BARI - “Era ora che qualcuno si ricordasse dell’emergenza sanitaria e ambientale di Taranto e ne evidenziasse le drammatiche criticità”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, ricorda come “da tempo, a tamburo battente, denunciamo la carenza di posti letto nella Sanità ionica. Il rapporto posti letto/abitanti, nella provincia, è il più basso della regione e tra i peggiori della penisola. Senza dimenticare l’insufficienza di organico in relazione all’emergenza sanitaria e ambientale che sta travolgendo Taranto. Eppure, la soluzione rivoluzionaria offerta dalla Regione è un faraonico ospedale, il San Cataldo, che sorgerà sulle ceneri del disastroso e prematuramente abortito progetto San Raffaele del Mediterraneo e che comunque vedrà la luce, nel migliore dei casi, fra otto anni, per giunta in aperta campagna, in una zona scomoda dal punto di vista della mobilità, praticamente inaccessibile e priva di ogni sorta di supporto infrastrutturale”.
“La denuncia di alcuni esponenti degli enti locali – prosegue Pugliese – rappresenta una buona notizia, che però arriva con colpevole ritardo. E’ bene rammentare come proprio gli enti locali siano stati protagonisti attivi nelle arcinote vicende ambientali e industriali tarantine, sottoscrivendo, peraltro, quel che oggi denunciano, ovvero il nulla più assoluto. I numeri parlano chiaro e non raccontano fandonie: per la bonifica dei territori, fino a prova contraria, sono disponibili pochi spiccioli, circa 300 milioni di euro, inutilizzabili a causa dei vincoli del patto di stabilità”.
“Come si può chiedere – si domanda Pugliese – un maggior coinvolgimento degli enti locali quando noi per primi ci siamo dovuti rivolgere alla Commissione Europea una volta preso atto dell’incapacità degli stessi enti di trovare soluzioni adeguate all’emergenza? Piuttosto che reclamare un ruolo, diano risposte concrete ai cittadini che chiedono a gran voce garanzie e tutele per la salute. Ad esempio, ci piacerebbe sapere che fine hanno fatto quei famosi 30 milioni di euro che la Regione Puglia aveva destinato alla Sanità tarantina”.
“E allora – chiosa Pugliese – ben vengano le denunce, a patto che, coerentemente, si proceda anche ad autodenunce o perlomeno a profondi esami di coscienza, giacché dallo scoppio del caso-Taranto nessuno ha mai mosso un dito. Nel frattempo, il tempo dei proclami è scaduto ed è scoccata l’ora dei fatti”.
Aldo Pugliese, Segretario Generale della UIL di Puglia, ricorda come “da tempo, a tamburo battente, denunciamo la carenza di posti letto nella Sanità ionica. Il rapporto posti letto/abitanti, nella provincia, è il più basso della regione e tra i peggiori della penisola. Senza dimenticare l’insufficienza di organico in relazione all’emergenza sanitaria e ambientale che sta travolgendo Taranto. Eppure, la soluzione rivoluzionaria offerta dalla Regione è un faraonico ospedale, il San Cataldo, che sorgerà sulle ceneri del disastroso e prematuramente abortito progetto San Raffaele del Mediterraneo e che comunque vedrà la luce, nel migliore dei casi, fra otto anni, per giunta in aperta campagna, in una zona scomoda dal punto di vista della mobilità, praticamente inaccessibile e priva di ogni sorta di supporto infrastrutturale”.
“La denuncia di alcuni esponenti degli enti locali – prosegue Pugliese – rappresenta una buona notizia, che però arriva con colpevole ritardo. E’ bene rammentare come proprio gli enti locali siano stati protagonisti attivi nelle arcinote vicende ambientali e industriali tarantine, sottoscrivendo, peraltro, quel che oggi denunciano, ovvero il nulla più assoluto. I numeri parlano chiaro e non raccontano fandonie: per la bonifica dei territori, fino a prova contraria, sono disponibili pochi spiccioli, circa 300 milioni di euro, inutilizzabili a causa dei vincoli del patto di stabilità”.
“Come si può chiedere – si domanda Pugliese – un maggior coinvolgimento degli enti locali quando noi per primi ci siamo dovuti rivolgere alla Commissione Europea una volta preso atto dell’incapacità degli stessi enti di trovare soluzioni adeguate all’emergenza? Piuttosto che reclamare un ruolo, diano risposte concrete ai cittadini che chiedono a gran voce garanzie e tutele per la salute. Ad esempio, ci piacerebbe sapere che fine hanno fatto quei famosi 30 milioni di euro che la Regione Puglia aveva destinato alla Sanità tarantina”.
“E allora – chiosa Pugliese – ben vengano le denunce, a patto che, coerentemente, si proceda anche ad autodenunce o perlomeno a profondi esami di coscienza, giacché dallo scoppio del caso-Taranto nessuno ha mai mosso un dito. Nel frattempo, il tempo dei proclami è scaduto ed è scoccata l’ora dei fatti”.