FOGGIA.
“Conoscere il numero esatto di manodopera proveniente dalla Romania, attualmente impiegata negli stabilimenti Alenia di Foggia e Grottaglie. Le mansioni svolte da questa forza lavoro reclutata in maniera discutibile, e se le stesse mansioni non potevano essere attribuite a manodopera reclutata in loco; la retribuzione fissata per questa manodopera, se in linea con le retribuzioni accordate ai colleghi italiani. E ancora, il ruolo delle organizzazioni sindacali interne nelle decisioni assunte dalla dirigenza, e gli obiettivi e programmi per il futuro, con adeguate e opportune garanzie per il mantenimento in loco della produzione, degli standard qualitativi e dell’occupazione”.
Sono le domande formulate dal consigliere regionale e presidente della settima Commissione Affari Istituzionali Giannicola De Leonardis, al presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna, della Regione Nichi Vendola e all’assessore al welfare Elena Gentile, destinatari di una nuova interrogazione presentata oggi (dopo quella del 7 gennaio scorso) inerente la situazione degli stabilimenti Alenia di Foggia e Grottaglie.
“Sono domande che meritano risposte doverose – sottolinea De Leonardis - e finalmente esaustive nei confronti di una comunità alle prese con una drammatica emergenza occupazionale che nel giugno dello scorso anno aveva già duramente stigmatizzato l’assunzione di 60 operai provenienti dalla Romania, manodopera non specializzata e dalle funzioni generiche.
La Regione Puglia nel recente passato ha favorito l’insediamento e la crescita degli stabilimenti Alenia sul territorio di Foggia e Grottaglie con ingenti investimenti in infrastrutture, proprio per garantire opportunità occupazionali e ricadute per l’indotto.
Ha quindi pieno titolo per rivendicare trasparenza nell’operato di una direzione industriale che si è distinta finora per un assordante silenzio, per interrogarsi sul ruolo dei sindacati interni all’azienda, per chiedere un confronto alla luce del sole nell’interesse anche della stessa Alenia, oltre che delle centinaia di disoccupati presenti sul territorio nonostante formazione e professionalità, che vanamente inviano curricula e sostengono colloqui mentre la direzione aziendale procede in tutt’altre direzioni.
La chiusura della Bridgestone a Bari deve fungere da monito per tutti noi – conclude De Leonardis - per riflettere sugli effetti devastanti della globalizzazione quando alimenta una corsa al ribasso nei salari e nei diritti dei lavoratori, sacrificati all’altare dei tagli dei costi di produzione. Per questo bisogna avere il coraggio della chiarezza, della trasparenza e della responsabilità, spazzando via una cappa di silenzio che sa di assenso”.