BARI. “I tour-blitz, con tanto di addetto stampa al seguito, dell'assessore regionale alle politiche della salute, Elena Gentile, toccano direttamente le macerie della sanità pugliese, con le tappe al Di Venere di Carbonara e allo Jaia di Conversano, due ex centri di eccellenza letteralmente smantellati da un piano di riordino pur necessario che perà appare sempre più sciagurato nelle modalità con cui è stato portato avanti. Naturalmente speriamo di non leggere resoconti autocelebrativi, con al massimo un sacco di immondizia posizionato male e qualche mattonella rotta. A Conversano del resto c'è stato un vero e proprio baratto che non ha considerato in alcun modo il bacino di utenza e la vocazione turistica della zona e dove è stato chiesto ai cittadini di sacrificare un ospedale ospedale moderno, in cambio di un poliambulatorio che tra l'altro, al momento, esiste solo sulla carta. Un baratto tanto più odioso e insopportabile in quanto “condito” dall'ennesimo caso di spreco di risorse pubbliche.
All'ospedale “Jaia” infatti negli ultimi anni sono stati effettuati lavori di ammodernamento e ristrutturazione per oltre sette milioni di euro.
Da Conversano a Bari-Carbonara, dove c'era una volta un ospedale a misura di ammalato, centro di eccellenza e punto di riferimento per gran parte del territorio regionale, a struttura fantasma. Nella visita al Di Venere è consigliabile indossare il caschetto protettivo dal momento che solo ieri, è crollata una contro soffittatura nel tunnel che Vendola battezzò “della vergogna” e che nonostante gli ultimi lavori ammodernamento è rimasto tale.
Naturalmente per i manager Asl la colpa è del personale che “getta di tutto”
nei bagni. In realtà ai manager la Gentile dovrebbe chiedere il perché della “triste” storia di un ospedale un tempo importante: il “Di Venere” di Carbonara è passato da 800 posti letto nel 1998, ai 550 del 2005, in un percorso senza fine verso il baratro. Nel 2010 erano 311 i posti letto, scesi a 266 nel 2011 fino ai 170 posti letto di oggi. Al “Di Venere” mancano 8 primari; sono stati chiusi o notevolmente ridotti i servizi di medicina sociale, geriatria e psichiatria, accorpate chirurgia d'urgenza e chirurgia generale, dermatologia.
Ridotte ai minimi termini ginecologia e neurochirurgia (punti di riferimento per i pazienti di tutta la Puglia), fisiopatologia respiratoria e pediatria.
L'Anatomia patologica è ormai stata smantellata con gravi disagi per i pazienti. Le sale operatorie, nuove di zecca, alla fine di questo sistematico processo distruttivo saranno con ogni probabilità del tutto inutili, in un percorso che più che virtuoso appare segnato da intenti ben precisi: smontare pezzo per pezzo uno dei gioielli locali della sanità”.
A riferirlo in una nota il consigliere regionale del Pdl Massimo Cassano.
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