Ilva: "Chiudetela, ci sta uccidendo"
TARANTO. Mentre la Corte Costituzionale vaglia in queste ore il decreto 'salva Ilva', un gruppo di tarantini si e' raccolto di fronte a Montecitorio 'armato' di fischietti, megafoni e manifesti. Chiedono "verita' per Taranto" e si appellano anche al pontefice: "Papa Francesco - si legge in un cartello con tanto di foto di Borgoglio - a Taranto ci hanno rubato la speranza". Gridano "assassini, assassini", contro le forze politiche e il governo rei di una "legge vergogna" che viola "ben 17 articoli della Costituzione riguardanti principi come il diritto alla salute, l'indipendenza della magistratura e l'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge".
Per questo, chiedono che la fabbrica che "sta uccidendo" la citta' chiuda i battenti, "perche' i nostri bambini - racconta Simona, una delle attiviste 'anti-Ilva - nascono col piombo nel sangue e il tumore e' un incubo con cui facciamo i conti ogni giorno". "Lotteremo fino a quando - hanno scritto su uno striscione che promette battaglia - l'Ilva non chiudera'".
"Noi non siamo ambientalisti - puntualizza Simona, una delle piu' 'agguerrite' manifestanti in piazza - ma quella fabbrica inquina e non e' in alcuno modo ecocompatibile. Vogliamo alternative per la nostra citta'. Abbiamo l'Ilva, discariche, inceneritori e fabbriche su fabbriche - spiega - abbiamo gia' dato abbastanza per il Pil del Paese, morti compresi. Vogliamo un'altra economia, fatta di turismo, agricolture, industrie verdi. Ci stiamo battendo per la sopravvivenza, e' in atto un genocidio contro Taranto e i suoi abitanti". Da qui la richiesta, scandita con cori e scritta sui manifesti: chiusura dell'Ilva e abrogazione del decreto 'salva azienda', "una legge vergogna".