Luigi Laguaragnella. All’interno della maestosa cappella Sistina papa Francesco ha terminato, con la celebrazione eucaristica, il Conclave insieme a tutti i cardinali. Il clima solenne, l’ordine percepito sin dalla processione d’ingresso dei porporati per la messa contrastava con la sobrietà con cui papa Bergoglio si è presentato. E’ apparsa una presenza non invasiva, anzi anche nei paramenti si confondeva con tutti i cardinali. Tutta la celebrazione si è rivelata una messa “normale”, essenziale a partire dalla sue brevità . Solo la lingua latina ricordava l’importanza dell’evento. Papa Francesco ha presieduto la celebrazione con la sede posizionata sul lato della cappella, mettendo al centro di tutto l’altare, sullo sfondo del giudizio universale.
E’ il papa che insieme ai presenti e come, ha detto ieri con tutto il popolo, riporta al centro Cristo. E’ da ammirare il senso di riflessione e di umiltà del papa, mentre vengono proclamate le letture. Ha colpito il tono di tutta la messa, una serenità tangibile, soprattutto durante l’omelia che Francesco ha declamato, ancora una volta, non al centro della cappella, ma dall’ambone dove si è diretto con un passo che davvero lo rendeva simile ad un semplice sacerdote. Il modo di muoversi durante la messa è indice di un forte rispetto della liturgia, in cui il centro non è né il papa, né il sacerdote, né l’assemblea il centro, ma Dio.
Le sue parole, durante l’omelia, sono state poche, sembravano improvvisate o comunque guidate dallo Spirito e da una sua interpretazione della scrittura dell’episodio di Pietro che riceve il mandato da Cristo, dopo che l’apostolo gli ha risposto alla domanda: “Voi chi dite che io sia?”
Papa Francesco, con estrema essenzialità , pone l’accento su tre verbi che necessariamente devono essere legati dalla croce: camminare, edificare e confessare. Tre azioni che trovano il senso esclusivamente attraverso l’ammissione nella propria vita della Croce di Cristo. Solo con essa si può costruire qualcosa di indistruttibile. Ecco le sue parole: "Se non confessiamo Gesù Cristo non va bene, diventiamo solo una ong pietosa, ma la Chiesa è un'altra cosa. Camminare, edificare, confessare altrimenti tutto viene giù come un castello di sabbia". "Quando confessiamo Cristo senza Croce siamo mondani: siamo preti, cardinali, papi ma non siamo discepoli del Signore. Vorrei che dopo questi giorni di Grazia abbiamo il coraggio di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce, e di confessare l'unica gloria, Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti".
Al termine di queste poche e concrete parole, la celebrazione è proseguita senza altri segni e altri discorsi, quasi a lasciare uno spazio sufficiente per la preghiera personale.
Mantenendo una piacevole quiete e lasciando sorrisi ora papa Francesco toglierà i sigilli dell’appartamento papale per iniziare i lavori di “trasloco”.
Due sole parole per le chiavi della fede: semplicità e coraggio in Cristo.
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