Nicola Zuccaro. Si avvicina, all'insegna della fibrillazione, la scadenza di Mercoledì 27 Marzo 2013, data entro la quale l'Italia dovrà conoscere l'esito finale delle trattative condotte da Pier Luigi Bersani per la formazione del Nuovo Governo.
All'indomani di questo termine "ultimo" il Presidente incaricato (ri)salirà al Quirinale per sciogliere la riserva. Dopo il "fare presto" invocato dalla triplice sindacale si riveleranno decisive le ultime 48 ore al termine delle quali il Segretario del Pd ascolterà e verificherà le intenzioni dei Partiti.
Per l'interlocuzione con questi ultimi si preannuncia un "Conclave" piuttosto difficile a differenza di quello che ha eletto l'ultimo Papa. Cosa riferirà Bersani a Napolitano per il momento non è dato saperlo ma, se quanto emerso nelle ultime ore, mentre si va in scrittura, indica un cammino in salita per l'esponente emiliano, ci sarà da attendersi per costui la fumata nera.
Fra le richieste del Cavaliere, i No dei Grillini e le sollecitazioni sia di Squinzi che degli industriali confluiti nel Movimento Italia Futura nel dare in tempi brevi un Governo all'Italia e, dulcis in fundo, un Partito Democratico diviso, a prendere sempre più corpo è l'ipotesi di un Governo del Presidente ovvero di un esecutivo a metà strada fra il tecnico e l'istituzionale guidato da una personalità di alto profilo.
Per quanto difficile sia il doverne tratteggiare il perfetto identikit, questa scelta da parte del Capo dello Stato, rappresenterebbe l'unica soluzione per uscire fuori dalla quella paralisi politico-istituzionale che affligge l'Italia intera. Bersani dinnanzi ai taccuini e alle telecamere si dichiara ottimista. L'elettore italiano, al contrario, costretto a fare i conti con la matita dietro le orecchie, è pessimista.
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