezza e rigore lavorativo da parte dei dipendenti, finalizzata ad assicurare la continuità terapeutica per i quasi 600 pazienti ricoverati o assistiti nei nuclei degli Istituti Ospedalieri e nei Centri di Riabilitazione dell’Opera Don Uva di Foggia ed alle loro famiglie, conclude la nota.