FRANCAVILLA FONTANA (BR) - I cunti dei nonni, degli avi del Salento insieme ai piatti e ai sapori di un tempo aspettano di essere imbanditi sulla tavola dei fortunati ospiti della Masseria Triticum a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi. Ci sarà , infatti, una cena-spettacolo martedì 30 aprile, vigilia del 1° maggio, a partire dalle 21. Si tratta di un evento teatral-culinario organizzato dalla titolare, Graziana Loparco, insieme all’attore “contacunti” Giuseppe Vitale e al cuoco Dino Di Levrano. Ci sarà un menu fisso a 25 euro, con posti limitati che è possibile prenotare chiamando il 333 3338202. La masseria si trova a Francavilla Fontana sulla strada vecchia per Ceglie Messapica al km 3,5. Venendo da Brindisi o da Taranto, la si può raggiungere dalla statale 7 Brindisi-Taranto. Occorre prendere l'uscita per Ceglie Messapica e poi prima del passaggio a livello, dove già si incontra la segnaletica per la masseria, svoltare a destra. È un’occasione unica per rivivere le antiche culture sia alimentare sia orale del territorio. L’invito è dunque quello di mangiare delle storie e farsi raccontare dei piatti, una sinestesia delle due esperienze preparata con cura e già rodata in precedenti appuntamenti tenuti nella vicina Oria, presso il ristorante Alla Corte di Hyria.
Questa volta teatro di questo vero e proprio avvenimento sarà un posto chiamato “Triticum” dal latino terere (tritare). I cunti, i culacchi (racconti brevi satirici), le filastrocche, le giullarate (pezzi recitati dai giullari medievali) dell’attore Vitale sono storie macerate nel tempo, spezzettate, tramandate oralmente e quindi anch’esse in un certo senso tritate, frantumate come il grano che ancora oggi si coltiva nella zona. Sono sinonimo di lavoro, di fatica ma anche di festa. Questa era infatti conosciuta dal XVIII secolo come “la masseria di lu diviertimentu” (del divertimento) per le feste e i banchetti che si tenevano. Oggi è nota come azienda agricola, masseria didattica e agriturismo. Nel sito web della struttura si legge che è una sorta di laboratorio all'aperto che, durante tutto l'anno, ospita numerose scolaresche pugliesi in coinvolgenti percorsi di conoscenza a stretto contatto con la natura.
Cunti e culacchi hanno riferimenti molto frequenti all’alimentazione, alla sua mancanza o all’accumulo di cibo che taluni, nobili e ordini religiosi più grandi, potevano permettersi. Questo tipo di distribuzione comportava, nei secoli passati, delle ingiustizie che sono il vero e proprio cuore delle vicende raccontate. Raccogliendo ed elaborando questi riferimenti Dino Di Levrano, il cuoco, con grande perizia, propone un menu che accompagna, anticipa o posticipa alcuni appuntamenti narrativi. Ne nasce un’esperienza che coinvolge tutti e cinque i sensi dei commensali, oltre a intelletto e cuore. L’obiettivo è proprio quello di dar vita ad una macchina del tempo che ci riporta ai cicli dei lavori e delle feste del meridione. Anche perché Giuseppe Vitale, il “contacunti”, impiegherà delle tecniche giullaresche, in modo non troppo diverso da come facevano gli attori intorno all’anno mille, epoca in cui il teatro era bandito dalla chiesa e soltanto i giullari riuscirono a tenerne accesa la tradizione.