BARI. “La mafia costringe le persone a vivere con il peso di non avere la forza di spezzare l'omertà . È quella l’arma che utilizzano, ma in realtà sono dei vigliacchi. Questa gente non è forte, loro sanno bene che contro la comunità e contro lo Stato non possono vincere. La nostra impressione è che ci sia qualcuno che possa dare degli indizi fondamentali per ricostruire la verità e non lo ha ancora fatto”. A Carbonara, questa mattina, risuonavano forti le parole pronunciate al microfono dal sindaco Michele Emiliano nel corso della cerimonia in ricordo di Giuseppe Mizzi, vittima innocente della mafia, ucciso a soli 39 anni a pochi metri da casa sua. In occasione del secondo anniversario dalla morte, Emiliano ha scoperto una targa in sua memoria, in via Venezia, insieme alla famiglia e alla presenza delle istituzioni e dei residenti del quartiere.
Nel corso della commemorazione Emiliano ha esortato i concittadini a rompere il muro dell’omertà : “Il dolore di una madre, di una moglie, di un figlio per un lutto così grave è incolmabile, ciò che è stato perso è insostituibile. Giungere alla verità è l’unico modo per dare loro il senso di non essere soli, di essere parte di una comunità . Questo sarebbe l’unico risarcimento possibile. Pensate cosa significa - ha detto il sindaco - incrociare ogni giorno lo sguardo di chi si conosce, con il dubbio che possa sapere qualcosa. Il senso di una comunità sta proprio nell’essere partecipi l’uno della vita dell’altro. Oggi stiamo commemorando Giuseppe Mizzi, ma lo facciamo con la coscienza collettiva non perfettamente pulita, perché non abbiamo collaborato pienamente con le forze dell’ordine e con la magistratura, che finora hanno lavorato da sole, senza l’aiuto dei cittadini. Il processo sarà lungo e complicato e avrebbe bisogno di maggiori delucidazioni, per questo oggi vi chiedo: chi sa, parli. L’intera città li difenderebbe perché una cosa qui non è mai mancata, la solidarietà reciproca. Non dimenticheremo questo episodio finché tutto non sarà chiaro. Scoprire questa targa, oggi, significa ribadire questo impegno nei confronti della famiglia Mizzi, di Carbonara, di Bari”.
Un accorato appello anche da parte della moglie della vittima: “Quando è stato ucciso - ha detto la signora Katia - quella sera c’era tanta gente, tante persone che hanno assistito alla scena. Perché nessuno ha parlato? Perché non hanno mai detto la verità su ciò che è successo, ciò che hanno visto? Mio marito era una persona speciale, lui non avrebbe mai fatto finta di niente”.
Il Comune di Bari si è costituito parte civile nel processo che è cominciato qualche settimana fa.
Per ricordare le vittime innocenti di mafia, l’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari e l’associazione Libera hanno inoltre organizzato questa mattina un incontro presso l’Istituto Calamandrei, tra gli studenti e i familiari di Mizzi e di Sergio Cosmai, anch’egli vittima innocente di mafia ucciso a Cosenza dove lavorava come Direttore del carcere.
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