Francesco Greco. Invece di chiedere sempre più energia, necessaria a un modello di sviluppo fondato sullo spreco strutturale, aggressivo e devastante per l’ambiente, irriproducibile, non sarebbe meglio rimodulare la propria quotidianità su format diversi, alternativi, con consumi più sostenibili, quasi spartani? L’umanità ha sempre più “fame” di energia, è un’ubriacatura collettiva – almeno nei Paesi cosiddetti sviluppati e anche in quelli emergenti (Cina, Brasile, Russia, ecc.) – ma c’è l’impressione diffusa che ci si sta infilando in un tunnel cieco. Per cui, adottare stili di vita esattamente all’opposto dell’attuale tendenza “energivora” non pare un’opzione quanto un passaggio obbligato ove si intenda dare un minimo di prospettiva a se stessi e alle future generazioni a cui non si può negare il diritto a vivere in armonia con la natura né negare la bellezza che si è avuta in dono.
Occorre dunque un’inversione di tendenza, una “rivoluzione” dal basso, dalla base della piramide che adotti una nuova filosofia di vita, rispettosa della natura e le sue non infinite risorse. Un’assunzione di responsabilità diretta in un mondo sempre più povero di materie prime, con 7 miliardi di inquilini che consumano energia, risorse e inquinano senza criterio. Non ha più senso chiedere piani di salvezza e strategie virtuose ai governi, che forse hanno le idee più confuse delle nostre e sono vittime, ostaggi di condizionamenti lobbystici planetari, e che comunque ci hanno condotti sin qui, a un passo dal baratro. Il futuro è già qui, e deve essere l’uomo a salvare se stesso cominciando dalle proprie abitudini: il led del televisore, la lavatrice col cestello pieno e nelle ore più adatte, lampade a basso consumo, riscrivere le “case-colabrodo”, ecc.
Tutti questi input e altri ancora nel bel saggio di Luca Mercalli, “Prepariamoci” (un piano per salvarci / a vivere in un mondo con meno risorse, meno energia, meno abbondanza ma forse più felicità), Chiarelettere, Milano 2013, pp. 224, € 14, in questi giorni riproposto in una nuova edizione: cosa vuol dire? “Che non c’è nulla di nuovo – osserva il climatologo di livello mondiale – è proprio questo il messaggio: a quasi due anni dalla prima uscita, il libro riesce sempre attuale alla luce della crisi, contro la quale si pone come manuale di pronto intervento per cavarsela al meglio e non finire come nel frattempo ha fatto la Grecia: un ottimo esempio di quanto ci potrebbe capitare se non ci <prepariamo>…’”.
Il pregio dell’analisi dello scienziato torinese è di rimanere, come dire, terra-terra, di porgere al lettore non solo tutta la sua viva preoccupazione per uno status-quo delirante e irrazionale, ma anche nel coinvolgerlo, responsabilizzarlo, nella consapevolezza che le parole della politica ormai si sono suicidate e tocca all’individuo farsi carico di una svolta culturale non più rinviabile, nella drammatica certezza che “la rovina è rapida” (Seneca, “Lettere a Lucilio”).
Mercalli si tiene lontano dalla facile retorica, la propaganda, ma anche dal terrorismo psicologico da apocalisse in progress che pure impregna ampi settori della cultura ambientalista, o sedicente tale, suggerendoci che i voli pindarici alla “vogliamo tutto e subito” e l’approccio fondamentalista non sono altro che un modo di “evadere” il reale, di fuga verso orizzonti in definitiva autolesionistici, perché portatori di una visione parolaia e colma di pregiudizi che non farebbe che cristallizzare la tematica e tendere alla deresponsabilizzazione. Lo studioso ci fa capire che le rivoluzioni più radicali sono quelle messe in atto dall’individuo attraverso i suoi comportamenti virtuosi, portatori di una duplice valenza: riduce l’impatto sull’ambiente e fa risparmiare sulle bollette. Non solo, ma anche che un rapporto virtuoso fra l’uomo e l’ambiente non è più un’opzione possibile, ma la sola scelta praticabile senza se e senza ma, “volenti o nolenti, siamo tutti ambientalisti perché il problema ambientale riguarda tutti!”.
Il bel saggio si regge anche un intrigante quanto efficace atout intellettuale: attraverso una serie di aforismi e frasi celebri (da Groucho Marx a Dario Fo, e Tolstoj, Schopenhauer, Bauman, Kofi Annan), scuote coscienze troppo intorpidite e dà una scossa a sensibilità annacquate, pronte a sollevarsi nell’emergenza, e che pure non si rendono conto che essa è già qui, ci siamo dentro e ci suggerisce che è bene muoversi per tempo riscrivendo i format di una nuova cultura fondata su un rispetto non accademico per la natura, nella coscienza che limitando il suo egoismo l’uomo non fa altro che rispettare se stesso e i suoi figli a cui non può sottrarre con arroganza il diritto alla bellezza del mondo (di cui, come diceva Marguerite Yourcenar, siamo tutti “responsabili”) e in definitiva alla felicità. Dando così di nuovo ragione alla scrittrice delle “Memorie di Adriano”: “Diciamo piuttosto che non riformeremo il mondo, ma almeno noi stessi che, dopotutto, siamo una piccola parte del mondo; e che ciascuno di noi ha sul mondo più potere di quanto non immaginiamo…”.
Letti avidamente i 10 Comandamenti per il XXI secolo (“Non inquinare”, “Non sprecare”, “Non cementificare”, ecc.), preso nota delle otto “r” del filosofo della decrescita Serge Latouche e incuriositi dall’inedita chiave semantica con cui l’editorialista del “New York Times” Thomas Friedman spiega la crisi del 2008 (“Madre Natura e il mercato hanno detto: <Basta così>”), sfogli l’ultima pagina e senti che Mercalli, con la sua autorevolezza scientifica (questo è il 4o libro sul tema, edito da Einaudi e Rizzoli, presiede la Società Metereologica Italiana, dirige la rivista “Nimbus”, è ospite fisso del programma di Rai3 “Che tempo che fa”, cura la rubrica di metereologia per “La Stampa”) e la sincera passione da cui è permeata, dice proprio a te che hai avuto la buona sorte di leggerlo: Meditate, anzi, meditiamo, gente, meditiamo, e soprattutto “prepariamoci”…