di Vittorio Polito.
In occasione della Esposizione Universale di Parigi del 1900, l’Amministrazione Provinciale di Bari fece preparare una poderosa opera in tre volumi: «La Terra di Bari sotto l’aspetto storico, economico e naturale». Data l’importanza, l’esclusività e l’attualità della pubblicazione, la Levante Editori di Bari, nel centenario della Regia Scuola Superiore di Commercio di Bari e nel Bicentenario Murattiano, ha voluto riproporre il testo, eseguendo la riproduzione anastatica dell’opera in soli 120 esemplari numerati, corredandola anche di tabelle, quadri e grafici, per meglio illustrare i contenuti e gli argomenti della pubblicazione. Un dotto saggio introduttivo di Giuseppe Poli certifica la valenza dell’opera ancora ai nostri giorni.
Certamente una iniziativa editoriale di prestigio, finalizzata anche a sottolineare il lungo cammino percorso dalla Facoltà di Economia e Commercio della Università Barese, erede diretta della predetta Scuola Superiore di Commercio.
L’opera, che si è avvalsa della collaborazione di insigni studiosi dell’epoca, alcuni docenti della nostra Università, tratta molti argomenti tutti legati alla nostra terra: dal saggio di storia del commercio, alla storia dell’arte in Puglia, dal diritto consuetudinario della terra di Bari, alla storia della crisi economica della Puglia (1887-1897). La pubblicazione tratta anche del movimento commerciale, delle materie prime e delle industrie della nostra provincia, del movimento della navigazione e delle merci nei nostri porti, dell’industria della pesca, dello stato finanziario della Provincia e dei Comuni, della geomorfologia, della flora e dei materiali per una fauna barese per finire con l’agricoltura e l’economia agraria della provincia di Bari. Un saggio di bibliografia a cura di Carlo Massa completa il tutto.
Prestigiosi gli autori dei saggi: Francesco Carabellese, Nicola Modugno, Vito Giustiniani, Sabino Fiorese, Francesco Canzoneri, Sallustio Marchi, Benedetto Lorusso, Carlo Massa, Pietro Rigobon, Francesco Virgilio, Alfonso Palanza, Vincenzo De Romita e Oreste Bordiga.
La pubblicazione fu decisa su espressa deliberazione del Consiglio Provinciale di Bari per
presentarla all’Esposizione Universale di Parigi, dedicata alla «Valutazione di un secolo», come bilancio del «lungo» Ottocento. Era l’occasione per promuovere davanti ad una platea mondiale l’immagine di uno Stato mostrandone i successi e i traguardi conseguiti in campo economico e valutarne indirettamente la rilevanza politica. Sullo sfondo di un secolo che aveva conosciuto notevoli cambiamenti, gli studi si propongono come una sorta di inventario di quanto allora fu fatto in Puglia per promuovere il suo sviluppo.
Sabino Fiorese, valente studioso nativo di Grumo Appula e dotato di una profonda conoscenza del mondo rurale di cui aveva dato testimonianza pubblicando «Il contadino di Terra di Bari nel 1878», descrisse il clima di quegli anni di fine secolo: la frenesia della corsa alla vite, causata dalla caduta dei prezzi del grano, o la generalizzata riconversione produttiva che coinvolse quasi tutte le specie colturali; le speranze dei produttori e la disillusione determinata dalla sovrapproduzione vitivinicola, messa a dura prova dalla politica economica adottata successivamente dal governo.
Inizialmente furono anni di favorevoli opportunità per tutti con una diffusa espansione delle attività economiche e ripercussioni positive anche per le banche. La creazione di cooperative di credito e la diffusione dei contratti di anticresi concorsero, inoltre, a ridurre il fenomeno dell’usura. A consolidare quella congiuntura contribuì persino il sistema degli affitti fondiari, incentrato sui contratti di miglioria che - secondo Fiorese - rappresentavano forme di larvata cooperazione tra contadini e proprietari. In un breve volgere di tempo si verificò una netta inversione di tendenza che l’Autore analizza con appassionata partecipazione, evidenziando le responsabilità e gli errori della politica allora inaugurata dal governo. (Passano i secoli, ma i problemi sembrano essere sempre gli stessi!).
A leggere con attenzione i vari contributi, distribuiti nei volumi, è possibile constatare lo stato di estrema precarietà che permaneva ai livelli più bassi della scala sociale. Le vicende e le pur profonde trasformazioni ottocentesche resero più instabili le condizioni degli strati contadini, esposti a forme di proletarizzazione sempre più accentuate ed a crescenti difficoltà quotidiane. Da questi problemi scaturirà la tragedia dell’emigrazione che, proprio a partire degli ultimi decenni del secolo, segnerà profondamente la società italiana e meridionale.
Risulta evidente la rilevanza di un’opera del genere che, a distanza di un secolo dalla sua prima apparizione e di oltre venticinque anni dalla precedente ristampa, ci porta a dedurre che forse, studiando con passione e competenza il passato, si possa ricavare qualcosa di buono per il presente ed il futuro.
A titolo di mera curiosità mi piace segnalare che nei volumi si possa leggere il numero dei condannati dalle Corti di Assise dell’epoca (1889) a seconda delle loro professioni. Notiamo, ad esempio, tra capitalisti, benestanti e pensionati: 1 condannato; professioni liberali, belle arti e impieghi: 10; sacerdoti e ministri di culto: 1; il maggior numero di condannati si rileva tra contadini, pastori e boscaioli: 181; mentre non compare nessun reo tra i militari di esercito e marina.
Curiosità per curiosità mi piace ricordare, con affetto e stima, che dei tre volumi mi parlava sempre il cantore di Bari Vito Maurogiovanni – certamente lui disponeva di una copia del 1986 – ed io proprio pensando al suo ‘masterpeace’ “Come eravamo” ho sempre in mente che Gianni Cavalli, fedele amico più che editore del nostro Vito, chiudeva il suo intervento alla fine del libro con una frase che mi ha sempre affascinato: «Si può leggere l’avvenire, scrutando e studiando il passato». Di mio, dall’alto dei miei molti lustri, posso solo confermare che, con una serie di piccole azioni e atti, si possono raggiungere significativi risultati, a patto che si abbia volontà.
I tre volumi e la loro custodia si avvalgono di copertine, risguardi e immagini create dalla fantasia e dall’arte del maestro Carlo Fusca.