Ingroia a Bari: mai stato comunista, ma...


Andrea Stano. Ospite dell’Hotel Excelsior di Bari, anche Antonio Ingroia  tocca il capoluogo pugliese, accompagnato dal proprio entourage, per la campagna elettorale in vista delle prossime elezioni del 24 e 25 febbraio.

La sala Piccinni è satura, oltre 500 persone accolgono calorosamente il leader di “Rivoluzione Civile” che fa il suo ingresso, attorniato da un branco nutrito di fotografi e giornalisti, alle 18.50. Il suo sarà un monologo di circa tre quarti d’ora. Non verranno elencati i contenuti del programma, se non accennati sul finale (legalità, pace, cultura, ambiente, lavoro) bensì sciolinate frasi a effetto che esalteranno i numerosissimi spettatori, più che mai forieri di applausi ed interventi di approvazione.

Il discorso del magistrato (dal 22 dicembre del 2012 in aspettativa proprio per gli impegni elettorali) si concentra alacremente sul problema della mafia e della corruzione, “principale freno della nostra economia”, sostiene l’alleato di Di Pietro.

“Ho capito nella mia lunga lotta alla mafia che da sola la magistratura non ce la può fare, per questo ho lasciato l’incarico di pubblico ministero” dichiara Ingroia che continua, “la classe dirigente fa di tutto per ostacolare la magistratura e non coglie il nostro appello, non riesce ad autoriformarsi, pensa solo ai propri interessi e rimane asserragliata nel proprio fortino” e poi, con sguardo sognante e penetrante ribadisce, “loro non cambieranno mai”, riferito agli attuali politici italiani, “ma noi li possiamo cacciare”.

Ad ogni frase pronunciata da Ingroia (sintassi e lessico schiaffeggiati a parte), il pubblico va in visibilio. “Per cambiare questa Italia, di ricchi e poveracci, di mafie e cricche, c’è bisogno di cuore e impegno, dobbiamo rovesciare le cose”.

Non mancano le accuse ai propri avversari politici, in primis nei confronti di Silvio Berlusconi, “il principale artefice dei disastri del nostro paese”, stigmatizzato da Ingroia perché “ha usato la politica per risolvere i propri problemi personali, evitando la galera dove si troverebbe da tanti anni se fosse stato un comune cittadino”.

Non viene risparmiato nemmeno Monti, “tecnocrate alle dipendenze dei poteri forti e del sistema bancario, capace di promettere di togliere le tasse che lui stesso ha introdotto”.

Ma la freccia più avvelenata viene scagliata nei confronti di PierLuigi Bersani, colpevole di aver sostenuto il governo Monti fino a poco tempo fa, “tradendo la storia del suo partito i cui contenuti solo noi portiamo avanti”. Lo stesso leader del PD viene aspramente criticato sulle modalità della campagna politica in corso, accampando ingiuste manovre elettorali, “aveva promesso che avrebbe tutelato tutti”, in riferimento all’accordo con Berlusconi e Monti sull’ultima serata televisiva (sarà Mediaset ad ospitarli) che vedrà protagonisti solamente loro tre. “Noi siamo stati censurati”, afferma Antonio Ingroia. L’avvenimento è atteso per giovedì prossimo a Italia Domanda, programma di approfondimento giornalistico di Canale5.

Il boato più fragoroso, però, riguarda il tema del lavoro, nella fattispecie l’articolo 18. Il magistrato siciliano orgogliosamente asserisce di volerlo ripristinare per la assoluta tutela dei lavoratori.

Infine una battuta sul voto utile, “la nostra è una rivoluzione pacifica ma anche agguerrita e il voto è la nostra arma” sostiene Ingroia che polemicamente dichiara, “non fatevi ingannare da chi dice che il voto a noi non è utile, dovete pensare che il voto sia utile a voi”, seguono come da copione altri applausi scroscianti.

Prima dei saluti finali, la frase di chiusura che conclude l’apprezzatissimo intervento della serata, “noi faremo il contrario di quello fatto fino ad oggi, questa è la nostra rivoluzione”.

Il candidato premier Antonio Ingroia (atteso a Barletta dopo la parentesi barese) è a capo del movimento “Rivoluzione Civile” al fianco di altri sei partiti: “Italia dei Valori”, “Rifondazione Comunista”, il “Nuovo Partito d’Azione”, “Verdi”, il “Partito dei Comunisti Italiani” e il “Movimento Arancione”. Proprio di matrice di quest’ultimo partito è il manifesto che campeggia in sala, “Il sogno:un paese che ripudia le mafie, Il coraggio: riprendersi lavoro e dignità, L’occasione: Antonio Ingroia”.

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