di Marco Masciopinto
Ergastolo. Con l’ultima sentenza dei giudici di Taranto si chiude il primo capitolo del processo per l’uccisione della piccola Sarah Scazzi, avvenuta in un caldo pomeriggio del 26 agosto 2010.
+ Zio Michele, Cosima e Sabrina innocenti
La decisione della Corte di Assise di Taranto si è fatta attendere dopo quattro ore di camera di consiglio. Cosima Serrano e Sabrina Misseri restano in cella: la Corte ha condannato anche Michele Misseri, a 8 anni di reclusione e risarcimento dei danni alla famiglia Scazzi, da stabilire in diversa sede.
Al termine della sentenza, silenzi ma anche applausi e sorrisi per quella giustizia finalmente arrivata. Tristezza e rabbia invece, sul volto di Sabrina, la cugina a cui Sarah era molto legata. All’uscita dall’aula che la riporta in cella, una mano le copre il viso dopo l’amara decisione della Corte, che ha condannato lei e la mamma Cosima ad una pena dura e forse anche aspettata.
Entrambe con una cascata di capelli lunghi, magre e con volti sofferenti, della ragazza che alle telecamere si mostrava spavalda e decisa nelle ricerche della piccola cugina, adesso appare completamente diversa, con una pena sulle spalle da scontare e la fedina penale di assassina.
‘’Speravo in questo, chi uccide merita l’ergastolo’’. Commenta così mamma Concetta, dove appare soddisfatta, dall’inizio di questo terribile inferno, in cui ha mostrato una tale forza e allo stesso tempo un dolore atroce da affrontare e che porterà con sé per sempre. Ma Concetta non si dice vittoriosa, questa per lei è una partenza per arrivare al traguardo.
Tutti si chiedono: ma il paese di Avetrana come avrà reagito? Dopo 42 giorni di ricerche, menzogne, lacrime, il paese dedica alla piccola Sarah Scazzi solo indifferenza. Si pensa ai preparativi per la festa patronale, il ricordo è svanito dopo la proclamazione dell’ultima sentenza. Chi non dimenticherà la 15enne Sarah che amava sognare ed essere felice, come qualsiasi ragazzina della sua età , saranno i suoi cari, che hanno combattuto in aula fino all’ultimo, pur di farle giustizia, arrivata meritatamente grazie anche al grande lavoro e il sostegno umano degli avvocati della famiglia Scazzi, che hanno seguito con cura e apprensione a questo caso.