Giuseppe Massari. Gravina era pronta ad accogliere l’ambasciatore giapponese in Italia, Masaharu Kohno, dopo averne ricevuto notizia della visita, che il diplomatico nipponico avrebbe compiuto in Puglia, dal professore Myashita, docente dell’Università di Kanazawa e da tre anni impegnato nella città, capitale della Peucetia, in un progetto finanziato dall’Ateneo del Sol Levante, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, sulla tecnica del colore relativa agli affreschi situati nelle chiese rupestri del Mezzogiorno d’Italia.
L’illustre ospite, accompagnato dalla consorte, ha varcato la sede della municipalità cittadina accolto dal primo cittadino, Alesio Valente, dall’assessore alla Cultura, Laura Marchetti, dall’assessore all’Ecologia ed Ambiente, Maddalena Grillo e dall’assessore al Turismo, Sergio Varvara. Nella cornice istituzionale sono stati di supporto alcuni elementi scenografici e coreografici, quale la coppia, in abiti tradizionali, del gruppo folkloristico, La Zjte. A confermare la ufficialità della visita sono intervenuti il presidente della Fondazione Ettore Pomarici- Santomasi, Agostino Giglio e il rappresentante del Capitolo Cattedrale di Gravina, don Michele Capodiferro. Scambio di saluti e doni, ma, poi, subito, l’immersione nei luoghi della storia, della cultura e dell’arte, a contatto con le realtà bizantineggianti delle chiese rupestri, oggetto del progetto curato dai docenti e studenti dell’Università di Kanazawa.
Prima tappa, la Fondazione Santomasi, custode e conservatrice degli affreschi, fra i quali il maestoso Cristo Pantocratore, “strappati” , sul finire degli anni 50, con la supervisione e consulenza di Cesare Brandi, all’epoca direttore dell’Istituto Centrale di Restauro di Roma, dal sito originario della chiesa di san Vito Vecchio, e portati in giro per il mondo tra Bruxelles, Roma ed Atene, prima della loro sistemazione definitiva dove, attualmente si trovano. Tappa successiva, la chiesa di san Michele delle Grotte, già ricca di affreschi, purtroppo, andati perduti. Il viaggio della comitiva ha fatto la sua tappa al sito di san Vito Vecchio, fino a raggiungere la grotta del Padreterno, situata nella necropoli della città antica ed archeologica di Silvium o Sidion. Di fronte a questi scenari naturali, unici, originali, l’ambasciatore non ha potuto fare altro che confessare la sua grande commozione, emozione, meraviglia, stupore.
Incantato, stupefatto si è lasciato andare alla inevitabile reazione, colta da chi, con legittimo orgoglio l’ha intercettata: “questa è una città museo; un museo a cielo aperto”. La testimonianza conclusiva di una giornata segnata da un grande successo per la storia della città di Gravina in Puglia. Un successo che lascia ben sperare sul piano delle attenzioni che il governo giapponese vorrà continuare a riservare ad una comunità che ha aperto lo scrigno dei suoi gioielli sin da quando tre anni fa i figli del Sole Levante vennero qui per studiare, conoscere, approfondire e lasciare i segni della loro preparazione scientifica in materia di affreschi e pitture murarie.
Gravina è stata felicissima di accordare una calorosa accoglienza al rappresentante di un popolo che sta dando molto e molto potrà ancora continuare a dare se solo la città saprà risvegliarsi dal torpore dell’immobilismo e dell’indifferenza, ed essere pronta ad accettare una sfida turistica e culturale che si aprirà con nuovi altri progetti che sono pronti ad affacciarsi all’orizzonte delle stesse realtà storiche di cui la città è, ancora e, purtroppo, inconsapevolmente, ricca.
L’illustre ospite, accompagnato dalla consorte, ha varcato la sede della municipalità cittadina accolto dal primo cittadino, Alesio Valente, dall’assessore alla Cultura, Laura Marchetti, dall’assessore all’Ecologia ed Ambiente, Maddalena Grillo e dall’assessore al Turismo, Sergio Varvara. Nella cornice istituzionale sono stati di supporto alcuni elementi scenografici e coreografici, quale la coppia, in abiti tradizionali, del gruppo folkloristico, La Zjte. A confermare la ufficialità della visita sono intervenuti il presidente della Fondazione Ettore Pomarici- Santomasi, Agostino Giglio e il rappresentante del Capitolo Cattedrale di Gravina, don Michele Capodiferro. Scambio di saluti e doni, ma, poi, subito, l’immersione nei luoghi della storia, della cultura e dell’arte, a contatto con le realtà bizantineggianti delle chiese rupestri, oggetto del progetto curato dai docenti e studenti dell’Università di Kanazawa.
Prima tappa, la Fondazione Santomasi, custode e conservatrice degli affreschi, fra i quali il maestoso Cristo Pantocratore, “strappati” , sul finire degli anni 50, con la supervisione e consulenza di Cesare Brandi, all’epoca direttore dell’Istituto Centrale di Restauro di Roma, dal sito originario della chiesa di san Vito Vecchio, e portati in giro per il mondo tra Bruxelles, Roma ed Atene, prima della loro sistemazione definitiva dove, attualmente si trovano. Tappa successiva, la chiesa di san Michele delle Grotte, già ricca di affreschi, purtroppo, andati perduti. Il viaggio della comitiva ha fatto la sua tappa al sito di san Vito Vecchio, fino a raggiungere la grotta del Padreterno, situata nella necropoli della città antica ed archeologica di Silvium o Sidion. Di fronte a questi scenari naturali, unici, originali, l’ambasciatore non ha potuto fare altro che confessare la sua grande commozione, emozione, meraviglia, stupore.
Incantato, stupefatto si è lasciato andare alla inevitabile reazione, colta da chi, con legittimo orgoglio l’ha intercettata: “questa è una città museo; un museo a cielo aperto”. La testimonianza conclusiva di una giornata segnata da un grande successo per la storia della città di Gravina in Puglia. Un successo che lascia ben sperare sul piano delle attenzioni che il governo giapponese vorrà continuare a riservare ad una comunità che ha aperto lo scrigno dei suoi gioielli sin da quando tre anni fa i figli del Sole Levante vennero qui per studiare, conoscere, approfondire e lasciare i segni della loro preparazione scientifica in materia di affreschi e pitture murarie.
Gravina è stata felicissima di accordare una calorosa accoglienza al rappresentante di un popolo che sta dando molto e molto potrà ancora continuare a dare se solo la città saprà risvegliarsi dal torpore dell’immobilismo e dell’indifferenza, ed essere pronta ad accettare una sfida turistica e culturale che si aprirà con nuovi altri progetti che sono pronti ad affacciarsi all’orizzonte delle stesse realtà storiche di cui la città è, ancora e, purtroppo, inconsapevolmente, ricca.
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