FOGGIA.
Le notizie di stampa che da diverso tempo pongono all’attenzione della pubblica opinione la contrapposizione tra gli ospedali di San Severo e di Lucera obbediscono ad una logica di campanile che non ha ragione alcuna di essere, in quanto lontana dai temi da porre nelle agende delle rispettive amministrazioni locali: rivendicare la struttura per meri interessi egoistici, ignorando completamente la qualità, non costituisce il tema principale di una disputa assurda.
D’altra parte le scarse risorse finanziarie oggi obbligano ad una scelta di campo assoluta che riguarda la decisione di mutare radicalmente prospettiva sulla inusitata e costosa prassi del ricovero a tutti i costi: l’utenza deve ottenere il massimo di assistenza e cure cercando di evitare in maniera prioritaria la costosa consuetudine del ricovero in ospedale!
In tale nuova ed improrogabile visione, con il coinvolgimento di soggetti altamente qualificati, è stata predisposta una ipotesi di revisione in radice del sistema sanitario attuale, prevedendo (oserei dire finalmente), quale figura centrale quella del medico di base, risorsa da sempre male utilizzata e spesso inspiegabilmente frustrata.
Oggi è assolutamente indilazionabile privilegiare il medico di famiglia, il quale assolve non solo al ruolo di elemento indispensabile (“di base”, appunto) del sistema sanità, ma rappresenta - per gli assistiti - l’amico, il fiduciario e il consulente di famiglia per tutte le problematiche che riguardano le questioni mediche: la funzione del medico di base deve essere rivalutata ed incoraggiata in tutti i modi e in tutte le sedi, perché soggetto utile ed irrinunciabile per operare una vera e significativa revisione dell’intero sistema.
Tale concetto consente di evitare che si continui con rivendicazioni di presenze territoriali, dovendo mirare invece alla creazione di veri centri di eccellenza, sostenendo e rilanciando quelli che pure esistono nel nostro territorio: per questo motivo, non certamente per sterile campanilismo, il reparto di eccellenza rappresentato dalla cardiologia di San Severo deve essere potenziato ed accentrato, per continuare ad essere riferimento delle popolazioni del nord tavoliere.
In tal modo la celerità dell’intervento, l’eccellenza del servizio e la polivalenza del reparto permetterebbe anche al 118 di poter veicolare l’utenza presso un reparto assolutamente pronto ad affrontare ogni emergenza grazie a personale e macchinari di indiscutibile livello.
Il trasferimento del poliambulatorio nel presidio di Lucera (cosa già avvenuta con il trasferimento del poliambulatorio nell’ospedale di San Severo), inoltre, comporta solo vantaggi per gli assistiti e per i soggetti bisognosi, con evidente razionalizzazione dei servizi, abbattimento della spesa, minori disagi per gli utenti.
L’ammalato, il bisognoso, il sofferente e le famiglie di chi vive situazioni di disagio non può più essere visto come mezzo, ma deve diventare il fine ultimo del sistema, garantendo non interessi economici specifici e personali che nulla hanno in comune con la salute del cittadino.
D’altra parte, a breve, con questo nuovo tipo di sanità del territorio anche gli altri ospedali territoriali sono destinati ad essere riconvertiti perché l’obiettivo è quello – come detto - di limitare i ricoveri ospedalieri e garantire il benessere del malato: la presenza dell’ospedale sotto casa non è più tollerabile perché gli sprechi del passato hanno contribuito a causare il disastro finanziario dell’Italia.
D’altra parte non va dimenticato il fatto che le rivendicazioni campanilistiche decadono immediatamente quando il cittadino è costretto a raggiungere presidi fuori regione per la tutela e la salvaguardia della propria salute: invece di continuare a litigare in maniera sterile sulla presenza della struttura, è auspicabile una interconnessione di tutto il personale medico mirato ad assicurare un’assistenza altamente qualificata ed urgente.
Un invito finale riviene dalla volontà di non spaventare l’utenza, criminalizzare le istituzioni, aggredire i consiglieri regionali, ma di offrire la speranza ai cittadini che la classe politica dia concreta testimonianza di responsabilità: una classe dirigente non litiga per esigenze territoriali o di interessi specifici, ma – collaborando per il bene comune – trova le soluzioni per invertire la tendenza che ci ha portati sull’orlo del baratro, assicurando alla gente assistenza vera, qualificata e non da terzo mondo, azzerando le code interminabili per pagare il ticket o prenotare una visita.
Fatti, scelte e non polemiche per dare risposte concrete e responsabili.