Alessio Amato. Pochi giorni dopo essere stati eletti in Parlamento, per i quattro neo-parlamentari pugliesi del Movimento Cinque Stelle è già tempo di intervenire sulle questioni più calde riguardanti la loro regione. Maurizio Buccarella, Barbara Lezzi, Daniela Donno e Diego De Lorenzis si sono espressi sulla difficile situazione che grava attorno al progetto, tutt’ora bloccato, dell’ampliamento della Regionale 8, in modo particolare nel tratto compreso tra la tangenziale di Lecce e le marine del Comune di Melendugno.
+ Palese: Vendola non ceda a loro ricatti
I quattro “grillini” si sono rivolti direttamente al Presidente della Regione Nichi Vendola, affermando che l’unico modo per uscire fuori da questo vero e proprio tunnel è la realizzazione di una “Strada parco”. Si tratterebbe di una soluzione tra le favorite, soprattutto da ambientalisti ed abitanti dei luoghi interessati i quali, a quanto pare dalle vicende giudiziarie che fanno da contorno a questa triste vicenda, sono gli unici che non hanno interessi secondi oltre la salvaguardia del territorio.
Per questi motivi, la soluzione proposta sembra destinata ad avere grande supporto, e le istituzioni locali non potranno certo fare orecchie da mercante ancora per molto, e si potrebbe evitare un altro grave scempio paesaggistico, di quelli che ultimamente vanno di moda nelle zone soprattutto del sud Salento (vedi Statale 16 e Statale 275).
“La strada Regionale 8 – affermano i neoparlamentari – l'apoteosi dell' affaire strade inutili ridondanti e sovradimensionate, che sta sconvolgendo il Salento, devastando le sue economie e svuotando le casse dello Stato e le tasche dei cittadini. Si contesta, nello specifico, anche la tempistica dell'apertura del cantiere che avviene proprio alla vigilia dell'entrato in vigore del Piano paesaggistico territoriale pugliese per il quale, il progetto così com'è, non sarebbe fattibile. Un modus operandi sclerotizzato che ha visto la scandalosa utilizzazione, come quasi scudi umani, nel solito vile stratagemma del ricatto occupazionale, di forze lavorative vincolate a questi vecchi progetti che sono espressione di un vecchio modello di sviluppo generatore della nostra attuale crisi, e che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti, la sua insostenibilità, e la sua profonda mostruosità; non fosse altro perché il perpetuarsi delle logiche sottese di questo falso-sviluppo, prevede la completa cancellazione del territorio, opera inutile dopo opera inutile, la totale cancellazione sotto l'asfalto ed il cemento del prezioso suolo e dei nostri paesaggi”.
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