Francesco di nome e di fatto


Luigi Laguaragnella. Uscito di casa poco dopo le 19.06 per un appuntamento con alcuni amici, a cui non potevo ormai rinunciare, proprio nel momento in cui la fumata bianca ha incendiato tutti i mezzi di comunicazione. Da giovane giornalista avrei dovuto fermarmi per anticipare con tutte le mie possibilità  e capacità  di scrittura l’annuncio dell’Habemus Papam. Ed invece, costretto dagli impegni, mi sono lasciato battere sul tempo. Dopotutto non è semplice competere con il mondo sul tempo e la tempestività circa l’elezione del papa. Per strada ero preso da un desiderio di voler sapere il nome e scoprire la fisionomia del nuovo pontefice, dopo che, sempre secondo le mie capacità, ho seguito nei giorni precedenti le dimissioni di Benedetto XVI e il Conclave. Pazienza. Sono stato a curiosare e prendere notizie solo due ore dopo l’annuncio. Allora tuffandomi in internet per scovare cos’altro poter scrivere in questa rete dove tutto ormai già ben documentato, ho provato a visitare il sito del giornale a cui sono grato perché mi permette di poter scrivere. Ma giustamente e molto chiaramente è già tutto aggiornato.

Eppure, non so per quale strano motivo, desidero poter annotare e trovare tra le informazioni del nuovo pontefice qualcosa che lasci emozionare e riflettere. Così, proprio come sta avvenendo adesso, sto provando a mettere ordine ai miei pensieri. E’ sempre storica l’elezione del papa, soprattutto queste che seguono le dimissioni incredibili di Ratzinger. Ed è curioso come la facilità di accesso all’informazione riesca ad aggregare le persone. Anche l’attesa dell’uscita dal balcone si è rivelato uno spettacolare evento, come un concerto: basta vedere quanto era piena piazza San Pietro, accecata dai flash delle fotocamere.

Eppure la nomina di cardinal Bergoglio, papa Francesco mette la firma in un’altra affascinante pagina di storia. Un uomo robusto, con il viso felice che nasconde un timore reverenziale per la folla  che ha davanti a sé. Argentino, primo papa sudamericano, primo pontefice che porta il nome di Francesco, il santo più amato, che in vita ha riportato la Chiesa sui binari di Dio con la povertà, l’umiltà, la semplicità. E forse, solo con il nome questo papa può lasciare un segno di modernità. Sudamericano: il continente con la percentuale più alta di cattolici; argentino: figlio di questo paese che sta subendo ancora anni di dura crisi economica; gesuita: un uomo che, quindi, con il sapere, la formazione, la preghiera proverà ad alleviare la crisi a 360° in cui il mondo galleggia. Dell’ordine dei gesuiti, religiosi che per secoli hanno scritto, in tutti i sensi, la storia. C’è tutto per ritornare ad una vera e coerente moralizzazione. Finalmente Francesco. E’ un nome che tutta la Chiesa, tutta l’umanità deve rispettare e amare. Bergoglio è il primo Francesco dopo tanti Benedetto. Francesco e Benedetto sono i due fondatori dei due ordini religiosi che rappresentano i pilastri della Chiesa. Dopo la “regola” di Benedetto occorre l’ “umiltà di Francesco. Tutti devono sentirsi onorati.

Un papa sudamericano è finalmente un premio ed un riconoscimento a quei paesi che tengono viva la fiamma del cattolicesimo, magari vissuto diversamente dall’Europa, ma se un terzo dei cattolici vive in Sudamerica un motivo ci sarà. E poi: dovrebbe farci riflettere: un papa sudamericano e gesuita che “viene quasi dalla fine del mondo”, proprio da quelle terre che in passato gli europei, a volte anche boriosamente, hanno visto come terre da addomesticare e avere il potere. Ebbene la storia si capovolge. E’ l’Europa, l’Occidente a dover essere evangelizzato e riformato. Proprio il vecchio continente da sempre custode del sapere, la culla del Rinascimento, da cui anche la Chiesa andava in tutto il mondo per evangelizzare spesso drasticamente, ora finalmente è terra in cui riportare la fede. La fede, la fratellanza, la Chiesa intesa come entità che guarda al popolo, la cordialità, una nuova spiritualità che la crisi ha reso aride, ora con Francesco sono elementi che quotidianamente per strada si dovrebbero respirare. Proprio come l’inchino alla folla di papa Bergoglio prima della benedizione: una scena mette tutti gli uomini sulla stessa linea davanti a Dio. Anche le sue parole, durante la sua presentazione lasciano trasparire l’importanza dell’unità per combattere i problemi di questo mondo, richiamando ad una serenità che innanzitutto deve trovarsi nel cuore di ognuno. Parole pronunciate con l’ammaliante accento spagnolo che infondono uno spirito di rinnovamento e perché no, di ottimismo. Il mondo ha bisogno di segni visibili di cambiamento per arrivare alla ricchezza del cuore. E un papa, questo papa, cardinal Bergoglio sintetizza tutto questo. E poi papa Francesco viene dal continente dei Maya… per coloro che amano dare i numeri la nomina è avvenuta il 13-03-13. Suona bene no? Tre: la Trinità, quella che ogni credente segna sul suo viso ogni giorno.

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