Ilva: via a incontri su richiesta cigs


TARANTO. Al via gli incontri tra l'Ilva e i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm sulla richiesta di cigs per 6.417 lavoratori di Taranto avanzata dall'azienda per attuare le prescrizioni Aia. La cigs e' scattata il 4 marzo e dovrebbe durare 24 mesi. Da lunedi' scorso sono a casa circa 2.500 dipendenti. I verbali degli incontri non vengono firmati dalla Fiom, che chiede come pregiudiziale un piano industriale e di investimenti. L'eventuale intesa dovrebbe essere firmata a Roma il 14 marzo.

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"L'ILVA NON HA MAI INVESTITO IN RICERCA: ECCO LA CONFERMA" - “Lentamente i nodi vengono al pettine. Nodi che andranno sciolti con urgenza, onde evitare di disperdere un patrimonio produttivo e industriale, nonché occupazionale, che fino a qualche tempo addietro rappresentava un fiore all’occhiello per il nostro Paese e che invece l’incomprensibile caparbietà dell’odierna proprietà sta lasciando deperire senza alcun rimorso”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia torna sul caso Ilva, alla luce dei dati, apparsi su alcuni organi di stampa, che hanno dimostrato come l’italianissimo Centro Sviluppo Materiali, istituto di ricerca d’eccellenza e punto di riferimento per l’industria siderurgica, lavori quasi esclusivamente con partner stranieri, penalizzando la competitività dell’industria nazionale e, in particolar modo, della stessa Ilva.

“Ciò accade – spiega Pugliese – a causa dello stesso atteggiamento della proprietà che ha portato alla chiusura di parte dello stabilimento. La famiglia Riva, è noto, non ha mai implementato una collaborazione con il Csm da quando le fu negato l’acquisto nel pacchetto ottenuto dallo Stato che comprendeva, appunto l’Ilva. In sostanza, zero euro sono stati impiegati in ricerca e sviluppo, in netta controtendenza rispetto al resto dei produttori del settore, che non a caso non si ritrovano oggi a dover dimenarsi tra chiusura di aree strategiche e migliaia di lavoratori, frettolosamente e ingiustamente collocati in cassa integrazione. In soldoni, giusto per citare qualche esempio: mentre i franco indiani di Mittal dedicano lo 0,4% dei loro ricavi in ricerca e sviluppo, i tedeschi di Thyssen Krupp lo 0,6% e gli austriaci di Voest Alpine addirittura l’1%, nei bilanci dell’Ilva la casella corrispondente è sempre rimasta vuota. Come dire che beghe finanziarie personali hanno portato l’azienda a scendere verso fasce produttive medio basse, perdendo inevitabilmente terreno rispetto ai grandi competitor europei e mondiali. Terreno che, qualora i Riva dovessero rimanere in sella alle attuali condizioni ancora a lungo, sarà estremamente difficile recuperare. A danno dell’intero sistema industriale italiano”.

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