Colle: Bersani, uno su quattro ha tradito. Napolitano dice sì a bis. Grillo grida al golpe


ROMA - Giorgio Napolitano supera il quorum dei 504 voti, venendo così rieletto Capo dello Stato, e scatta la standing ovation dell'Aula della Camera dove il Parlamento e’ riunito in seduta comune. A non alzarsi solo il M5S. Un lunghissimo applauso dall'emiciclo, mentre a piazza di Montecitorio la piazza M5s ha cominciato a fischiare. IN AULA CORI CONTRO M5S, BUFFONI BUFFONI - "Buffoni, buffoni": alcuni Grandi elettori così si sono rivolti agli esponenti del M5S che sono rimasti seduti senza applaudire durante la standing ovation dell'Aula della Camera per la rielezione del Capo dello Stato. In corso, nell'Aula della Camera, la sesta votazione per l'elezione del Capo dello Stato. Attesa la rielezione dell'attuale Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nome sul quale convergono Pd, Pdl, Scelta civica e Lega. I grandi elettori di Sinistra e libertà hanno deciso di confermare il loro voto a Stefano Rodotà e non convergere su Giorgio Napolitano. Sel conta su 45 grandi elettori. "Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. E' in atto un colpo di Stato. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale". Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog. "Voci di palazzo accreditano Napolitano eletto al sesto scrutinio e Giuliano Amato presidente del Consiglio. I partiti hanno suonato il de profundis del Paese". Lo scrive su Fb la capogruppo alla Camera del M5S Roberta Lombardi che continua: "Napolitano bis? ottimo per un paese che non sa e non vuole scegliere".


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"Il M5S da solo non può però cambiare il Paese. E' necessaria una mobilitazione popolare. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario. Dobbiamo essere milioni. Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese". Lo scrive Beppe Grillo sul suo blog.
NAPOLITANO, OK A BIS -"Nella consapevolezza delle ragioni che mi sono state rappresentate, e nel rispetto delle personalità finora sottopostesi al voto per l'elezione del nuovo Capo dello Stato, ritengo di dover offrire la disponibilità che mi è stata richiesta": così Giorgio Napolitano in una nota.

"Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un'assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità". E' quanto chiede alle forze politiche Napolitano, in una nota diffusa dal Quirinale.

"Naturalmente, - prosegue il Capo dello Stato - nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell'elezione del Presidente della Repubblica". "Abbiamo incontrato Giorgio Napolitano. Gli abbiamo chiesto la disponibilità a rimanere. Ci ha risposto che ci darà una risposta entro le 13.30". Così il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi (Pd) su Facebook.

Dopo che il Pd ha chiesto la disponibilità di Giorgio Napolitano ad un nuovo mandato e le forze politiche stanno reagendo positivamente all'idea, il capo dello Stato avrebbe chiesto delle garanzie forti per avviare una riflessione personale. Fonti parlamentari confermano che Pier Luigi Bersani ha chiesto la disponibilità del presidente a fare un ulteriore sforzo per tirare fuori la politica dal gravissimo stallo in cui è finita. Napolitano non avrebbe chiuso la porta ma avrebbe chiesto una serie di garanzie: prima fra tutte che l'accordo tra le forze politiche non sia limitato al solo suo nome ma sia legato a doppio filo ad una intesa sul prossimo governo. Un'intesa definita in via preliminare.

Fonti del Pd in particolare spiegano che il presidente non può in alcun caso essere messo nella situazione di dover riaprire consultazioni al buio con il rischio di sentirsi riproporre i veti di poche settimane fa. Fonti del centrodestra invece sottolineano come la difficoltà principale sia proprio la spaccatura del Pd e le conseguenti incognite nel segreto dell'urna. Fonti centriste riferiscono che Napolitano sarebbe ancora "molto incerto" e che Mario Monti cercherà di convincerlo ma confidano che, ove vi fosse un'intesa, si potrebbe partire chiudere già oggi la partita con il vote del pomeriggio per iniziare a lavorare da lunedì a quella del Governo.

Pier Luigi Bersani alla fine "molla". Dopo una giornata al cardiopalma, il segretario pd ha annunciato le sue dimissioni che saranno operative subito dopo l'elezione del capo dello Stato. "Uno su quattro di noi ha tradito. Per me e' inaccettabile", ha detto Bersani all'assemblea del Pd. "Abbiamo preso una persona, Romano Prodi, fondatore dell'Ulivo, ex presidente del Consiglio, inviato in Mali e lo abbiamo messo in queste condizioni".

"L'assemblea e' fatta di dirigenti che oggi hanno preferito l'ovazione e l'unanimita', poi uno su quattro di noi qui ha tradito. Prodi ha rinunciato, lo capisco, io non posso accettare quello che e' successo e oggi il Pd impedisce una soluzione per il Quirinale. Con tutta la disponibilita' e la responsabilita', per me e' troppo. Ci sono state in alcuni pulsioni a distruggere senza rimedio. Spero che la mia decisione serva ad arrivare ad un'assunzione di responsabilita'", ha sottolineato. "Continuero' a dare una mano. I capigruppo con me devono da subito contattare le altre forze politiche per trovare una soluzione definitiva sul Quirinale. Noi da soli il Presidente della Repubblica non lo facciamo", ha assicurato.

Un terremoto dalle dimensioni epocali nel Partito Democratico. Pierluigi Bersani si dimettera' da segretario dal momento in cui sarà eletto il nuovo presidente della Repubblica. Lo ha annunciato all'assemblea dei grandi elettori del PD.

PRODI, NON CI SONO PIU' CONDIZIONI - ''Oggi mi è stato offerto un compito che molto mi onorava anche se non faceva parte dei programmi della mia vita. Ringrazio coloro che mi hanno ritenuto degno di questo incarico. Il risultato del voto e la dinamica che è alle sue spalle mi inducono a ritenere che non ci siano più le condizioni. Ritorno dunque serenamente ai programmi della mia vita. Chi mi ha portato a questa decisione deve farsi carico delle sue responsabilita'. Io non posso che prenderne atto''.Questa la dichiarazione con la quale Romano Prodi rinuncia alla candidatura al Quirinale.

Romano Prodi non raggiunge il quorum per l'elezione al Colle. Quando lo spoglio è ancora in corso il numero dei voti che non sono andati a Prodi hanno superato quota 231, oltre la quale Prodi (considerando anche le assenze del centrodestra) non può più raggiungere i 504 voti per l'elezione. Romano Prodi ha ricevuto alla IV votazione per l'elezione del Presidente della Repubblica 395 voti, molto al di sotto del quorum richiesto di 504. I voti del centrosinistra sommati sono di 498 anche in considerazione del fatto che i presidenti di Camera e Senato non votano.

Massimo D'Alema raggiunge quota 11 voti durante lo scrutinio della quarta votazione per l'elezione del presidente della Repubblica e il Pdl festeggia applaudendo e alludendo al fatto che l'elezione di Prodi, che corre sul filo dei 504 voti, diventa più difficile. Pronto il richiamo della presidente di Montecitorio, che sta procedendo allo scrutinio: "E' in corso lo spoglio...". "Ehhh....", rispondono di rimando dal Pdl. "Possiamo continuare?", insiste Boldrini.

"Sì!". Allora, "grazie". Settantotto voti sono andati al ministro dell'interno Annamaria Cancellieri, candidato di Scelta Civica che poteva contare su 69 voti. Stefano Rodotà ha avuto 213 voti, i parlamentari del M5s sono 163.

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