Marco Masciopinto. Egocentrico, originale e immerso nella sua grande passione: la musica. Samuel J Morris è un giovane artista e compositore italiano, arriva da Savona e fin dalla tenera età inizia a studiare canto e a conoscere l’universo della musica in tutte le sue sfaccettature.
Dopo gli studi, negli anni ha coltivato molte esperienze e adesso vive di arte. Insegna canto e continua a realizzare nuove creazioni. La sua voce delicata e soft, emoziona e ti porta nel suo mondo eclettico e magico.
E’ uscito il suo ultimo video ‘’The love that i needed’’ tratto dall’ultimo disco di Morris che scopriremo in questa lunga intervista. Conosciamo meglio Samuel, che al Giornale di Puglia ha raccontato il suo percorso tra arte e musica.
Ciao Samuel, iniziamo parlando del tuo talento artistico: sei da sempre appassionato di musica anglo- americana come il country pop, il soul, il pop. Ci racconti il tuo percorso musicale fino ad ora?
‘’Ciao Marco, intanto grazie di questa intervista. Il mio percorso musicale inizia nel 2002 a Savona, la mia città , quando ho deciso di iscrivermi all'Accademia di Musica per iniziare a studiare canto moderno, passione che ho sempre coltivato fin dai tempi della scuola elementare. Successivamente nel 2003, iniziai anche il corso di pianoforte jazz/moderno ed ebbi la fortuna di avere un'insegnante molto competente, Loris Tarantino, il quale mi insegnò realmente a suonare, senza troppi giri di parole e di teoria. Nel 2005 decisi di tentare l'ammissione al Triennio di Laurea di Vocalità Afroamericana presso il Conservatorio di Cuneo; fui ammesso e nel 2009 mi sono laureato con una tesi sul "Legame Jazz-Musical": esperienza per me molto difficile e stressante e, a dirti la verità , poco formativa...Scelta che, se tornassi indietro, non ripeterei o per lo meno non a Cuneo’’.
Sei specializzato in adattamenti di testi e scritti in lingua inglese. Come definiresti le tue creazioni artistiche e la tua musica?
‘’Si esatto, la mia abilità è sempre stata quella di prendere dei brani italiani che potessero avere un potenziale per il mercato estero e riscriverne il testo in lingua. Non è traduzione, bensì adattamento. Per questo io lavoro sulla fonetica delle parole: in pratica prendo il testo originale in lingua italiana e, seguendo comunque la mia ispirazione del momento, cerco di trovare delle parole inglesi che abbiano lo stesso suono di quelle italiane del testo originale. Ed è quello che ho fatto con la versione inglese del brano di Daniela Pedali, "Vorrei", che ho scritto per il suo ultimo album "Pop In Jazz" e che ho fatto diventare inzialmente "A Game That I Can't Play" e successivamente, "Someday" perché più immediato da ricordare. "Someday", è stata scritta nel 2005 e tenuta nel cassetto per ben 7 anni: sono molto preciso nel mio lavoro di adattamento e il risultato voglio che sia perfetto. La mia musica non ha una definizione. Il mio background musicale è molto ampio in quanto ho sempre ascoltato di tutto. Mi piace mescolare diverse sonorità . In prevalenza sono patito di American Rock e Acoustic Pop’’.
Sei anche vocal coach presso l’Accademia di Musica ‘’Dalmazzo Rosso’’ a Cuneo. Qual è il tuo metodo di studio e la filosofia musicale che adotti?
‘’Da due anni insegno all'Accademia di Musica a Cuneo e da qualche mese ho aperto anche il mio studio privato "CentroVoce". Più che metodo io seguo la mia filosofia musicale: il metodo è il percorso didattico che un vocal coach si crea grazie agli anni di studio e quello è soggettivo. La mia filosofia di insegnamento, che è poi quella che cerco di inculcare ai miei allievi, è quella di sviluppare e potenziare la personalità di ognuno di loro. Ognuno di noi cantanti ha una propria personalità , un proprio modo di cantare ed è giusto che un buon vocal coach non si impunti a modificarla o a sconvolgerla perché questo persorso è, a mio avviso, oltre che sbagliato soprattutto dannoso. Io cerco di fargli prendere consapevolezza delle proprie capacità e dei loro limiti ed indirizzarli in un percorso che li faccia diventare padroni della loro voce e del loro carattere: sul palco devi essere umile ma saper catturare il tuo pubblico e la prima cosa che cattura il pubblico è la capacità di emozionare.
La copertina del brano di Samuel 'The Love That I Needed' |
‘’Hai detto bene: non è il classico album di Natale. Natale è amore, amicizia e famiglia; ecco in deSAMber ho voluto raccogliere tutto questo. Il cd contiene due inediti (XSAM, HELP MY CHRISTMAS TREE) e tre versioni inglesi di brani italiani (SOMEDAY, EDWY, THE LOVE THAT I NEEDED), interamente scritti da me. Ho voluto racchiudere brani natalizi fra i miei preferiti o che avessere un significato particolare come, ad esempio, O Christmas Tree, che fu la mia prima canzone in assoluto che cantai a scuola: avevo sei anni, stavamo preparando il coro di Natale e nell'acuto io ero l'unico a riuscire ad arrivare bene alle note. Fu in quel giorno che la maestra si accorse che io avevo un dono. Altro brano al quale sono legato è I'd Like To Teach the World to Sing, che in molti ricorderanno come "La canzone di Natale anni 80 della Coca Cola", resa famosa dall pubblicità in cui persone di diverse etnie formavano un albero di natale umano...
A questi brani natalizi ho voluto abbinare delle canzoni che, oppurtunamente riarrangiate, potessero richiamare atmosfere natalizie, di amore, amicizia e famiglia. Uno fra tutti, il brano di Whitney Houston "Call You Tonight" che rimane il mio preferito di tutto l'album’’.
C’e un mito a cui ti ispiri?
‘’Ne ho due: Eva Cassidy e Whitney Houston.
Due cantanti che avevano la capacità di arrivarti all'anima: Eva Cassidy, cantante diventata famosa post-mortem, con la semplicità della voce accompagnata da una sola chitarra acustica sapeva rendere propria ogni cover che reinterpetava mentre Whitney Houston, tecnicamente immensa, aveva la capacità di saper interpretare il testo di ogni brano che cantava....Ed è quello su cui mi baso nel mio percorso musicale e anche quello che insegno ai miei allievi: un cantante deve essere a conoscenza di cosa sta cantando, per emozionare, emozionarsi’’.
Un pensiero riguardo il mondo attuale della musica italiana?
‘’Ascolto poca musica italiana. Gli unici cantanti italiani che ascolto sono quelli che mi ha fatto conoscere mio padre e che ascoltava in auto quando ero piccolo: Mina, Mia Martini, Giuni Russo, Tenco, De André e Gabriella Ferri. Laura Pausini e Giorgia sono le cantanti della mia adolescenza e che ammiro molto. I cantanti di oggi sono tutti delle fotocopie gli uni degli altri, non mi piacciono, non mi emozionano. Siamo sommersi da talent show con l'obiettivo di trovare la nuova popstar m purtroppo, di cantanti che resistono più di due anni, ancora non si sono visti. Mi auguro che le case discografiche tornino a cercare le novità come facevano prima’’.
Ci sono delle nuove idee in corso? Progetti?
‘’Intanto mi piacerebbe portare la mia musica in un mini tour in giro per l'Italia, poi sto già lavorando ai nuovi inediti per il mio prossimo album che dovrebbe essere pronto per il 2014: sto sperimentando il sound elettronico, chill-out e fusion non trascurando le ballad che sono il mio punto forte’’.
Come vedi il tuo percorso artistico in futuro?
‘’Il mio sogno nel cassetto fin da piccolo, guarda un po', non era fare il cantante bensi lo speaker radiofonico, quindi mi piacerebbe realizzarlo; poi collaborare ancora come autore per altri cantanti e dedicarmi magari ad un programma musicale come collaboratore’’.
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