Come la Salina può diventare di Margherita di Savoia, Antonella Cusmai ne discute con tre ospiti illustri

MARGHERITA DI SAVOIA (BT) - “Considerando che Margherita nasce in funzione delle proprie saline e che la nostra comunità è strettamente connessa e dipendente dal territorio salinaro, è possibile che, ancora oggi, alla luce della legge sul federalismo demaniale, chi gestisce la salina debba pagare un canone di concessione al Demanio e non al Comune?”. È la domanda principale che Antonella Cusmai, nel corso dell’incontro-dibattito intitolato “Salina e Demanio”, tenutosi ieri sera al Comitato elettorale #Ricominciamodanoi, ha posto agli autorevoli ospiti: Vincenzo Caputi Jambrenghi e Ugo Patroni Griffi, rispettivamente ordinari di Diritto Amministrativo e Diritto Commerciale all’Università di Bari, e Nicola Scattarelli, Avvocato distrettuale di Bari dell’Avvocatura dello Stato.

“Atisale paga circa 700mila euro all’anno al Demanio”, ha puntualizzato il candidato sindaco di Margherita di Savoia sostenuto da Partito Democratico, Sel e dai movimenti “Liberi di”, “Avocetta” e “Primavera salinara”. “Una cifra simile potrebbe far molto comodo ad un Comune come il nostro, vicino al predissesto, per evitare di incidere pesantemente sul carico tributario che grava sui cittadini e per erogare maggiori servizi”.

“Innanzitutto bisogna distinguere tra zona vincolata della riserva naturale”, ha specificato l’Avv. Nicola Scattarelli, del Distretto della Corte di Appello di Bari, “che non potrà mai essere dismessa dallo Stato perché non oggetto della legge sul federalismo demaniale, e compendio industriale e produttivo. Quest’ultimo, non essendoci più il monopolio, può essere gestito da terzi e nulla vieterebbe allo Stato di cedere questa parte di salina in ottica di federalismo demaniale. Tuttavia è molto difficile che lo Stato possa rinunciare a cuor leggero ad un cespite, soprattutto  in questo periodo di crisi economica. Per far il modo che la salina venga inserita nella lista dei beni da dismettere ci devono essere dei validi motivi. In quest’ottica toccherebbe ai Comuni interessati realizzare un piano di valorizzazione per invogliare lo Stato a decidere di dismettere il bene e cederlo agli enti locali. Tutto questo”, ha concluso l’Avvocato distrettuale di Bari dell’Avvocatura dello Stato, “quando scade la concessione attualmente in vigore, impossibile da revocare a meno che non sussistano gravi inadempimenti dal parte del concessionario”.

“Il decreto legislativo sul federalismo demaniale, n. 85 del 28 maggio 2010, apre scenari importanti poiché trasferisce beni statali, a titolo non oneroso, a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni, precisando che gli enti territoriali cui sono attribuiti i beni sono tenuti a garantirne la massima valorizzazione funzionale”, ha spiegato il prof. Vincenzo Caputi Jambrenghi. “Nel caso in cui la legge si dovesse sbloccare, per la salina, fatta eccezione per la riserva naturale, si potrebbero aprire prospettive molto interessanti. Il bene sarebbe trasferito ai comuni, che a loro volta dovrebbero garantirne la valorizzazione. Penso, per esempio, ad un progetto che, convivendo con la produzione, favorisca l’incentivazione del turismo culturale e generi profitto. Se invece non si dovesse riaprire la legge”, ha terminato l’ordinario di Diritto Commerciale all’Università di Bari, “non resterebbe che trattare con il concessionario per trovare una forma di accordo per arrivare fino alla scadenza della concessione”.

In apertura il prof. Ugo Patroni Griffi aveva parlato di gestione pubblica e gestione privata. “Un metodo che sta funzionando molto ultimamente è quello della società mista in cui il Comune partecipante però non pretenda, come accadeva in passato, di esercitare i poteri di gestione e di determinare le scelte economiche dell’ente. Una società mista in cui, indipendentemente dal fatto che l’ente pubblico abbia la maggioranza o la minoranza del capitale, il Comune ha fini di controllo e il vantaggio di godere di flussi finanziari nel tempo, nel caso in cui l’impresa renda. Non è sempre utile dismettere. Costringere gli enti a vendere in un periodo di recessione può significare svendere e quindi depauperare della ricchezza collettiva. È giusto valorizzare, rendere efficiente. E questo si può fare”, ha concluso il docente di Diritto Amministrativo all’Università di Bari, “con un progetto che coniuga la proprietà pubblica a quella privata, con la possibilità per l’ente di condividere il ritorno economico, affidando al privato, che ha maggiore interesse ed è più preparato in tal senso, la gestione corrente dell’attività”. Così in una nota l'ufficio stampa del candidato sindaco di margherita di Savoia Antonella Cusmai.