Vittorio Polito. È notorio che la Crocifissione di Gesù è un evento, come si legge nei Vangeli che, insieme alla Resurrezione, rappresenta l’avvenimento più importante della religione cristiana.
La Croce simboleggia l’uomo con le braccia aperte, in posizione di abbandono, ma nel contempo anche l’albero cosmico che sostiene il mondo. La sua struttura evoca la divisione del Paradiso terrestre in quattro parti e dell’anno in quattro stagioni. La croce ha rappresentato anche uno strumento di tortura, il più infamante, dal momento che, nell’epoca in cui era usata, colui che veniva crocifisso era cosciente sino alla fine.
Gli Orientali celebrano la Croce con una solennità paragonabile a quella della Pasqua. L’uso liturgico che vuole la Croce presso l’altare quando si celebra la Messa, rappresenta un richiamo alla figura biblica del serpente di rame che Mosè innalzò nel deserto: guardandolo, gli Ebrei morsicati dai serpenti erano guariti.
Per l’Islam la croce ha invece un significato sapienziale. Simbolo delle due direzioni dell’essere (verticale) e del fare (orizzontale), l’una dell’Anima l’altra della psiche e della materia. Il centro è il Cuore. La psiche si manifesta nel mondano, nel corporeo, nella dimensione orizzontale dell’agire, della parola ma fa anche da ponte con l’Anima Divina nell’atto della introversione, della contemplazione, del sentimento che si raccoglie ricettivo sul mistero dell’Essere.
Per San Bonaventura «La croce è un albero di bellezza, consacrato dal sangue di Cristo, esso è colmo di tutti i frutti».
Il 3 maggio la Chiesa ricorda il ritrovamento della Croce, mentre il 14 settembre celebra l’esaltazione. Sant’Elena, madre di Costantino il Grande, nel 327, durante un pellegrinaggio ai luoghi santi di Palestina, fece ritrovare a Macario, Vescovo di Gerusalemme, la vera Croce di Cristo, una parte della quale si conserva nella Basilica di “Santa Croce in Gerusalemme” in Roma, da lei fatta costruire.
Nell’Angelus del 15 settembre 2002, Giovanni Paolo II così si espresse sul significato della Croce: «Il Cristianesimo ha nella Croce il suo simbolo principale. Dovunque il Vangelo ha posto radici, la Croce sta ad indicare la presenza dei cristiani. Nelle chiese e nelle case, negli ospedali, nelle scuole, nei cimiteri la Croce è diventata il segno per eccellenza di una cultura che attinge dal messaggio di Cristo verità e libertà, fiducia e speranza. Nel processo di secolarizzazione che contraddistingue gran parte del mondo contemporaneo, è quanto mai importante che i credenti fissino lo sguardo su questo segno centrale della Rivelazione e ne colgano il significato originario e autentico».
«La croce - sempre secondo Giovanni Paolo II - è il segno della più profonda umiliazione di Cristo. Agli occhi del popolo di quel tempo costituiva il segno di una morte infamante. Solo gli schiavi potevano essere puniti con una morte simile, non gli uomini liberi. Cristo, invece, accetta volentieri questa morte, la morte sulla croce. Eppure questa morte diviene il principio della risurrezione. Nella risurrezione il servo crocifisso di Jahvè viene innalzato: egli viene innalzato su tutto il creato». (Halifax 14 settembre 1984).
Infine, Papa Giovanni XXIII, nel suo “Breviario” (Garzanti, 1966), a proposito dell’esaltazione della Croce, scrive che «Gesù Cristo, dalla sua Croce purifica, dà forza, trasforma le energie nascoste e male indirizzate dalle esiziali concupiscenze e le ordina alla vita spirituale, al dominio di sé. Cerchiamo, dunque Gesù che ci dà esempio di umiltà, dolcezza, bontà; che si prodigò per la nostra salvezza e il nostro bene. Al termine della vita si apre la porta dell’eternità: senza la croce non si entra».