di Luigi Laguaragnella. Da ieri alle 20 la Chiesa è orfana del papa. Il Vaticano non è abitato dal successore di Pietro. Benedetto XVI, da papa emerito come è stato nominato, si è diretto nella vicinissima Castel Gandolfo, dove è stato accolto da migliaia di fedeli che gli hanno rivolto un calorosissimo abbraccio. Il paese romano con novemila abitanti, ieri era riempito da dodicimila persone.
Il Vaticano, invece, si è svuotato anche dei capi dicastero che, per la norma, decadono insieme al pontefice, in quanto da lui scelti.
Ratzinger dalla finestra della sua nuova sede ringrazia tutti: collaboratori, cardinali, fedeli, tutta Roma per l’accoglienza e la simpatia; da vero pellegrino ha cambiato sede, lasciando la sede papale che da oggi è vuota, ma che attende il nuovo pontefice a cui anche e soprattutto il papa emerito tedesco garantirà obbedienza.
Ratzinger (anche se soltanto dalla tv) appare molto più rilassato, disteso, sicuro che quello che andrà a fare nei prossimi anni aiuterà tutto il mondo e la Chiesa intera: preghiera, riflessione e studio. Prima servo della vigna del Signore, ora pellegrino nell’ultima tappa di vita di uomo. Il suo breve viaggio in elicottero è già un breve pellegrinaggio verso il mistero di Cristo e verso il nascondimento. Laddove il mondo si alimenta di visibilità , lui va verso il nascondimento e attraverso di esso, operare per il pianeta.
Sicuramente Ratzinger avrà sentito vibrare di emozione la sua anima vedendo l’ammirazione dei suoi fedeli, sicuramente il suo rigore si sarà sciolto davanti all’affetto della gente. E probabilmente questo sarà una elemento che alimenterà la sua nuova vita a Castelgandolfo.
Da oggi la Chiesa è orfana del suo pontefice: saranno giorni in cui ogni fedele sarà chiamato ad essere responsabile e testimone dell’Amore di Dio. Proprio nei giorni di attesa del nuovo papa tutti i cristiani devono mostrare maturità di fede e di coerenza al loro credo, andare oltre i pregiudizi, le divisioni e l’arrivismo e far trasparire nei loro volti che Dio opera concretamente attraverso la loro vita. Adesso, anche se per breve tempo, l’eredità di Benedetto XVI, è nelle mani e nei cuori di tutti i cattolici. Non deve suscitare solo sgomento la dimissione da papa, ma anche forza per rendere maggiormente presente Dio nella vita di tutti giorni. Certo San Pietro “a porte chiuse” (ma al lavoro per preparare il Conclave) lascia abbastanza stupefatti, ma ognuno deve essere preparato alla preghiera, al rispetto del fratello, alla ricerca della fonte di vita (proprio come ha fatto Ratzinger). Anche nelle messe domenicali nei prossimi giorni cambierà qualcosa: durante la preghiera universale non si pronuncerà la formula che fa riferimento al papa. Forse proprio in quell’istante il silenzio dirà tante parole nell’animo dei fedeli di tutto il mondo.