Lecce, per far girare l'impianto eolico servono 20mila euro

Alessio Amato. Dopo la tragicommedia intitolata “un Filobus per Lecce”, la Firenze del Sud rischia di diventare il palcoscenico di un altra amareggiante opera (pubblica) lasciata incompiuta. L'immenso impianto di pale eoliche sito nella zona nord-est della città, poco fuori la tangenziale, è da anni sulla bocca di cittadini e turisti, i quali si chiedono esterrefatti il perché il più grosso sistema eolico del Salento resta inutilizzato, nonostante il vento in quella zona non manchi davvero mai.

Finalmente è arrivata la risposta, dopo un lungo batti e ribatti che si era trasformato in una snervante partita di ping pong tra le istituzioni e l'Enel. Finalmente la colpa di questo stallo ha un padrone, e cioè l'Enel del Compartimento Territoriale di Napoli, che si fece trovare “impreparata” dalla presenza di Lecce tra le prime città italiane a presentare un progetto di questo tipo. Al Comune mancherebbero dunque, ed in questi casi il condizionale è un obbligo, circa ventimila euro per avviare la produzione di energia, che poi il Comune stesso dovrebbe rivendere all'Enel per alleggerire la bolletta.

Sul versante economico, che negli ultimi anni costituisce una piaga per Lecce, così come per tante altre città italiane, il Comune dovrà sopperire alla mancanza di un introito che era stato previsto nel 2010 attraverso una netta riduzione dell'illuminazione notturna. Tra un taglio ed un altro lungo i corridoi di Palazzo Carafa, la zona che ospita questi giganti bianchi si è piano piano trasformata in un cimitero di pale, morte ancor prima di nascere, che rendono la zona lugubre e pericolosa soprattutto per il grande numero di specie protette di volatili dirette o provenienti dalle vicine Riserve Naturali del “Rauccio” e delle “Cesine”.

Anche in questo caso, tra polemiche e passaggi di patate bollenti, a risentirne sono sempre i residenti, umani e non.

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